Il risultato delle ultime elezioni regionali è netto. La vittoria della coalizione al Governi è schiacciante, con entrambi i candidati Rocca nel Lazio e Fontana in Lombardia che staccano gli avversari di oltre 20 punti percentuali.
La conferma della Regione fortezza – la Lombardia sempre governata negli ultimi 30 anni – e la conquista per la prima volta del Lazio, portano il centrodestra oggi a governare in ben 15 Regioni su 19. Al Sotto centrosinistra restano le due grandi realtà del Sud Puglia e Campania, e le roccaforti: Emilia–Romagna e Toscana.
Ma oltre alla vittoria l’altra evidenza schiacciante di queste Regionali è l’astensionismo, sia in Lombardia che nel Lazio con soglie mai così basse. E che alla prova dei dati, contrariamente alle serie storiche, ha penalizzato sopratutto l’opposizione. questa tornata, poi, ha smentito anche alcune tendenze pronosticate nei sondaggi: il sorpasso del Movimento Cinque Stelle ai danni del PD. Neppure nel Lazio, papabile roccaforte grillina, Conte riesce a sfondare.
Centrodestra vincitore anche alle Regionali: Conte non sorpassa il PD
La vittoria di oltre 20 punti percentuali del centrodestra in queste Regionali, ampiamente annunciata, di fatto rafforza il Governo sulla carta. Il partito del premier Giorgia Meloni Fratelli d’Italia si conferma primo partito italiano, al 33% nel Lazio e al 26% in Lombardia. Qui la Lega di Matteo Salvini recupera qualche punto percentuale rispetto alle politiche, mentre Forza Italia cala ancora. A pesare sicuramente la sovrapponibilità politica della candidatura Moratti, che senza alcun dubbio ha generato un travaso di voti dagli elettori di FI verso il Terzo Polo.
Ma se la vittoria del centrodestra in queste Regionali conferma l’onda lunga della fascino politico della Meloni partito il 25 Settembre, dall’altra le urne sorprendono i sondaggisti e gli analisti. Il sorpasso certo di Conte ai danni del PD, che nei fatti non c’è stato. Nonostante sia in un momento di transizione e trasformazione, il Partito Democratico mantiene ancora un importante distacco dal partito di Conte: al 20% è la seconda forza politica del Paese, la prima dell’opposizione. Se il Movimento Cinque Stelle in Lombardia non ha mai attecchito, e dunque la sconfitta qui era ampiamente prevedibile. Nel Lazio il sorpasso dettato dalla “svolta socialista” del presidente Conte si sarebbe potuto rilevare. Invece la candidata Donatella Bianchi si arresta attorno al 11%. In entrambe le Regioni, altro dato insieme al fallimento dell’alleanza anche se diversa, sentenzia che comunque neppure la somma dei voti della formazione cosiddetta di “campo–largo” avrebbe impensierito il centrodestra.
L’astensionismo ha penalizzato sopratutto l’opposizione
La forte attenzione in queste Regionali – nel Lazio è andato a votare solo il 37%, in Lombardia il 41,6% degli aventi diritto – stabilisce il dato più basso di sempre. L’affluenza peggiore difatti nella regione lombarda si era ottenuta nel 2010, con ben 71,9% di votanti. Un crollo netto dunque che impone una riflessione a tutti i partiti. Ma dove forse è l’opposizione quella ad averne pagato di più le conseguenze, come suggeriscono le parole del coordinatore del Comitato elettorale di Alessio d’Amato, Esterino Montino (PD). Che ha riferito alle Camere “l’astensionismo ci ha sicuramente dato un colpo molto forte, il quadro politico in generale, e sopratutto il centrosinistra, non è stato in grado di riportare al voto la nostra base elettorale. Riguarda non solo noi, ma tutte le forze del centrosinistra, anche il M5S”.