L’affaire dei “palloni spia” tra USA e Cina ha visto e vede continui abbattimenti, avvistamenti e – alla fine – inevitabili azioni da parte dell’aviazione militare americana e non solo. Da quel primo avvistamento si sono moltiplicati gli abbattimenti di palloni spia e di oggetti non identificati, che volavano nello spazio aereo – principalmente – americano, come pure canadese. La Cina ha risposto accusando gli stessi USA di aver usato in precedenza la stessa intelligenza per sorvegliare e raccogliere dati in territorio cinese. Accusa prontamente respinta dalla Casa Bianca.
Ma le denunce di palloni-spia cinesi si sono allargate a macchia d’olio in altre aree dell’Occidente. Alimentando l’immagine mediatica di una Cina sempre più minacciosa e invasiva. Ma è solo la Cina che osa spiare il mondo? Ovviamente no. E basta fare due nomi: PRISM e l’alleanza dei FIVE EYES, per capire quanto la realtà sia complessa. E quanto a sua volta sia fitta la sorveglianza tecnologica degli USA in tutto il mondo.
Sorveglianza tecnologica: PRISM e il gruppo dei FIVE EYES
Nel non troppo lontano 2013 in America scoppiò il cosiddetto Data-gate, a seguito della pubblicazione di alcuni documenti riservati raccolti dall’ex-esperto informatico della CIA, divenuto poi consulente della National Security Agency (NSA), Edward Snowden. Svelò alla stampa informazioni di intelligence segretissime, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea, e i numerosi programmi di sorveglianza USA applicati a Internet. Tra quest’ultimi il programma PRISM: un sistema che l’NSA usava per avere accesso alle comunicazioni private degli utenti – anche non statunitensi e fuori dal territorio americano – di nove grandi aziende informatiche (come Microsoft, Yahoo, Google e Facebook). In poche parole emerse che gli americani usufruivano di dati e conversazioni, che i cittadini di tutto il globo intrattenevano sul web, per generare una vera e propria sorveglianza di massa. Gli USA li giustificarono all’epoca nell’ambito della lotta al terrorismo.
Ma più tardi venne fuori che erano state monitorate anche le conversazioni telefoniche di 35 personalità politiche mondiali, incluso il telefono cellulare del cancelliere tedesco Angela Merkel. Come anche 38 ambasciate, e alcune società francesi che presumibilmente passavano hardware all’Iran. Questi flussi informativi a cui hanno accesso gli USA, sono condivisi all’interno dei sistemi di intelligence di altri cinque paesi. Che insieme formano il gruppo dei FIVE EYES. Letteralmente “i cinque occhi”, di cui fanno parte: l’Inghilterra, l’Australia, il Canada, e la Nuova Zelanda. Oggi quest’alleanza strategica si occupa di moltissimi obiettivi: i dati raccolti vengono infatti utilizzati in chiave antiterroristica, ma anche economica. Riguardo i FIVE EYES si susseguono oggi proposte periodiche per l’integrazione di nuovi membri, tra i quali la Germania, la Francia, la Corea del Sud e il Giappone. Quest’ultime soprattutto oggi in chiave anti-cinese.
L’ipocrisia di Washington padrone del Web
Negli anni successivi al Data-gate, da parte della Commissione Europea si sono susseguite varie proposte per modificare su scala globale questa posizione dominante americana. Ad esempio la modifica dei criteri di assegnazione dei nomi di dominio più importanti come .com o .org, che sono contrattualmente collegate agli USA. Come pure un’internazionalizzazione dell’Icann – l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers – l’ente no profit che regola gli aspetti fondamentali della Rete, che tuttora è nella sfera esclusiva di Washington. Gli USA stabiliscono il 95% delle regole del Web con il 13% del totale.
Ecco perché l’immagine di una Cina invasiva e onnipervasiva, che gli USA cercano oggi di enfatizzare a livello mediatico, dopo l’avvistamento dei palloni-spia, è infondo solo un lato della medaglia. Il Dragone non è che, purtroppo, oramai il riflesso della potenza americana. L’utilizzo strumentale di rivelazioni sulle attività dell’intelligence di altri Stati sul proprio territorio per ergersi a difensori della sovranità nazionale e della privacy, non regge più su molti fronti. Soprattutto in un mondo di vetro, costantemente sorvegliati, e in una Rete dove i padroni in primis, sono ancora oggi, proprio gli USA.