Vladimir Putin ha revocato un decreto del 2012 col quale la Russia in parte sosteneva la sovranità della Moldavia. Non si tratta di un particolare secondario. La Moldavia ha una regione separatista filorussa, la Transnistria, che confina con l’Ucraina. E dove ci sono sodati russi.
A riportare la notizia è il quotidiano inglese The Guardian. Il decreto che Putin ha eliminato delineava la politica estera russa di 11 anni fa che presupponeva relazioni più strette con l’Unione europea e con gli Stati Uniti. Un mondo che, all’alba del 2023, non esiste più. In questi giorni la presidente della Moldavia, Maia Sandu, ha parlato della possibilità di un colpo di Stato che, secondo gli osservatori, Mosca potrebbe favorire nel paese.
“Se perdiamo in Ucraina ci fanno a pezzi“
La revoca del decreto sulla Moldavia appare sul sito del Cremlino. La decisione serve “a garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali“. “La Russia sarà fatta a pezzi se interromperà l’operazione speciale senza vincere. Se gli Stati Uniti smettono di fornire armi al regime di Kiev, la guerra finirà“, ha dichiarato Dmitry Medvedev, vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo.
“La Russia si difenderà, anche col nucleare”
“Se gli Stati Uniti vogliono la nostra sconfitta, allora abbiamo il diritto di difenderci con qualsiasi arma, compreso il nucleare. È ovvio a tutte le forze ragionevoli che se gli Stati Uniti vogliono la sconfitta della Russia, allora siamo sull’orlo di un conflitto globale” ha detto ancora Medvedev.
“È giunto il momento di includere gli arsenali nucleari strategici di Gran Bretagna e Francia nel Trattato di riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (New Start): la sospensione (finora) è legata proprio a questo“. Il riferimento è alla decisione di Putin, del 21 febbraio, con cui la Russia sospende l’applicazione del trattato New Start di riduzione degli arsenali nucleari sempre rinnovato nel corso del tempo con gli Stati Uniti.
Ed è infatti oggi 22 febbraio che comincia alla Duma, il Parlamento russo, l’esame della legge sulla sospensione della partecipazione della Russia al trattato New Start. Nel suo discorso del 21 febbraio Putin ha annunciato la sospensione della partecipazione di Mosca al Trattato sottolineando che la Russia non si ritira dall’accordo.
Usa, Russia e Cina possono fermare la guerra
Ma la situazione è oggettivamente preoccupante. Anche perché gli Stati Uniti non fanno mostra di voler lanciare un’iniziativa diplomatica di disgelo. E dalla Cina di Xi Jinping non arrivano chiari segnali di voler lavorare per superare il clima di scontro con Washington. Tuttavia, soltanto parlandosi, e cercando un’intesa reciproca, Stati Uniti, Cina e Russia possono aprire una via negoziale che porti alla fine della guerra. E a una pace basata su un nuovo assetto delle relazioni internazionali.
Il giallo del test nucleare russo
Intanto la Cnn riferisce che la Russia ha effettuato un test di un missile balistico intercontinentale – Sarmat, detto Satana II, può portare testare nucleari – che sembra essere fallito. Il test sarebbe avvenuto lunedì 20 febbraio: mentre il presidente Usa, Biden, arrivava a Kiev. I russi hanno notificato in anticipo agli Stati Uniti il lancio del missile. Per l’Amministrazione Biden il test non rappresenterebbe un’escalation.
La tempistica del test – scrive la Cnn – suggerisce che Washington e Mosca stavano comunicando attraverso diversi canali all’inizio della settimana per scopi di deconfliction. Ossia per evitare malintesi e errori che avrebbero potuto portare a un aggravamento della guerra in Ucraina e della tensione mondiale. Gli stessi Usa hanno notificato ai russi, domenica sera 19 febbraio, che Biden si sarebbe recato nella capitale ucraina. Secondo funzionari statunitensi se il test nucleare del 20 febbraio fosse andato a buon fine, Putin lo avrebbe sottolineato nel suo discorso sullo Stato della Nazione del 21 febbraio, cosa che non ha fatto.