I talebani non cessano di reprimere donne e uomini in Afghanistan nell’indifferenza del mondo. E così Matiullah Wesa, giovane attivista per i diritti umani e per l’istruzione femminile nel paese, è stato arrestato. Lo rende noto la missione ONU a Kabul.

Matiullah Wesa, responsabile di PenPath1 e sostenitore dell’istruzione femminile, è stato arrestato lunedì a Kabul“, hanno fatto sapere le Nazioni Unite via Twitter. Il fratello di Wesa ha confermato l’arresto, dicendo che alcune persone lo hanno prelevato a forza fuori da una moschea dopo le preghiere.

Matiullah Wesa, primo da sinistra, a Bruxelles il 28 febbraio 2023. Accanto a lui Paola Pampaloni, dirigente Ue. Foto Twitter @PAMPALONIPAOLA

Portato via dopo le preghiere

Matiullah aveva finito di pregare ed era uscito dalla moschea quando alcuni uomini a bordo di due veicoli lo hanno fermato” ha detto Samiullah Wesa all’Agence france presse (Afp). “Quando Matiullah ha chiesto le loro carte d’identità, lo hanno picchiato e portato via con la forza“.

La sua opera in Afghanistan

La Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) ha chiesto alle autorità di “chiarire la sua posizione, le ragioni del suo arresto. E di garantire l‘accesso alla rappresentanza legale e ai contatti con la sua famiglia“. L’organizzazione che Matiullah Wesa ha fondato si batte per le scuole e distribuisce libri nelle aree rurali. Da tempo, inoltre, lui e i suoi collaboratori si dedicano a comunicare l’importanza dell’istruzione femminile agli anziani dei villaggi.

In Afghanistan i talebani al potere dal Ferragosto del 2021 hanno vietato l’accesso alle scuole secondarie per le ragazze. Wesa ha continuato a visitare le aree più remote del paese per raccogliere il sostegno della gente del posto. “Stiamo contando le ore, i minuti e i secondi per la riapertura delle scuole femminili” ha scritto su Twitter la settimana scorsa, all’inizio del nuovo anno scolastico in Afghanistan. “Il danno che la chiusura delle scuole provoca è irreversibile e innegabile“.

Istruzione femminile vietata

L’istruzione delle donne è un tabù infrangibile per i talebani che dominano l’Afghanistan. Lo scorso 20 dicembre, in una lettera a tutte le Università governative e private, il ministro dell’Istruzione superiore dell’Afghanistan, Neda Mohammad Nadim, aveva usato toni perentori. “Siete tutti informati di attuare il citato ordine di sospensione dell’istruzione delle donne” aveva scritto. Nadim, ex governatore e comandante militare, nonché esponente della linea dura religiosa, è diventato responsabile dell’Università lo scorso ottobre. Subito aveva espresso la sua ferma opposizione all’istruzione femminile. E l’aveva definita non islamica, oltre che contraria ai valori afghani.

Matiullah Wesa (in fondo vestito di azzurro) spiega agli uomini di un villaggio afghano l’importanza dell’istruzione femminile. Foto Twitter @matiullahwesa

Si era ribellata perfino la Turchia. “Non c’è posto nella religione per questo tipo di proibizione” aveva tuonato Ankara, irritata dalle posizioni sempre più oscurantiste dei talebani. In barba alle prime concilianti dichiarazioni che il nuovo potere dei mullah avrebbe “garantito” i diritti femminili. In quell’occasione studenti maschi dell’Università di Nangarhar, nell’Afghanistan nord orientale, avevano espresso solidarietà alle colleghe donne abbandonando le sessioni d’esame.

Afghanistan, la lotta delle donne

Dal loro ritorno al potere, il 15 agosto 2021, i talebani, dopo aver di fatto impedito alle donne di lavorare, avevano già disposto la chiusura delle scuole femminili. La scolarizzazione delle donne sembra terrorizzarli. Ma molte donne dell’Afghanistan continuano coraggiosamente a rivendicare il diritto all’istruzione. E persino in occasione del primo anniversario del regime ultra integralista hanno avuto la forza di protestare per le strade di Kabul.

Donne in Afghanistan. Foto Twitter @UNAMAnews