I talebani non cessano di reprimere donne e uomini in Afghanistan nell’indifferenza del mondo. E così Matiullah Wesa, giovane attivista per i diritti umani e per l’istruzione femminile nel paese, è stato arrestato. Lo rende noto la missione ONU a Kabul.
“Matiullah Wesa, responsabile di PenPath1 e sostenitore dell’istruzione femminile, è stato arrestato lunedì a Kabul“, hanno fatto sapere le Nazioni Unite via Twitter. Il fratello di Wesa ha confermato l’arresto, dicendo che alcune persone lo hanno prelevato a forza fuori da una moschea dopo le preghiere.
Portato via dopo le preghiere
“Matiullah aveva finito di pregare ed era uscito dalla moschea quando alcuni uomini a bordo di due veicoli lo hanno fermato” ha detto Samiullah Wesa all’Agence france presse (Afp). “Quando Matiullah ha chiesto le loro carte d’identità, lo hanno picchiato e portato via con la forza“.
Matiullah Wesa, head of @PenPath1 and advocate for girls’ education, was arrested in #Kabul Monday. UNAMA calls on the de facto authorities to clarify his whereabouts, the reasons for his arrest and to ensure his access to legal representation and contact with family. pic.twitter.com/D6N1mjWxLv
— UNAMA News (@UNAMAnews) March 28, 2023
La sua opera in Afghanistan
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) ha chiesto alle autorità di “chiarire la sua posizione, le ragioni del suo arresto. E di garantire l‘accesso alla rappresentanza legale e ai contatti con la sua famiglia“. L’organizzazione che Matiullah Wesa ha fondato si batte per le scuole e distribuisce libri nelle aree rurali. Da tempo, inoltre, lui e i suoi collaboratori si dedicano a comunicare l’importanza dell’istruzione femminile agli anziani dei villaggi.
In Afghanistan i talebani al potere dal Ferragosto del 2021 hanno vietato l’accesso alle scuole secondarie per le ragazze. Wesa ha continuato a visitare le aree più remote del paese per raccogliere il sostegno della gente del posto. “Stiamo contando le ore, i minuti e i secondi per la riapertura delle scuole femminili” ha scritto su Twitter la settimana scorsa, all’inizio del nuovo anno scolastico in Afghanistan. “Il danno che la chiusura delle scuole provoca è irreversibile e innegabile“.
Men, women, elderly, young, everyone from every corner of the country are asking for the Islamic rights to education for their daughters. Penpath female volunteers calls for girls education and their rights to education #PenPathGirlsEduCampaign #PenPathGirlsEduCampaign pic.twitter.com/gekG7fsGKj
— Matiullah Wesa مطيع الله ويسا (@matiullahwesa) March 26, 2023
Istruzione femminile vietata
L’istruzione delle donne è un tabù infrangibile per i talebani che dominano l’Afghanistan. Lo scorso 20 dicembre, in una lettera a tutte le Università governative e private, il ministro dell’Istruzione superiore dell’Afghanistan, Neda Mohammad Nadim, aveva usato toni perentori. “Siete tutti informati di attuare il citato ordine di sospensione dell’istruzione delle donne” aveva scritto. Nadim, ex governatore e comandante militare, nonché esponente della linea dura religiosa, è diventato responsabile dell’Università lo scorso ottobre. Subito aveva espresso la sua ferma opposizione all’istruzione femminile. E l’aveva definita non islamica, oltre che contraria ai valori afghani.
Si era ribellata perfino la Turchia. “Non c’è posto nella religione per questo tipo di proibizione” aveva tuonato Ankara, irritata dalle posizioni sempre più oscurantiste dei talebani. In barba alle prime concilianti dichiarazioni che il nuovo potere dei mullah avrebbe “garantito” i diritti femminili. In quell’occasione studenti maschi dell’Università di Nangarhar, nell’Afghanistan nord orientale, avevano espresso solidarietà alle colleghe donne abbandonando le sessioni d’esame.
Afghanistan, la lotta delle donne
Dal loro ritorno al potere, il 15 agosto 2021, i talebani, dopo aver di fatto impedito alle donne di lavorare, avevano già disposto la chiusura delle scuole femminili. La scolarizzazione delle donne sembra terrorizzarli. Ma molte donne dell’Afghanistan continuano coraggiosamente a rivendicare il diritto all’istruzione. E persino in occasione del primo anniversario del regime ultra integralista hanno avuto la forza di protestare per le strade di Kabul.