Sale la tensione nella striscia di Gaza e nel sud del Libano. Il Capo dell’Esercito israeliano Herzl Halevi ha ordinato la mobilitazione dei riservisti, con particolare priorità agli addetti alle difese anti aeree e personale dell’aviazione. Secondo gli esperti, nella regione settentrionale del confine israeliano non si vedeva una situazione tanto tesa dalla guerra con Hezbollah del 2006.
Il neo governo guidato da Benjamin Netanyahu secondo le stime sarebbe già il più sanguinoso di sempre. Dall’inizio dell’anno secondo un indagine dell’Associated Press difatti, almeno 100 palestinesi sono stati uccisi da armi da fuoco israeliane o dei coloni. Il fronte armato anti-israele rischia ora di coalizzarsi grazie allo zampino di Teheran. Un fulmine a ciel sereno in Medio Oriente che solo qualche giorno fa nella distensione dei rapporti fra Arabia Saudita e Iran aveva intravisto uno spiraglio di luce.
In Israele i razzi dal sud del Libano: Netanyahu accerchiato
La scia di attacchi da inizio anno, fra le forze palestinesi e l’esercito israeliano, si è intensificata ed ha portato ad un crescendo di tensione. Che oggi rischia di incrinare la stabilità politica nell’aerea. Il culmine si sarebbe sfiorato tra la notte di martedì e mercoledì quando l’esercito israeliano è salito sulla Spianata delle Moschee per forzare l’uscita dei musulmani che si erano chiusi lì dentro per pregare. Le immagini delle violenze dei militari israeliani ai danni dei fedeli – picchiati con manganelli, spara proiettili di gomma e lancia granate stordenti – hanno scatenato la risposta del fronte palestinese della striscia di Gaza e del Libano. Hanno attaccato Israele con ripetuti lanci di razzi, dopo circa due anni che in Israele non atterravano razzi provenienti dal sud del Libano.
Il 2023 è già un anno record inoltre in termini di vittime palestinesi e israeliane. Le Nazioni Unite avevano già lanciato l’allarme sull’incremento della violenza nell’area nel 2022, quando in 12 mesi le vittime palestinesi erano state 150. Quest’anno in soli tre mesi i palestinesi morti invece sono già 100. Mentre gli attacchi palestinesi ai danni degli israeliani hanno ucciso 15 persone . Per ritrovare tali tragici numeri in Terrasanta bisogna tornare indietro al 2014. La deriva ultra-nazionalista del neo governo Netanyahu preoccupa non di poco le democrazie occidentali. Il neopresidente ha recentemente dovuto fare marcia indietro sulla riforma della giustizia, grazie ad una rivolta popolare che ha riempito le piazze di Tel Aviv e Gerusalemme. Netanyahu si ritrova dunque ora indebolito e accerchiato, sia al livello interno che esterno. Dove ancora una volta si affaccia l’incubo di un’escalation incontenibile a livello regionale, tra Israele e il blocco filo-iraniano, che include Hezbollah in Libano, Hamas e Jihad a Gaza, Fossa dei Leoni in Cisgiordania.
Si allarga il fronte palestinese: il ruolo dell’Iran
“Israele oggi è in conflitto su quattro fronti: il confine settentrionale, l’area di Gaza, Giudea-Samaria e a Gerusalemme” ha affermato Yair Lapid, leader dell’opposizione alla Knesset. L’accusa è pesante; senza contare che ora Netanyahu deve attentamente soppesare le diverse posizioni dei servizi segreti e dell’esercito. La linea del governo difronte al nuovo caotico scenario, pare propendere per una risposta “misurata” che non comporti oggi una massiccia operazione militare, concentrando le forze contro Hamas. Ma l’elemento che potrebbe condizionare le prossime mosse di Gerusalemme è lo zampino di Teheran.
A Beirut non a caso difatti è arrivato in questi giorni il capo politico di Hamas, Ismael Haniyeh. Gli analisti temono un coordinamento tra Hezbollah e i gruppi palestinesi presenti, con il beneplacito di Teheran. Nello specifico il proposito della visita sarebbe quello di rafforzare il coordinamento tra i Guardiani della Rivoluzione iraniani (Irgc), Hezbollah, Hamas e la Jihad islamica. Un duro colpo per l’aerea che solo qualche giorno fa aveva accolto la notizia dello storico riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran. Ora la comunità internazionale resta col fiato sospeso, invitando nel frattempo alla moderazione il governo israeliano. Ma non è solo la guerra fra Israele e Palestina a incendiare l’area. Sullo sfondo c’è un altro importante fronte: quello che contrappone Iran e Stati Uniti, che solo qualche giorno fa si sono attaccati a vicenda in terra siriana.