Esiste una maggioranza di Paesi ormai che non subisce più politicamente il fascino dell’Atlantismo e non tollera più l’attuale ordine economico mondiale a trazione Americo-centrica. Si tratta di economie emergenti e in forte espansione, che oggi col sostegno della Cina intravedono la possibilità di avere un futuro distaccato e differente dal blocco economico occidentale. Sono i BRICS: acronimo che include Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa; e che stanno progettando a breve la creazione di una nuova valuta comune.
Ad annunciarlo è stato il vicepresidente della Duma di Stato Alexander Babakov a margine del Business Forum del partenariato strategico russo-indiano per lo sviluppo e la crescita. Un obbiettivo che permetterà ai Paesi del BRICS di compiere un gigantesco passo in avanti: fare a meno dei dollari americani nei loro scambi commerciali, e, al tempo stesso, conquistare così maggiore indipendenza dalle istituzioni economiche internazionali (tutte occidentali). Il declino dell’attuale ordine economico mondiale, costruito dagli americani nei primi anni del secondo dopo guerra, è ormai inevitabile?
L’avanzata dei BRICS e il declino dell’Occidente
Lo scoppio della guerra in Ucraina sembra aver interrotto un incantesimo. E adesso le maggiori economie emergenti del pianeta – riunite nel BRICS – “sognano” un nuovo ordine globale. La creazione di un sistema economico alternativo con nuove regole condivise, che sleghi i Paesi dal dominio occidentale/statunitense. Le radici e le motivazioni di questo declino, ovviamente, non sono da imputare esclusivamente alle conseguenze generatesi dal conflitto russo-ucraino. Ma hanno radici profonde. Dettate sopratutto dai numerosi calcoli politici errati e promesse sfumate degli USA nel corso degli ultimi anni. A partire dalla guerra in Iraq fino al disastro della guerra in Libia, o al totale fallimento in Afghanistan. In questi luoghi gli americani hanno deluso le aspettative, senza contare le implicazioni relative alla violazione del diritto internazionale.
La stabilità del sistema economico creato da Washington è oggi appesa a un filo, a causa di un sistema finanziario da decenni ormai fuori controllo. Dove la Cina non è più disposta a comprare il debito pubblico americano. E senza l’afflusso di dollari legati al commercio del petrolio saudita, il biglietto verde sarà presto posto in seria crisi. Sempre più Paesi africani, latinoamericani e asiatici difatti, non riconoscono più il dollaro americano come unica moneta per gli scambi commerciali internazionali, introducendo pagamenti in Rubli e Yuan. Ma i BRICS sono pronti a lanciare un attacco finanziario ancora più temibile e distruttivo. Durante il prossimo vertice, che si terrà in Sud Africa in agosto, verrà lanciata l’idea di una nuova valuta mondiale. Una moneta unica dei BRICS che sarà garantita dall’oro insieme ad altri prodotti come le terre rare, di cui i maggior possedimenti sono ubicati in Russia, Cina e Africa.
Il nuovo ruolo globale della Cina a vantaggio dei BRICS
Le terre rare sono minerali essenziali per la tecnologia, e per la quarta rivoluzione industriale. E in questo argomento la Cina ci ha ampiamente battuti sul tempo, appropriandosi negli anni di circa l’80% di queste materie prime. La creazione della valuta BRICS non è un’idea sorta improvvisamente. Già dal 2014 le potenze emergenti, a seguito dei disastri finanziari occidentali e le continue guerre in Medio Oriente per il mantenimento dell’egemonia, lavoravano in maniera più o meno seria ad un ordine mondiale alternativo. La narrativa mediatica occidentale semplicemente “non li ha visti arrivare”. Nel 2014 con 50 miliardi di dollari di seed money, i Paesi BRICS avevano già lanciato la New Development Bank come alternativa alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, hanno creato un meccanismo di liquidità chiamato Contingent Reserve Arrangement per supportare i membri alle prese con i pagamenti.
Ma a regalare oggi maggiore appetibilità e credibilità internazionale ai BRICS, è la capacità della Cina di dimostrare quanto il nuovo blocco emergente sia capace di garantire la Pace e la stabilità globale. Come dimostra l’accordo raggiunto tra l’Arabia Saudita e Iran grazie alla mediazione di Pechino, e la proposta di pace cinese in 12 punti per porre fine al conflitto ucraino. L’unica proposta di pace formulata fino ad ora, se non consideriamo gli sforzi dello Stato Vaticano. Questi sforzi diplomatici hanno fatto comprendere meglio o rafforzato in molti Paesi, la centralità e l’affidabilità di Pechino. Il prossimo step ora, che precederà la nuova valuta mondiale, è l’espansione dei BRICS grazie all’adesione di nuovi Paesi. L’entrata di nuovi membri come: l’Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Messico, Nigeria e di altri quattro Paesi, sarà discussa nel prossimo vertice di agosto in Sudafrica.
L’esigenza di un nuovo ordine mondiale
Secondo la società britannica di consulting Acorn i 5 paesi fondatori del BRICS supereranno presto i paesi del G7 in termini di prodotto interno lordo (PIL). Che nel 2021 ha superato i 24,73 trilioni di dollari, leggermente inferiore a quello dei G7. Nel frattempo le economie occidentali oggi appaiono in affanno e stordite da un racconto dicotomico della realtà che non regge più né a livello mediatico, né politico. L’immagine del mondo dei buoni (USA) contrapposto a quello dei cattivi (Cina) nei fatti, è un approccio mediatico, semplicistico e politicamente foriero di alimentare i venti di guerra a Taiwan. Forse è tempo di guardarsi allo specchio e rendersi conto che è finita un’era. E prendere atto del bisogno di circa 4 miliardi di persone che sono di fatto la plasticità di un nuovo multilateralismo globale. Forse anche più inclusivo, ma di sicuro capace di indebolire (forse sostituire) il monopolio dollaro-centrico.