In poco meno di 24 ore la rivolta di Yevgeny Prigozhin si è fermata a 200 chilometri da Mosca e le truppe dell’armata mercenaria Wagner si sono ritirate. Anche da Rostov sul Don. Si sono ritirate fra gli applausi della folla. Era una messa in scena quella di Prigozhin? O ha invece davvero spaventato Putin e ottenuto in cambio un salvacondotto personale e maggiori poteri nella guerra all’Ucraina?
In una clip che circola su Twitter che la Bbc ha verificato si vede un mercenario della Wagner che spara verso l’alto mentre i miliziani di Prigozhin si ritirano da Rostov. Gruppi di civili lungo le strade applaudono e incoraggiano i mercenari combattenti di uno degli eserciti ‘privati’ più temuti del mondo.
Altri filmati documentano il sostegno pubblico dimostrato al gruppo di mercenari nella maggiore città (1,1 milioni di abitanti) della Russia meridionale, sede di un comando delle forze armate russe che è cruciale per le operazioni contro l’Ucraina. Se nel corso della notte fra il 23 e 24 giugno i militari del gruppo Wagner di Prigozhin avevano occupato senza colpo ferire l’aeroporto e i maggiori siti militari di Rostov sul Don, nel corso della giornata di sabato 24 avevano marciano a tappe forzate, senza incontrare resistenze significative, fino a 200 chilometri da Mosca.
Wagner, intesa fra Putin e Prigozhin
È in questo contesto che sarebbe avvenuta una mediazione da parte del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Il Cremlino – sarebbero i termini dell’accordo fra Putin e Prigozhin – non perseguirà le milizie ribelli della Wagner. E e il loro leader potrà trovare riparo in Bielorussia, senza dover sottostare a un procedimento penale. Così, dopo aver lanciato la sua sfida direttamente al presidente russo, Yevgeny Prigozhin aveva annunciato la marcia indietro, fermandosi a 200 chilometri da Mosca: “Per evitare un bagno di sangue russo.” Nella mattinata di sabato Putin aveva definito l’azione dei miliziani “una pugnalata alle spalle portata da traditori.”
Prigozhin leaving Rostov to cheers of the crowd. He has done a lot to increase his profile and reputation in Russia over the last 24 hours. His future in Russian politics cannot be underestimated, if he survives that is pic.twitter.com/SgUAk2Uw1I
— Dmitri Alperovitch (@DAlperovitch) June 24, 2023
Dov’è finito Prigozhin?
Dove sia Prigozhin, però, al momento non è noto. Il capo della Wagner, anche lui applaudito a scena aperta mentre lasciava Rostov, la sera del 24 giugno, si è volatilizzato. È in Bielorussia? Ma dove? In base all’accordo avvenuto tramite la mediazione di Lukashenko, il Cremlino ritirerà le accuse penali contro Prigozhin, ma rimangono molte domande sui dettagli. Per quanto riguarda i combattenti della Wagner, il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che non dovranno affrontare azioni legali per aver preso parte alla marcia verso Mosca. Il Cremlino, ha detto il portavoce di Putin, ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina.
Secondo il New York Times, che cita fonti dell’intelligence, le autorità statunitensi sapevano da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner. I responsabili della sicurezza nazionale degli Stati Uniti erano sono stati avvertiti mercoledì scorso che Prigozhin si stava preparando ad agire. La loro preoccupazione immediata era come questo avrebbe influenzato il controllo di Mosca sul suo arsenale di armi nucleari. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, ha parlato con il ministro degli Esteri polacco Rau Zbigniew per discutere della situazione in Russia.
Usa: “Wagner indebolisce Putin“
Lo statunitense Istituto per lo studio della guerra (Isw) sostiene che l’ammutinamento di Prigozhin, pur sostanzialmente fallito, ha mostrato che ‘il re è nudo’: il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione “profondamente instabile“. Il fallimento della ribellione e la “soluzione a breve termine” – sotto forma di un’apparente tregua con il gruppo Wagner – probabilmente “danneggeranno in modo sostanziale” il Governo di Putin e lo sforzo bellico russo in Ucraina, scrivono gli analisti dell’Isw. “La ribellione ha messo a nudo la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l’incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna.” in questo modo ha eroso “ulteriormente il suo monopolio sulla forza“.