Nouhalia Benzina, giocatrice della nazionale di calcio del Marocco, è scesa in campo col velo islamico facendo cadere un tabù. Il difensore ha infatti giocato il match dei Mondiali contro la Corea del Sud, il 30 luglio ad Adelaide, in Australia, indossando l’hijab. Si tratta del velo che copre il capo, ma non il volto, delle donne nei paesi islamici.
Mai nessuna calciatrice prima d’ora aveva giocato con il velo, sebbene siano quasi 10 anni che la Fifa ha rimosso il divieto di indossarlo in campo. Il divieto da parte della Fifa è caduto nel 2014. Fino a quel momento era proibito scendere in campo con il copricapo musulmano per ragioni di sicurezza. Adesso la 25enne Nouhalia Benzina ha fatto storia.
Velo ma anche braccia e gambe
Il difensore dell’Asfar e della nazionale rossoverde del Marocco non aveva giocato nella partita inaugurale contro la Germania. Ma è partita titolare nel match contro la Corea del Sud vinto 1-0 dal Marocco. Un successo senza precedenti alla rassegna iridata per le marocchine. La scena però l’ha rubata tutta Benzina, in campo con la seconda divisa (interamente bianca) della sua nazionale. La giocatrice si è presentata col velo ma anche con braccia e gambe coperte.
Esultano i gruppi di sostenitori dell’hijab: “È davvero significativo” vedere una giocatrice indossare il velo su un palcoscenico tanto importante. Benzina “rappresenta molti di noi che non avrebbero mai pensato di poter un giorno assistere a tutto questo“. Il velo che le donne devono indossare per coprire capo e spalle nello sport ha sempre fatto discutere.
Le donne islamiche nello sport
E se Nouhalia Benzina è diventata pioniera per aver indossato il velo per la prima volta nella coppa del mondo di calcio donne, altre atlete negli anni hanno portato avanti la battaglia per poterlo usare senza incorrere in divieti e squalifiche. Lo ha fatto Asma Elbadawi, sudanese-britannica, giocatrice e allenatrice di basket.
È nota per aver presentato una petizione con la quale è riuscita a convincere la federazione internazionale a rimuovere il no all’hijab. Alle Olimpiadi di Rio 2016 aveva conquistato la copertina Doaa Eighobashy, egiziana classe 1996, che con la sua compagna di squadra, Nada Meawad ha indossato il hijab durante una partita di beach volley contro la Germania. Ibtihaj Muhammad è stata invece la prima atleta musulmana americana a competere indossando il velo. La schermitrice ha fatto la storia, vincendo anche una medaglia olimpica e ispirando pure una Barbie in pedana con il velo.
Nell’atletica in pista con il capo coperto anche Sarah Attar, nata in California, ma di origini saudite. Ha gareggiato col velo a Londra 2012 e poi a Rio (800 metri e maratona) rispettando la regola islamica del paese di origine in materia di abbigliamento. Lo ha fatto infine, come detto, anche Nouhalia, all’Hindmarsh Stadium di Adelaide, diventato teatro di una prima e storica volta. Lei la giocatrice tutto calcio e Allah, non fa mistero della sua grande passione per il pallone e della sua fedeltà alla religione. “Nel nome di Allah sui nostri cuori affinché siano calmi, perché questo è un mondo, il resto è in Paradiso” scriveva prima di salire su un pullman che la portava a giocare a calcio, infrangere un tabù e scrivere una pagina di storia.