Con una mossa a sorpresa l’India ha scelto di non invitare l’Ucraina al vertice del G20 in settembre. New Delhi ha la presidenza di turno dei maggiori paesi industrializzati del mondo e, non invitando l’Ucraina, ha però invitato la Russia malgrado gli appelli di vari paesi a espellere Mosca dal gruppo.
Un elenco formale degli invitati appare sul sito del G20, che si svolgerà il 9 e 10 settembre 2023. Sono 8 gli Stati previsti: Bangladesh, Egitto, Isole Mauritius, Paesi Bassi, Nigeria, Oman, Singapore ed Emirati Arabi Uniti. È attesa anche la Spagna tra i non membri, come invitato permanente. Spetta al Paese ospitante decidere quali non membri invitare ogni anno. Kiev era stata invitata al summit in Indonesia nel 2022 e al G7 in Giappone a inizio anno.
Ucraina, guerra senza fine
La mossa politico-diplomatica dell’India appare sconcertante. Tuttavia è comprensibile in parte alla luce delle esigenze di New Delhi tenersi in equilibrio fra le sue necessità di mantenere buoni rapporti con l’Occidente senza compromettere quelli tradizionali con la Russia. In questo modo però la possibilità di un accordo in vista di un possibile cessate il fuoco in Ucraina si allontana.
Il conflitto rischia di trasformarsi ogni giorno di più in una endless war. Una guerra senza fine, nell’interesse dei produttori di armi; della Russia come della NATO a prolungare il braccio di ferro a Kiev per indebolire l’avversario il più possibile; della Cina e forse della stessa India a profittare da logoramento di Mosca, Washington e dei loro alleati, per spartirsi l’Asia.
Del resto, via Telegram, Iryna Vereshchuk – vicepremier e ministra per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati – ha fatto sapere che la guerra in Ucraina non finirà tra “due-tre settimane“, “entro la fine dell’anno” o “la prossima primavera“. “Quanto durerà la guerra? – si chiede Vereshchuk. “Dobbiamo essere onesti. In questa guerra, il percorso verso la vittoria sarà lungo e difficile. Dobbiamo prepararci a una lunga lotta. I cittadini e il Governo, tutti devono prepararsi a una guerra lunga e difficile. Solo allora vinceremo“.
Le flotte di droni
L’aeronautica militare ucraina ha intanto dichiarato che un folto gruppo di droni dell’esercito russo è entrato nella foce del fiume Danubio e si è diretto verso il porto fluviale di Izmail, vicino al confine con la Romania. L’infrastruttura portuale di Izmail è cruciale in particolare per le esportazioni di grano di Kiev. Un attacco russo a questo porto ha fatto aumentare i prezzi alimentari globali all’inizio di agosto. Dal canto loro i russi sostengono che le proprie difese missilistiche hanno abbattuto 3 droni ucraini che tentavano di attaccare obiettivi nella regione di Kaluga, che confina con quella di Mosca.
Manca una volontà di pace
Le incursioni in Russia di droni d’attacco dell’Ucraina sono aumentate nelle ultime settimane, in particolare per prendere di mira la capitale. È almeno la quinta volta che Mosca afferma di aver abbattuto droni nella regione di Kaluga. A fine luglio e inizio agosto altri ordigni avevano colpito il quartiere degli affari a ovest della capitale russa, provocando lievi danni alla facciata di due torri. A maggio due droni sono stati abbattuti sopra il Cremlino. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto a fine luglio che “la guerra sta arrivando in territorio russo“.
Nessun segnale, dunque, di una volontà russa e ucraina di cessare le ostilità. Tutt’altro. E mentre il regime autocratico di Putin diventa sempre più repressivo al suo interno (l’oppositore Navalny condannato ad altri 19 anni di carcere), la controffensiva di Kiev verso il Donbass e il sud e del paese non sfonda e i pacifisti denunciano persecuzioni.