La Camera dei deputati ha approvato una proposta di legge contro la violenza a scuola con 150 voti a favore, nessuno contrario e 107 astenuti. Il provvedimento, che passa ora al Senato, stabilisce l’inasprimento delle pene per chi aggredisce un professore. Fino a 7 anni e mezzo di reclusione per i genitori che aggrediscono e l’aggravante anche per gli alunni con più di 14 anni.
Si istituisce inoltre un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico. E si prevedono campagne di informazione e di sensibilizzazione da parte del ministero. Così come l’introduzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti dei professori.
Scuola, assuefazione alla violenza
Si moltiplicano infatti le aggressioni – fisiche e verbali – da parte di studenti verso non pochi professori. Ma le vittime molto spesso sono sole. Nella maggior parte dei casi la classe non si adopera a sufficienza per frenare i compagni violenti e, soprattutto, qualcosa di simile fanno anche i genitori dei diretti interessati. Così il docente-vittima solo in casi estremi porta il caso all’attenzione del dirigente scolastico.
A scattare questa fotografia è stato il portale Skuola.net, all’indomani della nuova “sparatoria” a scuola con una pistola ad aria compressa, a Bari. La riflessione di Skuola.net mette in evidenza nuovi aspetti dell’indagine svolta nel corso dell’ultimo anno scolastico con interviste a 1.800 alunni delle superiori. Anche solo prendendo a riferimento appunto l’anno scolastico appena trascorso, uno studente su cinque ha raccontato di aver assistito a scontri aperti tra studenti e professori. E che, fatto ancora più grave, in un caso su tre, si fosse trattato addirittura di azioni sistematiche.
Violenza fisica, non solo verbale
Il 70% dei casi di violenza a scuola ha riguardato il piano verbale, con insulti e invettive, certamente censurabili. Ma non è assolutamente da sottovalutare la percentuale di scontri che sono sfociati nel contatto fisico fra studenti e docenti. Scontri con lancio di oggetti o duri faccia a faccia, e che talvolta si sono trasformati in accenni di rissa. È quanto accaduto in quasi un quinto dei casi di violenza a scuola (18%). Mentre nel restante 12% i due piani, verbale e fisico, si sono uniti assieme.
Cosa fanno i genitori
Nonostante un’escalation del genere, però, la risposta di docenti e dirigenti del mondo della scuola è sinora stata abbastanza morbida. Forse per timore di ulteriori repliche ma anche per la consapevolezza di non avere nelle famiglie degli alleati. Basti pensare che, in base al racconto degli studenti al sondaggio di Skuola.net, quando sono accaduti episodi che hanno avuto strascichi disciplinari, la maggior parte dei genitori non si è schierata apertamente dalla parte dell’insegnante. In circa la metà dei casi (49%) le famiglie solitamente hanno voluto approfondire la questione, mentre in quasi un terzo (29%) hanno optato per la strenua difesa dei figli. Solamente il 22% ha invece raccontato che la ‘denuncia‘ formale della scuola ha trovato sempre terreno fertile e appoggio da parte dei familiari dell’aggressore.
“Il moltiplicarsi di fenomeni di violenza e insubordinazione verso i professori a scuola è un problema generazionale? Sì, ma delle generazioni degli adulti” argomenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. “Infatti, pur senza giustificare gli studenti, è innegabile che se oggi stanno venendo meno i pilastri per arginare questo fenomeno la colpa non è solo dei più giovani“. Secondo Grassucci “mancano norme e protocolli di intervento efficaci per scoraggiare gli studenti a compiere determinati atti. Manca il supporto delle famiglie che è fondamentale per evitare di trasformare le scuole in tribunali. Non c’è adeguato supporto relazionale e formativo ai docenti affinché abbiano tutti gli strumenti per gestire un gruppo classe, soprattutto in contesti difficili“.