Gaza è ormai rasa al suolo. I numeri della tragedia umanitaria che si sta consumando in questa striscia di terra sono senza precedenti. Secondo le prime stime, l’esercito israeliano ha lanciato in meno di una settimana, il numero di bombe che gli USA hanno usato in Afghanistan in un anno. I bambini palestinesi morti a Gaza in sette giorni sono già 724. In Ucraina dal inizio della guerra sotto i bombardamenti russi hanno perso la vita 545 bambini.
Dinnanzi a questa violenza i governi europei dichiarano il proprio sostegno a Israele, ma all’interno delle capitali si moltiplicano le manifestazioni pro-Palestina. La ferocia dell’attacco israeliano viene condannata anche dall’ala progressista israeliana: intellettuali, diplomatici, giornalisti condannano l’approccio del governo Netanyahu. Che rischia ora di scatenare un inferno nella regione Mediorientale, e di provocare una destabilizzazione fatale nei rapporti fra Occidente e Oriente. In cui gli USA ne escono gravemente danneggiati. Le loro dichiarazioni incoerenti, sono destinate a scalfire ulteriormente la loro credibilità nei Paesi del sud globale, già in rotta di collisione con i “sistemi” del blocco occidentale.
La violenza dell’esercito israeliano a Gaza: la crisi umanitaria del popolo palestinese
La risposta israeliana agli attacchi di Hamas sta violando le norme del diritto internazionale. Che sancisce come “un conflitto o un’occupazione non esonerano uno Stato dal tutelare i diritti umani”. Ma i corridoi umanitari creati da Israele sono instabili. Fonti occidentali ed arabe avrebbero denunciato già 70 morti per via di bombe israeliane gettate sulle macchine di civili in fila nel tentativo di scappare da Gaza. Gli aiuti umanitari inoltre sono bloccati da giorni in Egitto al valico di Rafah. Funzionari giordani ed egiziani stanno esercitando nei fatti pressioni diplomatiche e politiche sul governo israeliano da giorni, per consentire il passaggio in sicurezza degli aiuti a Gaza attraverso il valico. Dove vi sono al momento più di 100 camion al confine. Ma mentre il lato egiziano è aperto, il lato palestinese è ‘non funzionante’, a seguito di numerosi attacchi aerei israeliani che hanno preso di mira la zona.
Conflitti in Medioriente a confronto: i numeri dell’attacco, feriti e sfollati
Secondo le prime stime i numeri dell’attacco militare a Gaza sono inquietanti. L’esercito israeliano ha lanciato 6.000 ordigni solo nei primi sei giorni di guerra, in un aerea densamente popolata di soli 365 km2. Solo per avere un termine di paragone la coalizione anti-Isis dei Paesi occidentali sganciò allora circa 2.500 bombe al mese, in una area, fra la Siria e l’Iraq, di ben 46mila km2. Secondo l’agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi solo nelle ultime 12 ore il numero degli sfollati sarebbe arrivato a circa 1 milione di persone. Alcuni di loro hanno cercato riparo dai bombardamenti negli uffici dell’ONU e negli ospedali, ma adesso a seguito dell’ordine di Israele di sgomberare la parte Nord non sanno più dove andare. L’OMS ha giudicato oltraggioso l’ultimatum israeliano di evacuare – circa 22 – ospedali a Gaza in 2 ore, definendola “una condanna a morte per i malati ed i feriti”.
L’Occidente ipocrita: la risposta incoerente degli USA e dell’Europa
In questa devastante crisi umanitaria gli USA rispondono con dichiarazioni e azioni incoerenti. Appoggiando da un lato l’azione militare di Israele tramite l’invio di munizioni e portaerei. E dichiarando dall’altro, come suggeriscono le parole di Blinken, ”il legittimo diritto del popolo palestinese alla dignità, alla libertà, alla giustizia e all’autodeterminazione”. A cui fa eco la debolissima risposta dell’Europa: prima accusa Israele di un attacco sproporzionato a Gaza, prendendone le distanze; poi rilascia dichiarazioni all’unisono in difesa di Netanyahu. Attaccato invece pubblicamente e coraggiosamente dalle fila più progressiste del mondo israeliano. Che lo accusano di aver creato in questi anni le condizioni per un escalation della violenza da parte di Hamas. Il governo Netanyahu quest’anno è stato difatti uno dei più violenti di sempre, provocando già prima del conflitto, un numero di morti civili palestinesi che non si raggiungeva dal 2014.
L’attacco via terra rischia di incrinare i rapporti fra Occidente e Oriente come mai prima d’ora. La violenza e la brutalità al di fuori delle norme internazionali che sta dimostrando l’azione militare israeliana a Gaza, avrà delle pesanti ripercussioni politiche a livello globale. Il blocco occidentale appoggiando le violazioni mette in serio rischio il rispetto del diritto internazionale, da dove derivano le fondamenta delle cosiddette “democrazie avanzate”. E il sud globale da questa “lezione” potrebbe trarre pericolose conclusioni. L’Occidente da una parte ha difatti difeso a spada tratta la causa Ucraina: difendendo la sua sovranità nazionale, denunciando i brutali crimini dell’esercito russo ai danni della popolazione civile. Ma dall’altra, dinanzi alle violazioni di Israele ripetutamente denunciate e documentate in questi anni dall’ONU, e dalle organizzazioni internazionali. Dimostra oggi col suo silenzio un’ipocrisia e un’incoerenza allarmante.