Prosegue senza un attimo di sosta la guerra in Medio Oriente: gli ultimi raid israeliani su Gaza avrebbero provocato altre 50 vittime, secondo i palestinesi. In tutto finora sono morti oltre 4mila palestinesi e oltre 1400 israeliani. Il vertice per la pace in Egitto, a cui ha partecipato anche la premier Meloni, si è concluso con un nulla di fatto. È saltata la dichiarazione finale a causa di uno scontro fra i paesi arabi e quelli dell’Occidente.
L’esercito di Israele è pronto all’attacco via terra. Nella notte del 22 ottobre bombardato un complesso sotterraneo appartenente ad Hamas nella moschea di Al-Ansar a Jenin, in Cisgiordania. Le forze israeliane avrebbero inoltre condotto un attacco aereo sugli aeroporti di Damasco e Aleppo, in Siria. E ora si tema che il Libano entri in guerra.
Gaza, esodo infinito
Il presidente Usa, Joe Biden, ha confermato i colloqui col Governo israeliano per ritardare l’invasione di Gaza, mentre il Pentagono ha annunciato il dispiegamento di sistemi di difesa in tutto il Medio Oriente. Il valico di Rafah, in Egitto, dopo che sono entrati nella Striscia i primi 20 convogli con gli aiuti, è adesso di nuovo chiuso. Intanto Hamas ha liberato due ostaggi americani: sono madre e figlia. E ha dichiarato: “Ci sono contatti in corso” con i mediatori arabi, Egitto e Qatar, “per la liberazione di altri ostaggi civili“.
Dopo due settimane di guerra spietata almeno il 42% (164.756) di tutte le unità abitative nella Striscia sono distrutte o danneggiate dall’inizio delle ostilità. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Edilizia Abitativa di Gaza, che l’Ufficio dell’ONU per gli affari umanitari ha citato. Si stima che gli sfollati nell’enclave palestinese siano 1.400.000 con 566.000 di questi rifugiati in 148 strutture di emergenza. Strutture che gestisce l’Unrwa, l’agenzia delle nazioni Uniti per i rifugiati palestinesi.
Il rischio che il Libano entri in guerra
“Non possiamo perdere di vista l’unico fondamento realistico per una vera pace e stabilità: una soluzione a due Stati” afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres su Twitter. “Gli israeliani devono poter vedere materializzati i loro legittimi bisogni di sicurezza” aggiunge. “I palestinesi devono poter vedere realizzate le loro legittime aspirazioni a uno Stato indipendente“.
E mentre l’ONU cerca di appellarsi all’umanità e alla razionalità, l’esercito di Tel Aviv sostiene che l’escalation degli attacchi da parte dei militanti di Hezbollah rischiano di “trascinare il Libano nella guerra“. “Hezbollah – avverte il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Jonathan Conricus – sta portando il Libano in una guerra dalla quale non otterrà nulla, ma nella quale rischia di perdere molto. Stanno aggravando la situazione“. Da parte italiana, nel frattempo, dopo il vertice al Cairo, la premier Meloni ha ribadito vicinanza a Israele nell’incontro avuto con il suo omologo Benjamin Netanyahu a Tel Aviv.
I sistemi di difesa degli Usa
Dopo il viaggio lampo di Biden a Tel Aviv, gli Stati Uniti hanno intanto annunciato il dispiegamento di sistemi di difesa “in tutto” il Medio Oriente. La giustificazione sta nella “recente escalation da parte dell’Iran e delle sue forze affiliate” nella regione. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha precisato che saranno schierati in tutta la regione “un sistema di difesa antimissile ad alta quota (Thaad) e diverse batterie di missili terra-aria Patriot“. Ma anche altri mezzi militari sono già in stato di “pre-schieramento“.
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dal canto loro annunciato di aver lanciato un attacco aereo su un complesso sotterraneo appartenente ad Hamas nella moschea di Al-Ansar, a Jenin, in Cisgiordania. All’interno della moschea si sarebbe nascosta una cellula terroristica che stava organizzando un attacco imminente. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, il bilancio dell’attacco sarebbe di un morto e 3 feriti.