Il Governo Meloni intende riformare in profondità l’ordinamento giudiziario nazionale e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, annuncia un’importante novità. Il progetto di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri non è affatto rimasto nel cassetto: “È nel nostro programma“. Ed entro la primavera, precisa il Guardasigilli, Via Arenula lo presenterà in Consiglio dei ministri.
La riforma, quindi, “non è affatto bloccata“. “Entro la primavera presenteremo il progetto sulla separazione delle carriere. Stiamo procedendo con la digitalizzazione” aggiunge Nordio. “La giustizia deve essere rapida, altrimenti è negata“. Semplicemente, nell’ottica del ministro, la riforma sulla separazione delle carriere deve seguire quella, politicamente più importante, del premierato. Ossia della elezione diretta da parte dei cittadini del capo del Governo, oggi nominato dal presidente della Repubblica sulla base delle indicazioni dei rappresentanti dei cittadini in Parlamento.
Nordio e una riforma ‘impossibile’
L’annoso progetto, controverso e contestato, della separazione delle carriere fra giudici e pm, si trascina da decenni in Italia. Adesso Nordio intende perseguirlo con determinazione e realizzarlo addirittura entro i prossimi 6 mesi. La separazione delle carriere richiede una revisione costituzionale osteggiata dall’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, secondo cui tale riforma “è un pericolo per la democrazia“.
Anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto sul tema sostenendo quanto annunciato da Nordio. “Per noi la giustizia rappresenta una priorità” ha dichiarato. “Ci stiamo impegnando in maniera forte perché la riforma della giustizia possa procedere di pari passo insieme a quella dell’Autonomia (delle Regioni, ndr.) e a quella del premierato. Con un’attenzione particolare alla separazione delle carriere tra inquirente e giudicante ma anche con una grande attenzione alla giustizia civile” ha osservato Tajani. “Migliorare la giustizia civile, vale il 3% del Pil“.
“Ci sono tre milioni di cause giacenti – ha precisato Tajani – e questo provoca un danno di circa tre punti del Pil ogni anno. Quindi dobbiamo assolutamente accendere un faro sulla situazione della giustizia civile per rispettare anche gli impegni che sono nel PNRR. E inoltre per rispettare gli impegni che abbiamo preso con l’Unione europea. Ma soprattutto dare risposte ai cittadini che hanno diritto di vedere difesi i loro interessi e avere certezza anche su questo fronte” ha concluso.
Test psicoattitudinali per i magistrati
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, torna poi sulla valutazione dei magistrati. In questi giorni infatti la maggioranza di Governo ha tirato in ballo la possibilità di “test psicoattitudinali” per la selezione dei magistrati facenti funzione di pubblici ministeri nella giustizia penale. “Il giudizio spetta sempre al Consiglio superiore della magistratura” ha detto Nordio. “Non vi è alcuna interferenza da parte del potere esecutivo e del Parlamento“. Si tratta inoltre di un progetto “elaborato in gran parte dal precedente Governo” spiega il ministro Guardasigilli. “La nostra apertura al dialogo è assoluta” conclude.
Il punto è che il clima è ancora troppo acceso dopo le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto (non nuovo a uscite ‘originali’ anche in materia di politica estera) sulla “opposizione giudiziaria” al Governo Meloni. Ma anche dopo gli ultimi decreti che hanno modificato le pagelle per i magistrati dando una stretta alla disciplina del collocamento fuori ruolo. Tanto che sarebbe stato lo stesso ministero della Giustizia a stoppare, in vista del Consiglio dei ministri, l’inserimento nei decreti attuativi della riforma Cartabia dei test psicoattitudinali per i magistrati.