Con la guerra in Ucraina e in Medioriente, il sistema globale Americo-centrico è entrato in crisi e si sta avviando inesorabilmente verso il multipolarismo. Siamo entrati ufficialmente, a detta degli esperti, in un assetto globale dapprima denominato “post-war”. Ovvero di “post-conflitto mondiale”, con la fine della Guerra Fredda nell’89. Ad un assetto oggi denominato “pre-war”, ovvero di “pre-conflitto”.
Dove l’ordine globale si sgretola e la potenza egemone di un tempo è minacciata da altre superpotenze, in prima fila quelle appartenenti ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina – Paesi fondatori – con l’aggiunta del Sudafrica nel 2010, e di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti nel 2024), che premono per costruire un altro ordine mondiale.
I simboli del potere USA nel mondo sono oggi posti in seria discussione dalle mosse dei BRICS. A partire dal dominio del dollaro, dove un numero crescente di transazioni, specialmente nel commercio dell’energia, come petrolio e gas, oggi viene effettuato utilizzando monete locali. Sfruttando spesso sistemi come la blockchain per scavalcare i sistemi di pagamento occidentali come lo Swift. Un cambio di rotta epocale rispetto agli ultimi trent’anni, dove gli ingenti flussi finanziari dei petrol-dollari avevano garantito al biglietto verde una stabilità inattaccabile. E un gravissimo problema per Washington che possiede oggi un debito pubblico insostenibile , stimato a circa 34 trilioni di dollari.
I BRICS e il commercio delle materie prime in valuta locale nel 2023
Gli equilibri geopolitici globali stanno cambiando velocemente, ed in questo clima teso e caotico sempre più esperti ed esponenti politici occidentali parlano drammaticamente di un’inevitabile guerra mondiale in arrivo. Senza alcun dubbio l’ordine mondiale Americo-centrico, che affonda le sue radici alla fine del secondo conflitto mondiale. Ma che è entrato in vigore a pieno ritmo con la fine della Guerra Fredda, oggi è in crisi. Dalla sicurezza del commercio marittimo, dei confini territoriali, al dominio del dollaro come moneta di riserva globale, molti dei simboli del potere USA non sono più inattaccabili, ma al contrario sono posti oggi in seria discussione. Dai Paesi dei BRICS, in primis, che dal conflitto in Ucraina, sotto la spinta russo-cinese, hanno abbandonato il dollaro per smerciare le proprie materie prime.
Nel 2023 infatti circa un quinto di tutto il commercio petrolifero mondiale è stato fatto con monete diverse dal dollaro. E l’utilizzo del dollaro nei commerci dei paesi BRICS è in forte diminuzione, stimato appena al 28,7%. La dura repressione degli USA nei confronti delle banche e dei fondi russi detenuti in dollari in tutto il mondo, ha accelerato inevitabilmente il processo di de-dollarizione dei commerci BRICS. Che temono la stessa rappresaglia in un futuro. E così perfino l’India, corteggiata dall’Occidente per arginare lo strapotere economico della Cina, non è seconda a nessuno nel processo di de-dollarizzazione dei suoi commerci. Nuova Delhi ha firmato difatti recentemente un accordo sul petrolio in rupie con gli Emirati Arabi Uniti e lavora per attuare lo stesso anche per quanto riguarda il petrolio importato dall’Arabia Saudita. Un processo di frammentazione finanziaria dunque è in corso e farà seguito ad altri importati passi.
Le prossime mosse dei BRICS: i Maharaja bond e l’allontanamento dai sistemi di pagamento SWIFT
La banca dei BRICS difatti, la New Development Bank, sta concludendo l’iter delle autorizzazioni per l’emissione di bond in valute locali stimato in 28 miliardi di dollari. Dove una parte, di circa 3 miliardi di dollari, sempre in valute locali, sarà destinata al finanziamento di progetti infrastrutturali presso le economie emergenti. Questi titoli, i cosiddetti Maharaja bond, essendo denominati nelle valute locali, nel medio periodo puntano a rafforzarne i tassi di cambio dei Paesi BRICS e a sostenerne le rispettive economie. Indebolendo inevitabilmente il biglietto verde come unica valuta di riserva globale. Una bruttissima notizia per gli USA che possiedono ad oggi un debito pubblico esorbitante, stimato a circa 34 trilioni di dollari. E che con l’operazione dei BRICS rischiano a breve di dover fare i conti con un cambio più debole e, quindi, con problemi d’inflazione e di spesa per interessi in aumento sull’enorme debito pubblico accumulato.
Raggiungere il grado di affidabilità del dollaro ovviamente non sarà cosa facile, ma i progetti dei BRICS sono consistenti. E puntano ad andare anche oltre la de-dollarizazione. Stanno lavorando infatti da tempo ad un progressivo allontanamento dai sistemi di pagamento occidentali made in USA come lo SWIFT. Sfruttando sistemi alternativi come la blockchain, e l’uso di nuove tecnologie come le valute digitali delle banche centrali, per scavalcare l’occhio onnipresente dello zio Sam. Che attraverso SWIFT è in grado di controllare che tutti i Paesi “alleati” non effettuino ad esempio scambi commerciali con gli Stati sottoposti a embargo dalla Casa Bianca. Non a caso anche Paesi europei a suo tempo come la Germania e la Francia progettavano un possibile nuovo sistema europeo alternativo allo SWIFT che bypassase gli USA, chiamato allora SPV. Per commerciare liberamente anche con quei Paesi sottoposti a embargo da Washington: come l’Iran.
Isolare la Russia è stato controproducente per gli USA
Rimuovere ogni volta le banche di un determinato Stato dal sistema SWIFT, si è rivelata alla fine una forma di sanzione controproducente per gli USA. Negli anni si è rilevato molto più potente dell’embargo, isolando gli istituti colpiti da tutte le altre banche del mondo e rendendo i trasferimenti di fondi molto più costosi. Ma applicato ad una superpotenza come la Russia, ha attivato un processo a catena ormai difficile da disinnescare. I BRICS hanno acquisito oggi la consapevolezza di doversi divincolare e tutelare dalle decisioni arbitrali dei governi USA. Dove nessuno sembra salvarsi. E la guerra in Medio Oriente non ha fatto che peggiorare ulteriormente la situazione. L’appoggio incondizionato degli USA ad Israele, che sta ripetutamente violando le norme del diritto internazionale, che costituisce l’impalcatura formale dell’ordine globale democratico occidentale promosso da Washington. Non è che l’ennesima dimostrazione di un’ipocrisia del potere statunitense, che non convince più e ciò che c’è di “peggio” non spaventa più.