La guerra nel Mar Rosso al centro del voto a cui martedì 5 marzo sarà chiamato il Parlamento italiano, per il varo della missione militare europea che Bruxelles ha deciso da una settimana. Le assemblee parlamentari, che dovrebbero essere il centro della vita politica di un paese democratico, spesso diventano semplici stanze di ratifica. Non ci sono molti dubbi, infatti, che Camera e Senato daranno il loro assenso, anche con la partecipazione di forze dell’opposizione. Del resto sarà il contrammiraglio Stefano Costantino a guidare la flotta europea dal cacciatorpediniere Caio Duilio.

L’Unione europea e i governi degli Stati membri, compreso quello di Giorgia Meloni, hanno stabilito l’avvio al più presto di una missione con un nutrito contingente, anche di navi italiane, per rispondere agli attacchi dei ribelli houthi dello Yemen, filo-iraniani. Questi ultimi, alleati di Hamas, protetti dall’Iran, bombardano le navi mercantili occidentali che transitano dal Canale di Suez e dal Mar Rosso. Lo fanno come risposta bellica alla guerra di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza. Una guerra che, motivata come risposta al pogrom nazista dei terroristi palestinesi in alcuni kibbutz il 7 ottobre 2023 (1200 israeliani morti), è diventata una carneficina mostruosa (30mila palestinesi morti, perlopiù donne e bambini).

Il cacciatorpediniere missilistico italiano “Caio Duilio”. Foto Ansa/Epa Adam Warzawa

L’Italia in guerra

La missione europea a cui parteciperà l’Italia si chiama Aspides. C’è stato in questi giorni nel Mar Rosso anche un attacco contro una nave italiana da parte dei ribelli houthi. Dunque il Parlamento si prepara a votare la risoluzione che consentirà di avviare l’operazione che Bruxelles ha già varato. I tempi stringono e le minacce dei ribelli yemeniti si moltiplicano di ora in ora. Questa volta nel mirino dei terroristi filo-iraniani non ci sono soltanto le imbarcazioni americane o britanniche, ma anche quelle europee.

Ma il problema è molto concreto e riguarda il benessere delle nostre società ricche. “Nel Mar Rosso passa il 15% del commercio globale – le parole della premier, Giorgia Melonidobbiamo rimanere concentrati su un quadrante che è cruciale per i nostri interessi nazionali e commerciali“. Il concetto è chiaro e brutale dal punto di vista del Governo. Proprio per questo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rilancia l’idea di una Difesa militare comune europea – un’idea che esiste dagli Anni Cinquanta del Novecento – per “far dialogare sistemi diversi per integrarli“.

Il capitano di vascello del cacciatorpediniere “Caio Duilio”, Andrea Quondamatteo. Foto Ansa/Marina Militare

La Caio Duilio nel Mar Rosso

I raid nel sud del Mar Rosso mettono a rischio commerci di esportazione italiani nel mondo per un valore di 6 miliardi di euro, come rilevato da Coldiretti. Una rotta sulla quale da mesi piovono razzi e droni lanciati dallo Yemen, con l’obiettivo di colpire le nazioni che sostengono il governo di Israele. Stati Uniti e Gran Bretagna su tutti. Alla missione europea Atalanta, che da anni sorveglia l’area contro la pirateria somala e che da 3 settimane è sotto il comando italiano, si aggiungerà a giorni Aspides. Lo scudo – come indica la parola greca – contro gli attacchi terroristici.

La base operativa sarà proprio sul Caio Duilio, il cacciatorpediniere della marina militare che ha intercettato e abbattuto un drone degli houthi. Al comando, invece, ci sarà il contrammiraglio Stefano Costantino, già a bordo del Duilio e pronto a guidare la flotta europea, anche questa già schierata nell’area. “Siamo pronti e addestrati per questo” spiega il comandante del Duilio, il capitano di vascello Andrea Quondamatteo. “Portiamo con noi l’esperienza delle navi che ci hanno preceduto“.

Perché quel mare conta

Il ruolo, tattico e strategico, dell’Italia nel Mar Rosso, che il Cdm ha discusso già lo scorso 25 gennaio, è rafforzato anche dall‘incarico di comando. L’Italia guiderà la Combined Task Force 153, all’interno della quale opera la ‘Prosperity Guardian‘, missione multinazionale rivolta proprio alla sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e nel golfo di Aden. Cioè – come ha detto lo stesso Crosetto in commissione Esteri e Difesa – “in quel tratto di mare oggi messo a rischio dagli houthi“.

Gli attacchi terroristici degli houthi – ha ribadito lo stesso ministro della Difesa – sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alla sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia“. Dal Canale di Suez, infatti, transitano percentuali importanti dei principali prodotti agroalimentari italiani, ma anche tabacchi e foraggere, come spiega Coldiretti. Ed è proprio in quell’area che operano i ribelli yemeniti che risparmiano, però, i mercantili che fanno riferimento a Cina o Russia.