Un’alba di arresti eccellenti in Puglia, quella del 4 aprile, per l’ipotesi di reato di voto di scambio. Una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Bari, su disposizione della Procura, ha portato ai domiciliari Sandro Cataldo. Si tratta del marito dell’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, del PD, anche lei sotto inchiesta, che si è dimessa. Cataldo è referente della lista Sud al centro. Arrestato inoltre il sindaco di Triggiano (Bari), Antonio Donatelli. Obbligo di dimora per sua moglie e suo figlio. Ai domiciliari va anche Armando De Francesco, consigliere circoscrizionale di Bari per Sud al Centro, secondo gli inquirenti collegato a Cataldo.

Per tutti seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati. La loro eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti. Intanto, però, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, “ha accettato le dimissioni dell’assessore ai Trasporti, Anita Maurodinoia“. Difficile pensare che potesse respingere l’atto dovuto di Maurodinoia, visto che le accuse dei magistrati sono gravi. Esisterebbe infatti un collaudato sistema di voti compravenduti, anche per soli 50 euro l’uno, perfezionato e utilizzato già due volte nel corso di recenti elezioni amministrative.

Da sin., Sandro Cataldo, Anita Maurodinoia e Antonio Donatelli. Foto Ansa/VelvetMag

Le indagini in Puglia

Sono in tutto 10 le misure cautelari che la procura di Bari ha chiesto. Un arresto in carcere, 7 ai domiciliari e 2 divieti di dimora a Triggiano. L’ipotesi è quella di un’associazione finalizzata alla “corruzione elettorale” in un’area della Puglia. Uno scopo che sarebbe stato raggiunto attraverso un meccanismo illecito con riferimento alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 nel comune di Grumo Appula. Ma anche a quelle del 3 e 4 ottobre 2021 nel comune di Triggiano.

Secondo l’impostazione accusatoria che il Giudice per le indagini preliminari (Gip) ha accolto, le indagini hanno consentito di disvelare un patto illegale che, in occasione di entrambe le consultazioni elettorali, ha orientato le preferenze di voto di numerosi elettori. Appunto attraverso il pagamento di denaro ed altre utilità nei loro confronti per ottenerne i voti. In particolare, le attività investigative delle forze dell’ordine della Puglia hanno evidenziato che Sandro Cataldo, marito dell’ex assessora Anita Maurodinoia, avrebbe acquisito illecitamente voti nello svolgimento delle consultazioni elettorali nel Comune di Triggiano nel 2021. Lo scopo era la rielezione dell’allora sindaco e di altri due consiglieri comunali, non destinatari delle attuali misure cautelari

Come funzionava il voto di scambio

Le preferenze erano assicurate ai presunti corruttori anche solo per 50 euro a voto. Coloro che accettavano l’accordo avrebbero dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti, sezione per sezione. Alcuni ‘gregari‘ degli organizzazione illecita verificavano il tutto nel corso delle operazioni di spoglio elettorale delle schede.

Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha accettato le dimissioni della sua assessora coinvolta nelle indagini per voto di scambio. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Ovvero si accertavano che le persone si fossero effettivamente recate al seggio. All’atto dello spoglio, inoltre, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti comprati. La sera del 6 ottobre 2021, in un cassone stradale di raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari, i carabinieri avevano fatto una significativa scoperta. All’interno c’erano frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero di schede fac-simile e volantini di propaganda elettorale.

La lista dei corrotti da pagare

Non solo. Su 2 fogli c’era un elenco di cittadini/elettori già ‘catalogati‘ per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale. Agli stessi l’organizzazione dei corruttori  doveva versare la somma di 50 euro a testa quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi era stato già trascritto un ‘ok‘ per certificare l’avvenuto ritiro della somma pattuita. Adesso per la Puglia c’è un’altra seria problematica politica, e non solo giudiziaria, da affrontare, dopo l’esplosione del caso Decaro a Bari.