Nel giro di poche ore, il 18 aprile, l’ex segretario del PD, Enrico Letta, presenterà il suo rapporto sul mercato unico al Consiglio Ue ma intanto parla Mario Draghi. L’ex premier ed ex governatore della Banca centrale europea (Bce) è intervenuto il 16 aprile a una conferenza a La Hulpe (Belgio) per anticipare i tratti essenziali del suo rapporto sulla competitività in Europa da finalizzare entro il prossimo giugno. “Abbiamo bisogno di un’Unione europea che sia adatta al mondo di oggi e di domani” ha affermato Draghi. “Quello che proporrò nel mio report è un cambiamento radicale: questo è ciò di cui abbiamo bisogno”.
Non pochi osservatori, anche stranieri, hanno visto nell’intervento di Draghi quasi un discorso da leader in pectore dell’Unione europea post-elezioni. Da tempo si rincorrono i rumors su Draghi presidente a breve del Consiglio europeo, se non presidente della Commissione. Come è noto, infatti, dal 6 al 9 giugno 2024 i cittadini della Ue saranno chiamati alle urne per il rinnovo dell’Eurocamera. I sondaggi sono ancora molto incerti; i partiti conservatori, soprattutto le frange di estrema destra, sono in ascesa. Ma non è affatto detto che alla fine le formazioni di Centrosinistra non riescano a prevalere, anche se di poco.
L’Europa secondo Draghi
In un contesto del genere la figura di Draghi potrebbe facilmente emergere. Tuttavia, paradossalmente, potrebbe ugualmente assurgere a un ruolo di primo piano se il baricentro politico dell’Unione si spostasse a destra. Non è certo un caso se Draghi in Italia fu scelto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla guida di un Governo di unità nazionale nel 2021, ancora in piena pandemia di Covid. Si tratta di una figura di alto profilo istituzionale, in grado di porsi al di sopra delle parti, coordinandole per un’azione comune, sebbene sia uomo dalle idee chiare e intransigenti sui punti fermi di una strategia politica.
A La Hulpe non ha mancato di dimostrarlo. “Credo che la coesione politica della nostra Unione richieda che agiamo insieme, possibilmente sempre” ha argomentato Draghi parlando del suo rapporto. “Dobbiamo essere coscienti che la coesione politica è minacciata dai cambiamenti del resto del mondo“, ha aggiunto Draghi. “Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo ottenere da soli o gareggiando a vicenda. Ci impone di agire come Unione europea in un modo che non abbiamo mai fatto prima“, ha sottolineato.
“Non abbiamo mai avuto una strategia industriale Ue” per rispondere a Stati Uniti e Cina, ha detto Draghi. “Abbiamo confidato nella parità di condizioni a livello globale e nell’ordine internazionale basato su regole, aspettandoci che altri facessero lo stesso. Ma ora il mondo sta cambiando rapidamente, ci ha colto di sorpresa“. E altri “non rispettano più le regole ed elaborano politiche per rafforzare la loro posizione” ha evidenziato.
Minacciati da Cina e Stati Uniti
Le politiche di potenze come Pechino e Washington “sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre. O, nel caso peggiore, sono progettate per renderci permanentemente dipendenti da loro“, ha evidenziando Draghi. Il quale ha citato l’esempio della Cina sulle tecnologie verdi e la politica industriale “su larga scala” degli Stati Uniti. “Ci manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali dal terreno di gioco globale ineguale“, ha sottolineato l’ex premier.
“Data l’urgenza delle sfide che affrontiamo, non abbiamo il lusso di ritardare le risposte fino alla prossima modifica dei Trattati“, ha detto Draghi. “Per assicurare coerenza tra i diversi strumenti politici, dobbiamo essere in grado di sviluppare un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se arriviamo alla conclusione che non è fattibile, in alcuni casi specifici dovremmo essere pronti a considerare di andare avanti con un sottogruppo di Stati“.
Energia, difesa, digitale
“Il punto chiave è che” finora “l’Europa si è focalizzata sulle cose sbagliate“. Davanti a potenze come Stati Uniti e Cina, ha osservato Mario Draghi, la risposta dell’Europa “è stata limitata. La nostra organizzazione, il processo decisionale e i finanziamenti sono progettati per un mondo di prima della guerra in Ucraina“. Ma anche “di prima del Covid, di prima della conflagrazione del Medio Oriente“. “Dobbiamo poter contare su sistemi energetici decarbonizzati e indipendenti e su un sistema di difesa Ue integrato. Sulla produzione domestica nei settori più innovativi e in rapida crescita, e su una posizione di leadership nel deep-tech (le rivoluzioni tecnologiche d’avanguardia, ndr.) e nell’innovazione digitale“.