Tra le cause che provocano più vittime nel nostro Paese si trova l’amianto. Infatti, ad oltre 30 anni dalla legge che lo ha messo al bando, ancora questa fibra non è sparita dal territorio nazionale (e non solo).
Con la legge 257/1992 si mette al bando l’amianto, in quanto pericolosissima sostanza in grado di procurare rischi letali sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. Secondo la SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale), in Italia sono ancora circa 6mila le persone vittime dell’amianto ogni anno. Infatti, nonostante la normativa italiana sia tra le più avanzate in materia, esistono ancora situazioni particolarmente rischiose. Tuttavia, sebbene questa fibra sia un rischio in molti casi, esistono alcune situazioni in cui non rappresenta un pericolo. Assodato ciò, risulta quantomeno importante scoprire in maniera approfondita cos’è l’amianto, quali sono i suoi effetti e cosa dice la legge in merito.
Dove si trova l’amianto
L’amianto è una fibra molto diffusa in natura e presente in minerali quali: Crisotilo (amianto bianco), Amosite (amianto bruno), Crocidolite (amianto blu), Tremolite (Anfibolo), Antofillite (Anfibolo) e Actinolite (Anfibolo). Sino agli Anni ’90 questa fibra trovava largo impiego nell’edilizia, poiché oltre al suo costo contenuto si rivelava resistente al calore, al fuoco, agli agenti chimici, all’usura (sia termica che meccanica) e all’abrasione. Oltre all’edilizia, questo materiale ha trovato largo impiego anche in altri settori quali l’industria di elettrodomestici e l’automotive. Un primo chiarimento sulla sua pericolosità è doveroso, in quanto già nel 1965 il DPR n. 1124 garantiva un particolare trattamento assicurativo per i lavoratori che si erano ammalati di cancro a contatto con l’amianto.
Volendo fare degli esempi concreti, l’amianto si poteva trovare nella realizzazione di pavimenti, tubature, canne fumarie o coperture per edifici. Usato anche come isolante termico nei cicli industriali che operano ad alte temperature (quindi: centrali termiche, termoelettriche, siderurgiche, vetrerie, fonderie, officine di ceramica, di laterizi, zuccherifici e distillerie). Diffuso anche il suo impiego domestico per la costruzione, ad esempio, di frigoriferi, ma anche di elettrodomestici sottoposti a stress termico, quali per esempio: asciugacapelli, stufe, ferri da stiro, forni. Nei trasporti, infine, l’amianto ha trovato il suo impiego sia nei mezzi pubblici che nelle auto private. Poteva trovarsi nella frizione, nelle guarnizioni o nei freni. Particolarmente usato anche per la coibentazione in navi, bus e treni.
Cosa dice la legge
I rischi causati dall’amianto derivano dalle fibre, danneggiate o deteriorate, che si disperdono nell’ambiente. Questo fa sì che possano essere inalate e quindi filtrare fino ai polmoni. Il deposito delle fibre negli organi respiratori provoca malattie molto gravi, tra cui proprio il cancro al polmone. Proprio per questo, oggi (o meglio da oltre 30 anni) è vietato l’uso, l’importazione e la commercializzazione di amianto. Tuttavia, come si può comprendere, non è la presenza delle fibre in sé ad essere un fattore di pericolo, ma è il loro deterioramento a renderle rischiose.
Anche a fronte di questo, la Legge 257 del 27 marzo 1992 ne vieta l’utilizzo da quel momento, ma non ne impone la rimozione. Esiste però l’obbligo di segnalare alle ASL la presenza di amianto, per monitorare l’integrità dei materiali e salubrità degli ambienti. In questo modo, la legge ha previsto maggiore praticità nel gestire l’annosa questione e salvaguardare le situazioni in potenziale pericolo. Tuttavia, l’esigenza di provvedimenti più incisivi per chi non rispetta la normativa sembra essere ancora, ad oggi, necessaria. A dimostrarlo, purtroppo, il numero di vittime.