È in arrivo il decreto 1 maggio: il Governo ne discuterà martedì 30 aprile in Consiglio dei ministri. Sul tavolo i temi del bonus sulle tredicesime per i lavoratori a basso reddito e gli sgravi per le aziende che assumono, soprattutto al Sud. Ma anche la detassazione dei premi di produzione.

I dossier in cima alle priorità di Governo per questa settimana sono per lo più economici, a partire da una serie di misure per il lavoro. Una sorta di nuovo ‘pacchetto’ Primo Maggio da portare in Cdm appunto il 30 aprile, ovvero alla vigilia della festa dei lavoratori. Si tratta quasi di una tradizione per l’esecutivo. Lo scorso anno il Governo Meloni aveva varato un decreto ad hoc proprio nel giorno della ricorrenza.

Giorgia Meloni. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

I provvedimenti del decreto

La premier ha comunque illustrato i nuovi interventi prima ai sindacati, convocati a sorpresa a Palazzo Chigi il 29 aprile per ascoltare le novità. Il tutto in una riedizione del decreto 1 maggio dello scorso anno: il provvedimento che sostituì il reddito di cittadinanza con quello di inclusione, scatenando l’ira dei sindacati. Stavolta la convocazione e il Consiglio dei ministri non sono proprio a ridosso del 1 maggio ma resta l’irritazione delle parti sociali per la mancanza di una vera trattativa sui provvedimenti che riguardano i lavoratori.

Le norme sono ancora in via di definizione, ma qualche punto fermo si può già mettere. Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, a margine della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara assicura che riuscirà a portare in Cdm il decreto legislativo sull’Irpef, attuativo della delega fiscale. La novità più vistosa, e costosa, contenuta nel decreto è il bonus sulle tredicesime.

Nell’ultima bozza lo si definisce “un’indennitàfino a 100 euro ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro, con coniuge e almeno un figlio (anche se nato fuori dal matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato) a carico. Proprio “a causa della limitatezza delle risorse disponibili” la misura, spiegava la relazione illustrativa, si limita al 2024, nell’attesa dell’introduzione strutturale di un regime fiscale sostitutivo sulle tredicesime per i lavoratori dipendenti.

Foto X @sole24ore

Fondi strutturali e PNRR

L’altro provvedimento atteso è il decreto legge Coesione, che riscrive le regole per gli oltre 40 miliardi di fondi europei che la Ue assegna all’Italia ogni 7 anni. E che il nostro Paese fatica a spendere: siamo penultimo in Europa, a causa di ostacoli burocratici e scarso coordinamento tra amministrazioni. Problemi che, con il rigido cronoprogramma del PNRR, il Governo Meloni ha già dovuto affrontare.

Per questo l’idea è di applicare anche ai fondi strutturali le stesse regole di gestione del PNRR. Ossia, dalle sanzioni agli enti che non rispettano i tempi dei progetti al coordinamento centralizzato a Palazzo Chigi. Passando per una razionalizzazione della destinazione delle risorse. L’obiettivo della riforma è “intervenire strutturalmente su alcuni limiti e deficit” delle politiche di coesione del nostro Paese, ha detto il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.

Si mette quindi in campo “un modello di governance in grado di rendere efficaci ed efficienti l’utilizzo di queste risorse“. Il decreto Coesione contiene poi una parte che riguarda il lavoro. È qui che saranno declinati i provvedimenti a cui ha fatto riferimento la stessa ministra del Lavoro, Marina Calderone (che la scorsa estate suscitò proteste in Parlamento e nel Paese per le sue affermazioni sul Reddito di cittadinanza). Cioè i sostegni alle aziende che assumono, le politiche attive e la formazione.