Per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina, due anni fa, e dall’invasione di Gaza da parte di Israele, quasi 7 mesi fa, il capo di Stato maggiore dell’Esercito afferma l’urgenza di un riarmo immediato per l’Italia. “Si deve rivedere l’Esercito sotto diversi profili” ha dichiarato al Corriere della Sera il generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, da febbraio Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. “Sono cambiati gli scenari, le minacce e, quindi, le esigenze, anche degli altri paesi NATO”.

Il riferimento è ai paesi dell’Est Europa, vicini alla Russia. Ma forse anche alla Francia, il cui presidente, Emmanuel Macron, è tornato a parlare, il 2 maggio, della concreta possibilità di inviare truppe occidentali a combattere i russi in Ucraina. L’Unione europea ha paura. La Russia di Putin ha saputo aggirare le sanzioni; ha riconvertito la proprio economia a economia di guerra. Ha stretto le maglie della libertà accrescendo il regime di terrore che vige nel paese. Adesso sta sfondando le linee di difesa ucraine e guadagna terreno giorno dopo giorno.

Carmine Masiello. Foto Ansa/Paolo Salmoirago

“Non sappiamo cosa ci aspetta”

Ma gli Usa e la Ue non possono consentire agli invasori dell’Ucraina di arrivare a Kiev e instaurare un regime fantoccio: sarebbe una catastrofe civile, politica e militare in grado di travolgere la credibilità del Vecchio Continente. Così, a Macron che al Financial Times torna a parlare della possibilità concreta “se l’Ucraina lo chiedesse” di inviare truppe, quantomeno francesi, ha replicato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Non siamo in guerra con la Russia, non invieremo mai soldati a Kiev” ha dichiarato il capo della Farnesina.

Chissà cosa ne pensa il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Masiello. Le sue dichiarazioni, pur non confliggendo con quelle del ministro e vicepremier Tajani, sono l’espressione di una preoccupazione improvvisamente fattasi molto urgente. “Dobbiamo rivedere soprattutto i principali sistemi d’arma, potenziare gli strumenti, adeguare le strutture e le procedure d’impiego. Bisogna sbrigarsi, perché non sappiamo cosa accadrà” aggiunge. Per Masiello bisogna puntare “sui giovani, gli unici capaci di intercettare i cambiamenti. Hanno idee da vendere, saranno ascoltati“.

Mentre politica e diplomazia fanno il loro lavoro – ha aggiunto ancora parlando al Corriere della Sera – noi dobbiamo impegnarci a farci trovare pronti”. In modo da sperare “di non dover mai entrare in azione. L’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile“. Per Masiello, “bisogna attrezzarsi per i grandi cambiamenti nel modo di combattere“. Come? Servono “Tecnologia, addestramento, valori. Saranno i filoni del mio mandato“.

Artificieri dell’esercito italiano. Foto Ansa/Esercito italiano

La guerra in Ucraina ha cambiato tutto

Secondo il capo di Stato maggiore dell’Esercito la guerra in Ucrainaha cambiato i paradigmi sul campo. Siamo tornati al confronto fra unità meccanizzate e corazzate, all’uso delle artiglierie, carri armati, macchine specializzate per la mobilità e contro-mobilità. Perfino alle trincee. Per noi europei, che veniamo da anni di missioni di pace, è stato dirompente“.

A ciò si uniscono “l’uso massiccio di droni e l’importanza dei nuovi domini, della guerra cibernetica, della disinformazione per orientare le opinioni pubbliche e il morale dei combattenti. Scambiare informazioni con l’Intelligence è fondamentale“. Per troppo tempo, ha sottolineato il generale, “non si è considerato l’Esercito una forza armata tecnologica. Bisogna invece stare al passo con i mezzi a disposizione di eventuali avversari. Va recuperato anche un gap con le ‘sorelle’: la Marina e l’Aeronautica. E occorre accorciare i tempi di individuazione delle tecnologie necessarie, sburocratizzare le procedure di acquisizione, aderire alla velocità del mondo che evolve“.

Non solo. Ad oggi, l’organico dell’esercitonon è sufficiente“. I due scenari di guerra – Ucraina e Striscia di Gaza – “ci insegnano che serve la massa, perché le forze si logorano e le si devono rigenerare. Un problema che si affronta con un incremento anche modesto delle consistenze delle singole forze armate. Servono almeno 10mila soldati in più, come ha affermato l’ammiraglio Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa. A esse bisogna inevitabilmente affiancare riserve, per aumentare gli organici all’esigenza“.