I magistrati genovesi che stanno indagando sulla tangentopoli in Liguria interrogheranno Giovanni Toti il 23 maggio. Il presidente della Regione è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e falso dal 7 maggio scorso. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto, il governatore si era avvalso della facoltà di non rispondere, dando disponibilità a essere sentito una volta terminata la lettura delle carte.
Appena conclusa la lettura del fascicolo, Toti aveva di nuovo chiesto di poter deporre e il suo legale, l’avvocato Stefano Savi, aveva cercato quasi quotidianamente una data da concordare con i pm. Ma il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, aveva precisato nei giorni scorsi in una nota che l’interrogatorio della presidente della Regione Liguria “non era dovuto“. E che a decidere “se e quando” farlo sarebbe stato il pubblico ministero.
Toti e gli ‘strani’ bonifici
A quanto trapela dagli uffici giudiziari di Genova, i magistrati sono interessati a capire, in particolare, cosa riguardino effettivamente 3 bonifici per 55mila euro. Denaro che sarebbe transitato dal conto Intesa del Comitato Toti a quello personale del presidente, presso Carige. Il tutto con un’operazione che avrebbe mescolato i finanziamenti. Ossia quelli versati legalmente dai sostenitori al patrimonio personale di Giovanni Toti.
Secondo gli stessi finanzieri che hanno indagato sulla vicenda, quell’Iban di Toti (il codice del conto corrente bancario tramite il quale accreditare o addebitare un bonifico) sarebbe stato “abitualmente utilizzato come conto politico“, scrive la Repubblica. Gli inquirenti vogliono scoprire, inoltre, se e come l’autorevole destinatario utilizzasse quei fondi, arrivati, fra gli altri, dal ‘re’ della logistica portuale genovese Aldo Spinelli, anch’egli adesso agli arresti domiciliari.
A cosa servivano quei soldi, la cui causale appare solo in qualità di “contributo per attività politica“? Gli investigatori vorrebbero quindi acquisire i movimenti bancari per capire se il denaro del Comitato elettorale per Giovanni Toti sia realmente stato usato dal governatore soltanto per la politica oppure per altri scopi.
I pm sentiranno Bucci e Aponte
Giovedì 23 maggio sarà dunque il giorno in cui Toti dirà ai giudici la sua verità articolando la sua difesa. Il suo legale, l’avvocato Savi, l’aveva già ampiamente annunciata nei giorni scorsi: “Non ho commesso alcun reato. Dimostrerò la correttezza del mio operato“. A stretto giro i pm interrogheranno anche due protagonisti delle vicende liguri e genovesi in particolare, che non risultano sotto inchiesta.
Ovvero il sindaco di Genova, e politico vicino a Toti, Marco Bucci, e l’armatore Gianluigi Aponte, miliardario fra i più ricchi al mondo, fondatore e proprietario della Mediterranean Shipping Company S.A. (MSC). Aponte e Bucci sono finiti nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta e dovranno chiarire i loro rapporti col governatore e con Aldo Spinelli. Non si può escludere che a loro tocchi parlare prima di Toti. Entrambi saranno comunque ascoltati in qualità di persone informate sui fatti.
Secondo interrogatorio per Spinelli
Potrebbe verificarsi, inoltre, un secondo giro di interrogatori, questa volta davanti ai pubblici ministeri, per Aldo e Roberto Spinelli. Il primo, come detto, è ai domiciliari; il secondo ha a suo carico una misura interdittiva ma non cautelare. Entrambi – padre e figlio – sono coinvolti nell’inchiesta penale della procura dei Genova. Aldo e Roberto Spinelli hanno già parlato davanti al Giudice per le indagini preliminari (Gip), Paola Faggioni, e non è escluso che i loro avvocati, Andrea Vernazza e Sandro Vaccaro, possano chiedere di parlare ancora. In tutto ciò non manca un giallo: il verbale di Spinelli junior, che avrebbe asserito che il presidente Giovanni Toti faceva “sceneggiate” perché “voleva i finanziamenti illeciti“. Affermazioni esplosive. La procura ha chiesto al giudice di nominare un perito che riascolti la registrazione e poi la trascriva.