Una memoria difensiva di 17 cartelle e un interrogatorio di 8 ore a cui Giovani Toti non si è sottratto rispondendo a 180 domande dei magistrati. “Ho fatto solo politica. Ogni euro che ho preso l’ho rendicontato” è la sintesi del suo discorso. Nella caserma della Guardia di finanza di Molo Giano, nel porto di Genova, questa volta il governatore ligure ha parlato, giovedì 23 maggio. Aveva chiesto di farlo ed è stato accontentato dopo che in un primo momento la procura aveva fatto sapere che l’interrogatorio “non era dovuto”. E che sarebbe stato deciso a discrezione dei pm.
È chiaro che i procuratori volevano chiamare Toti a rispondere dei suoi atti, dopo averlo fatto arrestare, ai domiciliari, lo scorso 7 maggio con l’accusa di corruzione e falso in atto pubblico. Il giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni, aveva infatti autorizzato le misure cautelari, dopo che l’équipe del procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, aveva depositato la richiesta a fine dicembre 2023. Prima di sentire Toti, però, i pm hanno voluto cominciare a chiarire il quadro della situazione, interrogando il re della logistica del porto di Genova, Aldo Spinelli.
Le accuse a Toti
Nell’inchiesta che ha scoperchiato la tangentopoli genovese, le accuse fanno tremare i polsi: Spinelli chiedeva a Toti favori (in termini di concessioni e autorizzazioni) per fare affari nel porto. In cambio dava o prometteva fiumi di denaro per il finanziamento dell’attività politica del presidente della Liguria o per altri usi da capire. E quest’ultimo li accettava, anzi, forse, era lui stesso che andava a richiederli all’imprenditore.
Non solo. Gli uffici giudiziari hanno messo nel mirino 3 bonifici per 55mila euro. Denaro che sarebbe transitato dal conto Intesa del Comitato Toti a quello personale del presidente, presso Carige. Il tutto con un’operazione che avrebbe mescolato i finanziamenti. Ossia quelli versati legalmente dai sostenitori a quelli del patrimonio personale di Giovanni Toti. A cosa servivano quei soldi?
“Non mi sono mai arricchito”
Per Giovanni Toti, però non c’è ombra di corruzione. Ai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, affiancati dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, il governatore ha detto la sua verità: “Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica. Nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati“.
Il presunto voto di scambio
“Non è mia intenzione sottrarmi al Vostro esame. Ma oggi, così come in futuro, vi è da parte mia – si legge nella memoria difensiva – la ferma volontà di collaborare, con trasparenza ed onestà, alla ricostruzione della Verità. Nel supremo interesse della Giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare“.
#piazzapulita “Abbiamo finanziato Forza Italia, la Lega, il PD”, diceva Aldo Spinelli all’inviata Francesca Carrarini nel 2021, “Non sono finanziamenti illeciti, sono dichiarati”. Oggi l’imprenditore si trova ai domiciliari. https://t.co/zR2pL1LM4q
— La7 (@La7tv) May 23, 2024
“Ogni dazione di denaro – è alla fine il cuore del ragionamento di Toti – è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata“. Per quanto riguarda il voto di scambio, scrive ancora Toti nella memoria, “vinsi le elezioni con circa 380mila voti. Il sostegno della Comunità riesina (di cui fanno parte presunti mafiosi che avrebbero sostenuto la lista del governatore, ndr.) si sostanzia, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti. Giusto per proporzione e per capire che l’apporto non è tale da turbare l’equilibrio democratico del voto, per altro particolarmente irrilevanti nel caso del candidato, Ilaria Cavo, a cui si attribuisce il mio appoggio“.
Toti si dimetterà?
Adesso Toti, che ha sempre dichiarato di non aver commesso reati, è intenzionato a chiedere al Giudice per le indagini preliminari la revoca degli arresti domiciliari. Sarà uno snodo fondamentale di questa vicenda. Se la dottoressa Faggioni dovesse accettare e rimettesse in libertà il presidente della Liguria, egli potrà confrontarsi con la sua maggioranza e con i suoi collaboratori. E decidere se dimettersi o meno dalla carica di governatore.
Per capire se Toti tornerà presto libero occorrerà attendere almeno una settimana. Da più parti, anche nel Centrodestra nazionale, si preme perché si dimetta. Una mossa, le dimissioni, funzionale a una più limpida strategia legale difensiva. Una ‘ritirata strategica’ dal punto di vista politico. Di certo gli alleati di Toti non rimarrebbero a guardare e il vuoto da lui lasciato sarebbe rapidamente riempito.