Un vero e proprio terremoto si sta per propagare nell’economia mondiale. Il presidente americano Biden ha infatti deciso di inasprire i dazi contro la Cina, compromettendo ulteriormente le relazioni con il Dragone. Che stanno velocemente precipitando. Mentre l’asse Pechino-Mosca non potrebbe essere più forte di così.
Recentemente infatti Putin si è recato in Cina, ed ha rafforzato la cooperazione militare ed economica con il Dragone. Dove entrambi perseguono l’obbiettivo comune oggi di detronizzare il dollaro. La mossa dell’amministrazione Biden rischia oggi non solo di gettare ulteriormente benzina sul fuoco, in un quadro geopolitico globale già precario. Ma anche di compromettere le prestazioni di aziende pioniere dell’high tech degli USA e dell’Europa. Il pericolo di una risposta di Xi Jing Ping a questo ultimo e alquanto disperato provvedimento, potrebbe costare molto caro all’Occidente. Già posto sotto pressione dalle guerre e dall’incessante inflazione. Tentare di isolare il Dragone significa porre un freno alla crescita globale.
Biden ed i nuovi dazi alla Cina: i risvolti su semiconduttori, veicoli elettrici e pannelli solari
Se con la recente visita di Xi Jing Ping in Europa, si è avuta la speranza di una distensione dei rapporti fra blocco occidentale e quello sino-russo, purtroppo non è così. I rapporti commerciali tra Washington e Pechino non potrebbero infatti oggi essere dei peggiori. E il provvedimento appena intrapreso dall’amministrazione Biden si appresta ad infuocare l’escalation fra le due superpotenze globali. Biden avrebbe infatti appena imposto nuovi dazi ai beni fabbricati in Cina. Rincarando del 25% su acciaio e alluminio, 50% sui semiconduttori e sui panelli solari, e addirittura del 100% sui veicoli elettrici Made in China. Ma gli USA, che oggi più che mai temono l’ascesa delle industrie cinesi nell’elettrico, pur di impedire la corsa di Pechino hanno deciso di imbracciare un vero e proprio scontro economico frontale.
Quello che stanno facendo però non solo è molto pericoloso, ma anche controproducente per le aziende occidentali. Una guerra commerciale di questa portata infatti porta sempre ad aumento dei prezzi. E questi rincari colpiranno celle solari, batterie, e la grafite, essenziale per i prodotti tecnologici, come gli smartphone, computer, e molto altro. Ma quante aziende europee e americane hi tech oggi dipendono dai prezzi di questi materiali? Per fare totalmente a meno di Pechino e rifornirsi altrove ci vuole troppo tempo, e nel mentre questo sta già comportando ritardi dell’offerta e l’innalzamento dei prezzi. Perché la verità è che sono innumerevoli le materie prime, ed i prodotti semi-lavorati, ancora importati al livello globale dal Dragone, visto che i suoi prezzi sono i più competitivi.
Il Dragone e l’asse con Mosca: rafforzata l’alleanza militare ed economica
Isolare il Dragone non è affatto un impresa semplice, né tantomeno sensata. Pechino è il più grande partner commerciale di 100 Paesi. E se Xi Jing Ping decidesse di rispondere oggi ai dazi americani, assisteremmo ad una fiammata inflazionistica senza precedenti. Nelle mani di Pechino, infatti, vi sono le sorti di gigantesche aziende come Tesla, che ha in Cina una delle sue più importanti fabbriche, e ne rappresenta il suo secondo mercato. Xi Jing Ping potrebbe decidere di imporre tasse anche a giganti americani come General Motors e Ford, per le quali il mercato cinese è vitale. Gli USA dunque stanno rischiando grosso, attaccando la seconda potenza economica globale dalla quale dipende ormai il progresso delle sue stesse aziende a stelle e strisce globali.
Gli USA sono minacciati non solo dal punto di vista macroeconomico, ma anche monetario. Pechino sta inseguendo uno dei suoi progetti chiave, che è quella de-dollarizazione. Che rappresentano tra l’altro uno dei punti cardine di unione fra Russia e Cina. Dove anche la cooperazione militare non potrebbe essere più solida. Com recita la dichiarazione congiunta firmata a Pechino dai due presidenti questo aprile, che afferma come “Mosca e Pechino continueranno a rafforzare la fiducia e la cooperazione nella sfera militare e ad espandere la portata delle esercitazioni e dell’addestramento militare“. Nel dettaglio i due Paesi sono pronti a tenere regolarmente pattugliamenti navali e aerei congiunti, a rafforzare il coordinamento e la cooperazione a livello bilaterale e multilaterale, e ad aumentare il potenziale e il livello delle risposte congiunte alle sfide e alle minacce. Un asse anti-USA a tutti gli effetti.