A Rafah, nell’ultimo lembo meridionale della Striscia di Gaza, sarebbero almeno 50 le vittime del bombardamento israeliano di un’area di salvaguardia umanitaria, piena di civili ammassati. Israele ha infatti compiuto il raid sul campo profughi nel nord-ovest di Rafah, nel quartiere di Tal al Sultan. Lo riferiscono fonti dell’organizzazione terroristica di Hamas, che governa la Striscia di Gaza. Proprio per colpire elementi di Hamas sarebbe avvenuto il bombardamento, che però ha provocato un massacro di persone inermi e innocenti.
Hamas – responsabile del pogrom di stampo nazista del 7 ottobre 2023 contro oltre mille civili israeliani – a seguito del quale è scoppiata la guerra di Gaza – ha rilasciato un comunicato. E ha affermato che “l’occupazione israeliana ha commesso un terribile massacro“. Una strage avvenuta “bombardando intensamente e intenzionalmente il centro per sfollati di Barkasat dell’UNRWA“. Si tratta dell’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi, “a nord-ovest del governatorato di Rafah“. Secondo le autorità della Striscia, la maggior parte delle vittime è composta da donne e bambini. Sono ormai oltre 8 mesi che in questa guerra muoiono soprattutto donne e bambini. Si contrano più di 32mila morti palestinesi, oltre a circa 1200 israeliani. Hamas detiene ancora in ostaggio circa 130 israeliani rapiti il 7 ottobre 2023.
Israele: “Abbiamo colpito sede Hamas“
Da parte sua, l’esercito di Israele ha confermato l’attacco a Rafah avvenuto alla sera del 26 maggio. E ha precisato di aver mirato una sede di Hamas mentre era in corso una riunione di alto livello del gruppo terroristico. “L’attacco è stato contro terroristi, che sono un bersaglio in conformità con il diritto internazionale. Abbiamo utilizzato munizioni di precisione sulla base di informazioni di intelligence che indicano l’uso dell’area da parte di terroristi di Hamas“. Così l’IDF (Israel Defense Forces) in una nota. L’esercito ha sostenuto come l’attacco abbia causato un incendio che si è diffuso in un campo per sfollati palestinesi, causando vittime tra i civili.
Secondo le forze armate dello Stato ebraico, durante l’operazione sono stati uccisi due alti funzionari islamisti. Ovvero Yassin Rabia, responsabile delle operazioni di Hamas in Cisgiordania, e Khaled Nagar, un membro dell’ala di Hamas in Cisgiordania. “A seguito dell’attacco e del conseguente incendio sarebbero state colpite diverse persone non coinvolte; l’incidente è in fase di esame” ha affermato l’IDF.
La Mezzaluna rossa palestinese (simile alla Croce rossa) ha denunciato anch’essa il massacro. “Le nostre ambulanze trasportano un gran numero di martiri e di feriti in seguito all’attacco dell’occupante sulle tende delle persone sfollate vicino alla sede delle Nazioni Unite, a nord ovest di Rafah“, ha fatto sapere l’organizzazione sanitaria su X. “Questo luogo era stato indicato dall’occupazione israeliana come una zona umanitaria” ha sottolineato la Mezzaluna rossa.
Spagna, Irlanda e Norvegia
A fronte della strage a Rafah, martedì 28 maggio Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno lo Stato di Palestina. A oggi sono 140 su 193 gli Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina. Finora la Svezia era l’unico Stato dell’Unione europea ad averlo fatto nel 2014. “I nostri tre paesi, Irlanda, Norvegia e Spagna, vivranno una giornata storica che sicuramente ci avvicinerà all’obiettivo che tutti desideriamo. Ossia raggiungere una coesistenza pacifica e sicura in Medio Oriente“.
Così il ministro degli Esteri spagnolo, Manuel Albares, annunciando il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. Albares ha quindi condannato come “scandaloso ed esecrabile” un video pubblicato dal suo omologo israeliano Israel Katz intitolato “Hamas: Grazie Spagna” in cui si accostano immagini della bandiera spagnola e ballerini di flamenco a spezzoni delle atrocità compiute da miliziani di Hamas il 7 ottobre.