Dopo il successo di X-Factor Il Solito Dandy torna con Irresistibile, il nuovo singolo per Neverending Mina con distribuzione ADA/Warner. Questo brano rappresenta un viaggio intenso di rinascita, ricco di speranza e di nuovi inizi. Ed è proprio con Il Solito Dandy che ne abbiamo parlato, qui, in questa intervista, su VelvetMAG.
«Chissà un giorno, un feat con Renato Zero!», mi chiedevo quando sul palcoscenico di X-Factor, Il Solito Dandy è apparso uno dei concorrenti della più recente edizione del talent show. Ho colto il momento adatto per chiederlo direttamente a lui in questa intervista che parla del processo di guarigione che ogni esser umano affronta nella propria vita. Che poi è il focus del suo nuovo singolo dal titolo Irresistibile.
Un progetto che ha una sua singolare identità, partendo dalla cover del singolo realizzata con l’intelligenza artificiale. Mi colpisce quanto questo strumento – che è anche oggi argomento di dibattiti e discussioni – sia per Il Solito Dandy – all’anagrafe Fabrizio Longobardi – un ‘vettore’ che porta alla libertà: «La cover è stata fatta con l’intelligenza artificiale insieme ad Enrico che è il grafico con cui lavoro. Mi incuriosisce, perché l’intelligenza artificiale lavora con il linguaggio dei sogni. Un linguaggio non definito. L’idea di non avere limiti, è la cosa che mi fa sentire più libero».
Ma l’estro creativo di Fabrizio, insieme a tutto il suo team, si percepisce anche da questa presenza importante che appare sulla cover: un’aragosta, che è donna, tranquillità, ritrovamento, amore: «E nel videoclip di Irresistibile, mi sono chiesto: “Perché non smascherare questo volto dell’amore? L’abbiamo fatto!”». Con un sound che ci riporta agli Anni Ottanta, Fabrizio, ma quanto ci fai ballare con il tuo nuovo singolo? Azionate la palla da discoteca e fra le luci psichedeliche, cliccate play!
Intervista esclusiva a Il Solito Dandy per VelvetMAG
Irresistibile è il titolo del tuo nuovo singolo. Un brano che parla di quella rinascita che si desidera dopo tante ferite, trovando poi la bellezza nel processo di guarigione. Quante volte ti sei trovato nella condizione di dover guarire da qualcosa e, se sì, quando è successo?
E’ una domanda molto interessante, perché ci pone a riflettere sul nostro metodo di guarigione e ovviamente, nel mio percorso di vita, se ci penso un attimo, forse il mio trauma più grande che ho avuto è stata la perdita di mio padre da bambino. Il momento di guarigione è arrivato col tempo e devo ammettere anche un po’ tardi, insieme alla consapevolezza di essere un adulto e di valutare quell’episodio come un qualcosa che ha formato il mio carattere e la persona che sono oggi. Tante volte, sembra che dai traumi si veda solo il nero. Tante volte, nascono invece delle opportunità. La morte di mio padre è stato un episodio importante che probabilmente mi ha dato poi l’opportunità di sapermi buttare nel mondo della musica in una maniera diversa. Se oggi ci fosse stato mio papà, non so se avrei fatto il musicista.
Ma Irresistibile parla anche di altre cose e non solo di me, ma di una serie di persone che mi hanno confidato vissuti molto intimi, personali e anche molto brutte. D’altronde, la vita non è sempre ‘rose e fiori’, però, io ci credo un po’ a questa rinascita. Credo nel fatto di riscoprirsi e reinventarsi, anche solo di avere la possibilità di dire: «Cavolo, se sento qualcosina che si muove dentro, forse lo devo ascoltare».
Tutto questo tuo racconto avviene sotto note che ricordano molto gli Anni Ottanta.
Le canzoni dei grandi cantautori che cantiamo ancora oggi, sono quelle canzoni che trainano. Mi ricordo quando in Costa Azzurra, da bambino, mentre ero in vacanza con i genitori, di fianco c’erano dei ragazzi adolescenti con la chitarra che cantavano Battisti e intonavano “Non sarà un’avventura…”. Ero un bambino, eppure, ascoltandola, mi riportava a qualcosa di puro, eterno, non sapendo – appunto – che era Battisti. Senti queste canzoni che aleggiano, ed è come se facessero parte di un qualcosa che hai dentro. Fa parte della nostra cultura. Quindi, è la canzone che diventa trainante. Mi piace l’idea della cantabilità, ovvero l’idea della canzone che tutti possono cantare. Quindi sì, con questi ascolti ed il fatto di essermi così tanto appassionato alla canzone italiana, e quasi naturale che ci siano delle influenze sonore così importanti.
Nella tua carriera c’è un prima e un dopo X-Factor, non possiamo non considerarlo.
Prima di partecipare ad X-Factor, ero un ragazzo che lavorava tutti i giorni da Zara nel reparto bambino. Avevo un lavoro part-time ma con un sacco di straordinari per riuscire poi ad investire quei soldini in musica e al mattino, mi svegliavo presto per lavorare alle canzoni. Una vita davvero tanto, tanto frenetica. Durante X-Factor ovviamente, vivi un sogno, una realtà nuova.
Il programma per me è stato un episodio molto concentrato, quasi di potenziamento e dove, ti abituano, a quella che è la vita oggi. Ma non solo! Il talent mi ha dato la possibilità di lanciarmi anche su altri ‘lidi’ che magari, da solo, non avrei mai fatto. L’oggi, è molto divertente ma non te lo so spiegare, in quanto succedono così tante cose a tratti surreali, tanto da esclamare: «Ok! E’ una nuova vita!». Una vita nella quale ti ritrovi a rieducarti a nuovi ritmi, difficoltà, ma fatta di grandi soddisfazioni.
Ultima edizione di X-Factor nel team di Dargen Damico. Il tuo nuovo singolo lo ha sentito in anteprima?No. Non lo so! Adesso che me lo dici glielo mando. Gli invio sempre cretinate (ride, n.d.r.)! Questa però, è una cosa intelligente da fare!
Nel tuo percorso al talent show c’era chi sosteneva quanto il tuo esser performer somigliasse a uno fra i più grandi artisti, Renato Zero.
Ho appreso questo ‘dire’ e l’ho osservato. Renato Zero l’ho ascoltato come anche altri grandi nomi della musica italiana: Dalla e Battisti. Poi, sentendo la musica di quegli anni, è uscito fuori quel lato molto performativo anche per il timbro di voce che ho. Quindi l’ho capito dopo e questo, comunica anche quanto non sia stato un ‘scimmiottare’, ma un essere.
E io ne butto un’altra: un feat con Renato Zero?
Guarda, se riusciamo a contattarlo, andiamo! Ma ben venga!
Cito Un supersonico sogno di un mondo nascosto per concludere la nostra intervista e per chiederti se Il Solito Dandy ci vive ancora in quel mondo nascosto, o con Irresistibile ha iniziato a sbirciare fuori?
Un supersonico sogno di mondo nascosto è come se avesse aperto le porte per tutte ‘quelle cose lì’ da tirar fuori ed ora si può parlare di tutto quello che c’è dentro, in un’altra maniera. E Irresistibile, forse, è il primo passo per poter raccontare questo mondo nascosto e magari viverlo attraverso i miei occhi e le storie di altre persone. Rispetto alle canzoni come Dumbo e Largo Venue che erano richieste d’aiuto o rappresentavano l’urlo di un ragazzo che diceva: «Guardate che c’è qualcosa che si muove dentro e non so come fare», con Irresistibile c’è una persona che risponde a quel ragazzo con: «Sai che forse, si può fare qualcosa?». Oggi, voglio provare ad inventarmi una mia primavera. Credo che sia un mio Rinascimento personale e che arriva proprio con questa canzone.