L’esercito israeliano ha annunciato una “pausa tattica” nell’offensiva nel sud della Striscia di Gaza. Uno stop ai combattimenti fra Israele e Hamas che riguarda la zona di Rafah e che durerà per un decina di ore, oggi 16 giugno, fino alle 19. L’obiettivo è facilitare la consegna degli aiuti umanitari. La cosiddetta pausa si rinnoverà dal 17 giugno ogni giorno fino a nuovo avviso, sempre dalle ore 8 alle ore 19. 

Secondo il quotidiano inglese The Guardian, lo scopo è di consentire ai camion carichi di aiuti  umanitari di raggiungere il vicino valico di Kerem Shalom. Si tratta del principale punto di ingresso degli aiuti in arrivo controllato da Israele. Inoltre sarà possibile viaggiare in sicurezza verso nord, lungo l’autostrada Salah a-Din, per consegnare i rifornimenti ad altre aree devastate della Striscia di Gaza. La pausa ha lo scopo di “aumentare il volume degli aiuti umanitari” che arrivano nel territorio palestinese assediato, ha detto l’Idf, aggiungendo che è stata coordinata con le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie internazionali.

Palestinesi alla preghiera di Eid al-Adha nella città di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, il 16 giugno 2024. Foto Ansa/Mohammed Saber

Una pausa per Gaza

Dopo 8 mesi di combattimenti tra l’esercito israeliano e i miliziani paramilitari di Hamas si arriva dunque a una pausa che potrebbe rivelarsi di una qualche durata. Finora si era avuta soltanto una tregua alla fine di novembre 2023.

il Programma alimentare mondiale (WFP) delle Nazioni Unite avverte che le popolazioni nella parte meridionale della Striscia di Gaza potrebbero presto soffrire gli stessi terribili livelli di fame di quelli riscontrati nel nord di Gaza. Carl Skau, vicedirettore esecutivo dell’agenzia, ha dichiarato che mentre nel nord si registrano progressi, nel sud la situazione si sta nuovamente deteriorando. Oltre 50mila bambini hanno urgente bisogno di cure per malnutrizione acuta.

L’esercito israeliano ha intanto annunciato che altri due riservisti sono stati uccisi il 15 giugno, poco prima che si decretasse la “pausa tattica”, quando il loro carro armato ha subito un attacco nel nord di Gaza. Secondo quanto riferisce il Time of Israel, un soldato di 28 anni e uno di 49 sono morti travolti dall’esplosione di un ordigno contro il loro carro armato. Altri due soldati sono rimasti gravemente feriti nell’attacco.

Una manifestante israeliana contro la guerra arrestata a Tel Aviv. Foto Ansa/Epa Abir Sultan

Sale così a 10 il numero dei militari morti sabato 15 giugno nella Striscia di Gaza, in quello che è l’episodio più pesante per le Idf (Israel defense forces) dallo scorso gennaio. La morte degli soldati israeliani è “il prezzo straziante di questa nostra guerra giusta per difendere la patria“, ha detto il premier Benjamin Netanyahu. Il capo del Governo di Tel Aviv ha espresso le “sue profonde condoglianze” ma ha insistito nel dire che “nonostante il prezzo pesante e sconvolgente, dobbiamo mantenere gli obiettivi della guerra“.

Trincee come latrine, liquami a cielo aperto

La pausa umanitaria a Gaza resta dunque solo temporanea. La situazione della popolazione è altamente drammatica. Di fatto, da tempo, nella Striscia è in corso una carestia e molti bambini muoiono oltreché sotto le bombe anche di fame. Dal 6 maggio al 6 giugno, le Nazioni Unite hanno potuto inviare a Gaza di 68 camion di aiuti al giorno, secondo i dati dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite, noto come OCHA.

Questo numero è sceso rispetto ai 168 camion al giorno di aprile e molto al di sotto dei 500 camion al giorno che i gruppi umanitari ritengono necessari. La speranza è quindi che la pausa in corso favorisca davvero una massiccio flusso di aiuti nel sud di Gaza. Flusso che è diminuito proprio mentre cresceva il bisogno umanitario. Più di un milione di palestinesi, molti dei quali erano già sfollati, sono fuggiti da Rafah dopo l’invasione, affollandosi in altre parti della Gaza centrale e meridionale. La maggior parte ora languisce in tendopoli fatiscenti, utilizzando trincee come latrine, con liquami a cielo aperto nelle strade. Sull’altro fronte non si sa ancora nulla di certo sulla liberazione degli ostaggi israeliani ancora prigionieri nelle mani di Hamas.