Mentre al G7 si decide la strategia per contrastare la Russia e Pechino. Putin prepara la propria risposta alle recenti decisioni dei Paesi NATO. Che hanno dato il proprio via libera all’uso di missili contro il territorio russo e si preparano a confiscare importanti asset detenuti dal Cremlino in banche europee. In risposta a questo ulteriore passo in avanti del braccio di ferro con Washington, Putin ha inviato a Cuba, in pieno stile Guerra Fredda, una squadra navale con missili ipersonici.
La confisca degli asset russi, non deve affatto farci dormire sonni tranquilli. Non solo è un ulteriore passo indietro da una pace ormai chiaramente sempre più lontana. Ma costerà molto cara al Vecchio Continente, sia al livello politico, che finanziario. L’Europa in questo modo infatti, disincentiva il deposito di riserve estere nelle proprie banche. Dimostrando di non essere più un porto sicuro, ma soggetta a influenze esterne, come quella di Washington. Motivo per cui è molto prevedibile che già dai prossimi mesi, potremmo assistere ad una vera e propria fuga di capitali dall’UE. E non solo. La borsa di Mosca ha già bloccato le transazioni in dollaro ed euro.
Confisca degli asset russi: l’errore dell’UE e la risposta di Putin
“Al vertice del G7 saranno annunciate nuove sanzioni contro la Russia” aveva preannunciato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby. Il presidente “non vede l’ora di essere in Italia per avere questi importanti colloqui“, ha poi aggiunto. Le pressioni di Washington sull’argomento delle riserve russe in Europa, sono state senza alcun dubbio fortissime. E adesso, in sede G7, è arrivata la conferma: questi asset saranno confiscati e utilizzati dall’UE per l’acquisto di armi per Kiev. Una decisione molto rischiosa e sicuramente controproducente per l’affidabilità all’estero delle banche del Vecchio Continente. Che rischiano di subire un ingente fuga di capitali a causa dell’arbitrarietà di questa decisione.
Ovviamente il presidente Putin non ha intenzione di rimanere a guardare e ha già preparato la propria risposta non solo alla recente decisione del G7, ma anche al riguardo degli ultimi provvedimenti dei Paesi NATO, circa l’uso di missili a lungo raggio verso il territorio russo. A due giorni dall’inizio del vertice in Puglia infatti, Mosca aveva già avviato con la Bielorussia una nuova fase delle sue manovre sull’uso delle armi nucleari tattiche. Ma con una mossa ancor più drammatica dal punto di vista simbolico, in questi giorni il Cremlino avrebbe inviato a Cuba una squadra navale che trasporta i missili ipersonici Zirkon. In grado di raggiungere la vicinissima Florida, a circa 200 Km, in pochissimi secondi. Lo spettro della Guerra Fredda dunque continua ad avvolgere il globo.
La Guerra Fredda 2.0
I missili sono imbarcati sulla fregata Ammiraglio Gorshkov, accompagnata dal sottomarino nucleare Kazan e da due navi d’appoggio. Il gruppo navale sta effettuando esercitazioni nell’Atlantico, simulando al computer il lancio di missili fino ad oltre 600 chilometri di distanza. Nei giorni scorsi, quando la missione era stata preannunciata dal governo dell’Avana, un portavoce del Pentagono, Charlie Dietz, aveva minimizzato sulla notizia. Affermando che la missione facesse parte delle “operazioni navali russe di routine” e che “non pone alcuna minaccia diretta agli Stati Uniti“. Ma Newsweek, basandosi su dati di tracciamento open source, fa sapere in realtà che navi da guerra statunitensi e canadesi “seguono come un’ombra” la flottiglia russa.
Incontrando le agenzie straniere la settimana scorsa dopotutto, Putin aveva avvertito che Mosca avrebbe potuto decidere di consegnare missili in regioni del mondo da dove avrebbero minacciato “obiettivi sensibili” di Paesi Nato, che hanno concesso all’Ucraina il permesso di usare contro il territorio russo i vettori da loro forniti. Anche 62 anni fa Nikita Khrusciov inviò i missili sovietici nell’isola caraibica in risposta allo schieramento di nuovi vettori americani in Turchia, e in Italia, vicino alle frontiere dell’allora URSS. Stiamo dunque assistendo alla replica di un film che non avremmo mai più voluto rivedere. Con un asso nella manica stavolta della Russia completamente inedito, l’appoggio di un alleato come il gigante cinese. Oggi forse perfino più potente dell’URSS di allora.