La procura di Biella ha chiesto il rinvio a giudizio di Emanuele Pozzolo, il deputato sospeso di Fratelli d’Italia indagato per lo sparo partito dalla sua pistola nella notte di Capodanno a Rosazza (Biella), durante una festa. A causa dello sparo, partito accidentalmente, è rimasto lievemente ferito alla gamba Luca Campana, compagno della figlia di Pablito Morello, l’allora caposcorta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.
Una vicenda che ha dell’incredibile se si pensa che al centro di essa vi è un parlamentare della Repubblica sotto accusa per aver partecipato a una festa con un revolver con il colpo in canna. E che ha messo in serio imbarazzo, nei mesi scorsi, Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni. In un comunicato a firma della procuratrice di Biella, Angela Camelio, si legge che Pozzolo è sotto accusa per i seguenti reati: lesioni personali colpose, omessa custodia di armi, accensioni ed esplosioni pericolose, porto illegale in luogo pubblico e/o aperto al pubblico.
La versione di Pozzolo
Ipotesi di reato pesanti che, se confermate in giudizio, dovrebbero portare, a rigor di logica, alle dimissioni del parlamentare Emanuele Pozzolo. Sua era la pistola revolver North American Arms con 5 cartucce, detenuta esclusivamente in regime di “licenza da collezione“. Quando il parlamentare di FdI è stato interrogato dai magistrati a metà maggio, a distanza di 5 mesi dai fatti, ha dichiarato agli inquirenti che a far partire in maniera accidentale il colpo di pistola non è stato lui bensì Pablito Morello. Si tratta dell’ispettore agente di polizia penitenziaria che faceva da caposcorta al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Quest’ultimo era presenta alla festa di Capodanno al momento dello sparo.
Morello lo accusa
In realtà Morello, poche settimane dopo l’incidente, aveva detto esattamente il contrario. Il caposcorta aveva infatti sostenuto che “l’arma è sempre stata in mano a Pozzolo“. E inoltre aveva specificato che dopo lo sparo “Pozzolo, spaventato e sorpreso, ha come lasciato cadere la pistola sul tavolo“. A quel punto “istintivamente l’ho presa in mano per evitare che urtasse il tavolo” ed “essendo ancora calda e fumante, ho percepito il calore sulla mano e l’ho appoggiata sul piano del tavolo“. Sull’arma, infatti, gli investigatori avevano ritrovato tracce sia di Pozzolo che di Morello, e l’ispettore aveva così spiegato la circostanza.
Ai carabinieri Pablito Morello avrebbe detto ancora: “Mi sono assicurato di allontanare Pozzolo dall’arma rimasta sul tavolo, per poi collaborare a soccorrere il ferito che stava inveendo contro il deputato”. “Mi hai sparato, almeno chiedimi scusa” avrebbe urlato Campana a Pozzolo. Secondo il padre, suo figlio Maverick Morello avrebbe poi preso in mano la North American per consegnargliela “dicendomi di ritirarla per sicurezza. L’ho presa e non sapendo dove custodirla l’ho appoggiata su di una mensola a muro, in alto“.
Si tratta, naturalmente, della versione di Pablito Morello che confligge con quella poi fornita dallo stesso Emanuele Pozzolo. Le due versioni dei fatti sono sostanzialmente antitetiche nelle loro conclusioni. I pubblici ministeri, però, chiedono adesso il rinvio a giudizio per il deputato di Fratelli d’Italia. Il che significa che non credono alla sua verità, ovvero di non essere responsabile dello sparo. Certo, lo sparo non è stato intenzionale. Ma le ipotesi di reato ascritte a carico del parlamentare sono gravi. Adesso toccherà al giudice decidere se mandare Pozzolo a processo.