Come da previsioni il Rassemblement national di estrema destra vince il primo turno delle elezioni legislative in Francia, caratterizzate da un’alta affluenza alle urne, pari al 65% degli aventi diritto al voto. Adesso l’Rn attende di capire se dopo il ballottaggio del 7 luglio potrà disporre della maggioranza assoluta dei seggi all’Assemblée nationale, la Camera bassa del Parlamento. Non è detto, infatti, che lo schieramento di Marine Le Pen, e del premier in pectore, il 28enne di origini italiane Jordan Bardella, possa disporre del numero di deputati necessari per governare senza scossoni.
Una vittoria netta, comunque, quella di Marine Le Pen il 30 giugno: il suo Rn – a cui si devono sommare i voti degli alleati Repubblicani dissidenti di Eric Ciotti – domina il primo turno delle legislative arrivando al 33% e passando dai 4 milioni di voti del 2022 ai 9 milioni di oggi. Molto lontani i centristi liberali di Ensemble del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, al 20%, sebbene abbiano accresciuto non poco i loro consensi, rispetto al 14% ottenuto alle elezioni europee del 9 giugno scorso.
Macron: “Tutti contro Rn“
In questo contesto ha motivi di sperare la sinistra unita nel Nuovo Fronte Popolare, che arriva al 28%. Riassumendo, quindi, secondo le prime proiezioni in seggi, l’estrema destra può ottenere per la prima volta in Francia la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale e la carica di premier per il delfino di Le Pen, Jordan Bardella. Gli istituti demoscopici forniscono una forbice per i lepenisti che va da 240 a 310 seggi, con la maggioranza assoluta fissata a 289.
Tutti però si deciderà al secondo turno di ballottaggio elettorale in programma domenica prossima 7 luglio. Emmanuel Macron è stato il primo a prendere la parola: “Davanti al Rassemblement National, è arrivato il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno“. Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, ha tuonato: “Neppure un voto andrà all’Rn, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato“. Stessa linea assunta poi da Raphaël Glucksmann, il leader socialista di Place Publique fra gli esponenti in ascesa della coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire.
Le Pen guarda al 2027, Macron non ci sarà
Quella che comincia il 1 luglio è dunque una settimana cruciale per i destini della Francia. Al ballottaggio del 7 luglio si giocherà la partita delle desistenze fra i candidati della sinistra e quelli del centro per tentare di fermare Le Pen. Lo stesso si farà a destra dove i candidati dei Républicains tenderanno a lasciare spazio ai lepenisti facendo convergere i propri consensi su di essi.
Emmanuel Macron. Foto X @radio3mondo”Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano“: queste le prime parole di Marine Le Pen nel suo feudo di Henin-Beaumont, nel Nord della Francia, che l’ha nuovamente eletta al primo turno. Fra i simpatizzanti che aspettavano la leader c’è stato un boato all’annuncio dei risultati. La leader è uscita con un sorriso smagliante e ha pronunciato le prime parole fra le bandiere tricolori che sventolavano: “Questa di stasera è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per condurre le riforme di cui ha bisogno il Paese“.
Poi, la figlia del fondatore del partito, Jean-Marie, la leader che ha estromesso il padre dalle gerarchie del partito in una marcia di sdoganamento politico durata 20 anni, ha cominciato a proiettarsi verso il potere. Quello del suo delfino, Jordan Bardella – che vede già alla guida del Governo – e quello personale, con la corsa all’Eliseo del 2027: “La democrazia ha parlato – ha detto ancora – i francesi hanno testimoniato la loro volontà di voltare pagina dopo 7 anni di potere sprezzante e corrosivo“. Il voto che vede il Rassemblement national in testa è “un segnale di fiducia che ci onora e ci impone dei doveri“.
Situazione fluida, Francia in bilico
Se l’appello di Mélenchon , il leader carismatico de La France Insoumise (LFI), è stato vibrante e senza ombre, la situazione di quello che dovrebbe essere l’argine all’ondata dell’estrema destra è molto fluida. “La nostra consegna è chiara, neppure un voto, neppure un seggio in più per il Rassemblement national“, ha detto Mélenchon. Il quale ha poi annunciato “il ritiro dei nostri candidati ovunque siamo arrivati al primo turno in terza posizione“. Con l’indicazione, conseguente, di votare per l’avversario locale di Rn, nella fattispecie la maggioranza macroniana.
Dalla quale però, dopo le parole del presidente che chiama “all’unione repubblicana“, a fare blocco contro l’estrema destra, non sono arrivate indicazioni altrettanto chiare. Persino l’ex primo ministro Édouard Philippe – un leader della maggioranza che ha rotto col presidente della Repubblica – ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron. E ha invitato i suoi militanti “a fare desistenza per evitare l’elezione di candidati Rn o LFI, La France Insoumise“. Non sono pochi, infatti, i liberali che hanno preso malissimo, considerandola un errore grave, la convocazione di elezioni legislative anticipate da parte di Macron la sera stessa della sconfitta alle Europee lo scorso 9 giugno.