Cresce la spaccatura fra i democratici statunitensi sulla ricandidatura di Joe Biden alla Casa Bianca, così come aumenta il distacco di Trump dal suo avversario nei sondaggi. Il dibattito televisivo sulla Cnn del 27 giugno ha fatto scoppiare la contraddizione interna agli avversari del tycoon: il presidente uscente è in grado di reggere la corsa per un secondo mandato e battere Trump? Per molti la risposta è semplice e brutale: no, occorre sostituirlo immediatamente con un altro candidato.
Il vantaggio di Trump sta crescendo. Lo certifica un sondaggio Cbs News, il base al quale l’ex presidente sarebbe ora 3 punti sopra il suo avversario negli Stati chiave e 2 punti sopra a livello nazionale. Gli Stati chiave, o Stati in bilico (swing States) sono quelli spesso decisivi per l’elezione del capo della Casa Bianca, come ad esempio l’Ohio. Il sondaggio della Cbs assegna a Trump un consenso del 50% a livello nazionale, con Biden al 48%. E al 51% contro il 48% negli Stati chiave presi nel loro insieme. Un mese fa Trump aveva nello stesso sondaggio appena un punto di vantaggio negli stati chiave.
Il presidente e i governatori
Di fronte a scenari come questo il Partito Democratico cerca di mostrare, almeno all’esterno, compattezza a determinazione. “Tutti i governatori democratici sono dalla parte di Joe Biden e tutti noi vogliamo vincere a novembre” ha dichiarato il governatore del Minnesota, Tim Waltz, dopo un incontro con il presidente e i suoi circa 30 colleghi alla Casa Bianca.
Dal canto suo Biden ha ammesso in un’intervista radiofonica di aver “fatto un casino“, di aver “commesso un errore” durante il duello tv con Donald Trump. Il ricordo della suo volto smarrito e del suo sguardo assente, per non dire del tono dimesso e della voce flebile e incomprensibile è stampato nella memoria di milioni di elettori americani. Al punto che di ora in ora cresce il pressing di chi vorrebbe un ‘cambio di cavallo’ prima che sia troppo tardi.
Il NYT: “Biden pensa al ritiro“
In questo quadro, è il blasonato New York Times a registrare i primi segnali di un possibile passo indietro. Biden, spiega il giornale, avrebbe ammesso con un suo alleato di valutare se continuare o meno nella sua corsa alla Casa Bianca. Il presidente sarebbe consapevole che potrebbe non essere in grado di salvare la sua candidatura se non convincerà il pubblico nei prossimi giorni.
Immediata la reazione dello staff presidenziale: l’articolo del New York Times è “assolutamente falso” ha annunciato il portavoce Andrew Bates. “Se il New York Times ci avesse concesso più di sette minuti per commentare lo avremmo detto” ha scritto Bates su X. Mentre Biden resiste, si accendono i fari sulla vicepresidente Kamala Harris: potrebbe essere lei a scendere in campo per sostituirlo. Ma in 4 anni non è mai riuscita a conquistare i favori di establishment ed elettori.
Harris o Michelle Obama?
Secondo un sondaggio realizzato per la Cnn tra elettori registrati nei giorni successivi al dibattito del 27 giugno, il vantaggio di Donald Trump su Joe Biden sarebbe salito a 6 punti: 49% contro 43%. Ma questo si ridurrebbe a due punti, 47% a 45%, se a sfidare l’ex presidente a novembre ci fosse la Harris.
Lo stesso sondaggio indica il 56% degli elettori democratici crede che il partito avrebbe maggiori possibilità di vittoria con un candidato diverso dall’81enne presidente. “Noi vogliamo vincere, e probabilmente sarebbe più facile con qualcun di diverso da Biden“, dichiara a The Hill il collaboratore di un senatore dem.
Tra le possibili candidature alternative spicca, sullo sfondo, l’ipotesi “fine del mondo“: la corsa dell’ex first lady Michelle Obama. La quale, però, ripete da anni che un ritorno alla Casa Bianca – questa volta da presidente e non da moglie di Barack – non è mai stato nei suoi progetti e nei suoi desideri. Ad alimentare le voci sul suo nome contribuiscono i sondaggi: Michelle Obama è infatti l’unica tra i dem considerati possibili sostituiti di Joe Biden che potrebbe battere Donald Trump.