Il Vaticano ha ufficialmente scomunicato – cioè espulso dalla Chiesa cattolica – il 5 luglio monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo ed ex nunzio apostolico (ambasciatore) della Santa Sede negli Stati Uniti. In un comunicato, il Dicastero per la Dottrina della Fede annuncia che la scomunica latae sententiae è stata dichiarata per “il delitto di scisma”.

Nel comunicato si sottolinea che la sentenza contro Viganò giunge dopo “le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice“. Ma anche il rifiuto “della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II“.

Carlo Maria Viganò. Foto Ansa/Giuseppe Giglia

Viganò non riconosce la Chiesa

Nelle ore della scomunica Viganò ha scritto su X per sottolineare che avrebbe celebrato comunque la messa già prevista. “Come ogni mese, anche questo primo venerdì dedicato al Preziosissimo Sangue celebrerò la santa messa per gli amici e benefattori della Fondazione Exsurge Domine. Insieme a loro, porterò ai piedi dell’altare anche tutti coloro che hanno voluto esprimermi sostegno e assicurarmi le loro preghiere in questo momento“.

Quando appena due settimane fa, lo scorso 20 giugno, Viganò aveva ricevuto la formale accusa di non riconoscere la legittimità di Papa Francesco egli aveva reagito affermando di ritenere tali accuse le “un motivo di onore“. In un comunicato aveva scritto: “Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II. Il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana chiesa sinodale è necessaria metastasi“.

L’ormai sacerdote scismatico è rimasto celebre anche per la famosa lettera del 2018 sul caso di pedofilia del cardinale statunitense Theodore McCarrick, successivamente privato della porpora e dimesso dallo stato clericale. Uno scritto nel quale lanciava accuse a papa Francesco a proposito della questione degli abusi del cardinale e chiudeva chiedendogli di dimettersi. Il prelato aveva accusato il Papa di aver coperto gli abusi che McCarrick commetteva. Su questa vicenda successivamente la Santa Sede aveva smentito Viganò punto per punto con la pubblicazione di un rapporto, nel novembre 2020.

Il cardinale Theodore McCarrick in una foto d’archivio: oggi non è più sacerdote. Foto X @lajornadaonline

Cos’è la scomunica

La scomunica è la pena più grave nel diritto canonico perché sancisce che un battezzato in pratica non fa più parte della Chiesa. Non è una censura perpetua perché, se la persona che ha commesso il delitto di scisma (ma si può essere scomunicati anche in caso di eresia o apostasia) si pente sinceramente la pena può essere rimossa.

E la Chiesa lo ha fatto anche nel recente passato. Per esempio revocando la scomunica all’ex gesuita Marko Rupnik che diverse religiose hanno accusato di abusi. Nel caso di Viganò, precisa l’ex Sant’Uffizio, una decisione del genere spetta alla Sede apostolica. Immaginare però un pentimento, quindi un passo indietro, da parte di Viganò risulta però quasi impossibile. E se dovesse proseguire nella sua personale ‘crociata’ contro il Papa – fatto probabile – il Vaticano potrebbe arrivare anche alla sua riduzione allo stato laicale. In altri termini: rischia di non essere più vescovo e sacerdote, oltreché ormai espulso dalla Chiesa.

Marcel Lefebvre (1905-1991). Foto X @smuszynski92

Neppure i lefebvriani appoggiano Viganò

Si chiude così, almeno al momento, la lunga serie di ostilità lanciate da Viganò contro il Papa ma anche contro il Vaticano e la Chiesa italiana, culminate con la formale accusa di scisma. In queste settimane l’ex Nunzio non sembra avere raccolto molta solidarietà, a parte quella di alcuni blog ultra-tradizionalisti. Persino i lefebvriani, comunità sorta a seguito della scomunica per scisma del loro fondatore (Marcel Lefebvre), hanno preso le distanze da Viganò. Lui d’altronde aveva ampliato a dismisura il suo raggio di invettive, dai gay ai vaccini anti-Covid. “Siamo nella battaglia tra figli della luce e figli delle tenebre“, scriveva nel 2020 all’allora presidente Usa Donald Trump. Ma il tycoon, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, non è intervenuto, almeno al momento, in suo soccorso.