Macron è intenzionato a tutti i costi ad arginare l’avanzata del partito di Jean Luc Mélenchon, sbarrandogli la strada al governo. E dunque il clima a Parigi resta infuocato. Con esponenti della coalizione del Nuovo fronte popolare, a cui appartiene Mélenchon, che sono arrivati nei giorni scorsi a minacciare di destituire Macron per non rispettare il voto dei cittadini.  

Presidente Macron/ FOTO ANSA

 La sonora sconfitta della coalizione di Emmanuel Macron alle elezioni europee, che ha decretato lo scioglimento anticipato delle camere. Ha poi portato alla vittoria indiscussa della coalizione di sinistra del “Nuovo fronte popolare”. Dove ha brillato il risultato di “la France Insoumise”, il partito di Jean Luc Mélenchon. Che si è subito detto pronto a governare anche se la coalizione non possiedeva effettivamente la maggioranza in parlamento. Il presidente Macron però in queste settimane ha lavorato ad un governo tecnico che puntasse a spaccare il Nuovo Fronte Popolare, e isolare Mélenchon. E in Francia c’è già chi parla della svolta autoritaria di Macron, sempre più impopolare tra i francesi e che incarna sempre di più l’uomo solo al potere.

Le tele di Macron: un governo tecnico che isoli Mélenchon

Se fino a qualche mese fa il nemico numero uno del presidente Emmanuel Macron poteva identificarsi nel partito di Marine Le Pen, oggi la storia si è completamente capovolta. E come recita una citazione nostrana, Jean Luc Melenchon i francesi “non l’avevano visto arrivare”. A Parigi è nella coalizione di sinistra del “Nuovo Fronte Popolare”, che abbraccia forze radicali e socialdemocratiche, che si è creata la concreta alternativa politica al potere di Macron, percepito dai francesi oggi come uomo solo al potere e schiavo delle elitè globali. La minaccia a Macron è talmente concreta, che il presidente francese, nonostante le elezioni abbiano decretato come primo partito del Paese “la France Insoumise” di Melenchon. Non intende assolutamente concedergli alcun ministro all’interno del governo tecnico ed ha sapientemente lavorato per spaccare la coalizione. Cercando di accattivarsi le anime più moderate del Nuovo Fronte Popolare.

Melenchon/ FOTO ANSA

Il clima in Francia rimane dunque molto teso. Il primo Settembre la capogruppo de La France Insoumise in Parlamento, Mathilde Panot, ha presentato la risoluzione decisa da Mélenchon e inviata a tutti i parlamentari, per raccogliere le firme circa la destituzione del Presidente. Annunciando che «Macron rifiuta di sottomettersi al voto del popolo, quindi dobbiamo destituirlo». E che “qualsiasi proposta di un primo ministro diverso da Lucie Castets (proposta del Nuovo Fronte Popolare) sarà oggetto di una mozione di censura”. Macron ha rifiutato praticamente tutti i nomi proposti dal Nuovo Fronte Popolare fino a presentare qualche giorno fa il “suo” candidato, l’ex Premier Cazeneuve. Sperando di attirare in questo modo i socialisti moderati del Nuovo Fronte Popolare, a cui tempo fa, prima dell’accordo con Melenchon, Cazeneuve apparteneva. Ma in queste ore l’accordo sarebbe arrivato attorno al 74enne Michel Barnier. Che i partiti all’opposizione soprannominano “un fossile della politica”.

La Francia specchio dell’Europa

Queste tensioni arrivano in un momento dove la Francia, alla pari di Spagna e Italia, attraversa un momento economico difficilissimo. In cui la guerra in Ucraina non fa che partecipare ad accentuare ulteriormente i giganteschi buchi dei bilanci statali delle potenze europee. Il rapporto tra deficit e PIL infatti in Francia salirà quest’anno al 5,6% rispetto alle previsioni del 5,1%. E raggiungerà il 6% nel 2025, come confermano le parole del ministro delle finanze francese Bruno Le Maire. Mentre il mondo è col fiato sospeso appresso alle notizie che arrivano da Gaza e da Kiev, Berlino e Parigi appaiono oggi l’immagine perfetta della decadenza politica ed economica dell’intera Europa. Dove coalizioni politiche sempre più agli antipodi al potere, e premier tecnici scesi come Deus ex Machina, tentano di arginare l’ascesa di nuove formazioni politiche di stampo progressista, che si fanno portatori di un malcontento generalizzato e ormai cronico nell’UE.

Presidente Macron/ FOTO ANSA