Nel 2021, The Sea Ahead, diretto da Ely Dagher, ha fatto il suo debutto al Festival di Cannes, segnando l’inizio di un avvincente viaggio cinematografico che esplora le complessità del ritorno a casa.

Ambientato in una Beirut sospesa tra il passato e un futuro incerto, The Sea Ahead segue le vicende di Jana (interpretata da Manal Issa), una giovane donna che, dopo un periodo di assenza, torna improvvisamente nella capitale libanese, trovandola profondamente cambiata.

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The Sea Ahead, un ritorno carico di disillusione

La storia di The Sea Ahead si sviluppa attraverso il ritorno di Jana nella casa dei suoi genitori, in un contesto familiare e cittadino che le appare ora estraneo e opprimente. Il film cattura in maniera poetica il senso di disorientamento e alienazione che caratterizza il rapporto tra Jana e la sua città. Beirut, infatti, rappresenta non solo un luogo fisico, ma anche un simbolo di una generazione che si sente smarrita, costretta a fare i conti con un passato che non può più ignorare.

Come tanti giovani libanesi, Jana si era trasferita a Parigi, ma il suo ritorno a casa è segnato da silenzi e segreti non detti. Il personaggio evita di spiegare le ragioni del suo abbandono della vita all’estero, suggerendo un profondo conflitto interiore che rispecchia quello della società libanese, lacerata da anni di crisi politiche ed economiche. Il film, girato prima dell’esplosione nel porto di Beirut del 2020, sembra anticipare con una sottile premonizione il senso di imminente catastrofe che si avverte nella capitale.

Un racconto sospeso nel tempo

Uno degli aspetti più interessanti di The Sea Ahead è la sua narrazione sospesa, che non segue un preciso arco temporale. Le giornate trascorrono lentamente nella casa dei genitori di Jana, come se il tempo stesso fosse congelato, riflettendo l’inquietudine della protagonista. Gli incontri con il suo ex fidanzato Adam (interpretato da Roger Azar) riaccendono vecchi legami, ma anche queste relazioni sembrano prive di una vera direzione o futuro. Adam rappresenta una Beirut in declino, fatta di costruzioni nuove e lussuose ma vuote, emblema di una città che ha perso la sua anima.

Simbolismo e atmosfera malinconica

Il regista Ely Dagher introduce simbolismi potenti, come quello di uno tsunami che appare nei sogni di Jana. Questo simbolo di distruzione imminente riflette le paure della protagonista e, allo stesso tempo, le ansie di un’intera generazione, in bilico tra il desiderio di fuga e il senso di dovere verso il proprio paese. Questa sensazione di precarietà è accentuata dall’uso di riprese oniriche e dall’atmosfera malinconica che pervade tutto il film.

“The Sea Ahead”, tutto sul film presentato al Festival di Cannes – VelvetMag

Un debutto accolto con entusiasmo

Il debutto di Ely Dagher è stato accolto positivamente dalla critica, che ha elogiato la capacità del regista di affrontare temi complessi come la disillusione e la crisi d’identità, mantenendo una narrazione intima e personale. Dagher, già vincitore della Palma d’Oro per il cortometraggio Waves ’98 nel 2015, conferma con questo lungometraggio il suo talento nel raccontare storie che intrecciano il personale con il politico, offrendo uno sguardo autentico sulla realtà libanese.

In conclusione, The Sea Ahead è un film che cattura lo spirito del tempo, facendo riflettere sul concetto di appartenenza e sulla difficoltà di ritrovare un senso di casa in un mondo che cambia troppo velocemente.