La situazione tra Israele e il Libano è sempre più drammatica. A seguito dell’attentato del governo israeliano, che ha fatto esplodere walkie-talkie e cercapersone, causando migliaia di feriti in tutto il Libano ed in Siria. Il rischio di un allargamento del conflitto non è mai stato così concreto.

Presidente Israele Netanyahu/ FOTO ANSA

A riprova di quanto la situazione sia imprevedibile e possa sfuggire di mano da un momento all’altro, questa mattina la Cina ha esortato i suoi cittadini in Israele a lasciare il Paese “il più presto possibile”.  Mentre l’esercito israeliano in queste ore ha intensificato gli attacchi, e dichiara di programmare operazioni in profondità e su larga scala a Beirut. Dove l’attacco frontale al Libano sarebbe un autentica catastrofe per la regione. Gli analisti si dividono tra chi crede che Netanyahu desisterà in attesa di Novembre e chi pensa sia già troppo tardi.

Israele allarga il conflitto a tutto il Libano: Netanyahu non arretra

Mentre l’esercito israeliano sta continuando le operazioni militari in Libano contro Hezbollah, con lancio di missili sulla capitale Beirut. L’ambasciata cinese in Israele ha commentato l’attuale situazione lungo il confine con il Libano come ”estremamente tesa, con frequenti conflitti militari”. “La situazione della sicurezza in Israele rimane grave, complessa e imprevedibile”, aggiunge la dichiarazione. L’ambasciata ha dunque esortato i cittadini cinesi a “tornare a casa o trasferirsi in aree più sicure il prima possibile”. Questo è un segnale palpabile di quanto la situazione in Medio Oriente stia degenerando e possa precipitare da un momento all’altro. Dove nella notte alcune voci, non confermate né smentite da Israele, parlano dell’uccisione del capo di Hamas, Yahya Sinwar.

Beirut/ FOTO ANSA

Alcuni analisti reputano altamente improbabile un operazione di terra imminente da parte di Tel Aviv in Libano. Non solo per le conseguenze catastrofiche nella regione, ma anche per via delle complicazioni che ne deriverebbero nei rapporti con l’alleato americano. In piena campagna elettorale. Eppure sia che Netanyahu tema l’arrivo della Harris, tendenzialmente più incline al dialogo, che quello di Trump, notoriamente più filo-israeliano. Nulla può essere escluso. Infatti da una parte Netanyahu potrebbe decidere di attaccare proprio per giocare d’anticipo all’arrivo della Harris, o viceversa poiché convinto dell’appoggio di Trump. Sicuramente in questo momento segnali di distensione da parte del governo israeliano non se ne vedono ma tutto il contrario. Il portavoce delle Forze di difesa israeliane infatti, Daniel Hagari, ha confermato in conferenza stampa la “possibile” incursione di terra israeliana in Libano. Mentre sono ancora in corso operazioni aeree su larga scala fino a Beirut.

Nuova fase nella crisi in Medio Oriente

L’attacco israeliano a un edificio residenziale nella periferia sud di Beirut questa mattina secondo le ultime stime ha provocato 52 morti e 9 dispersi. Decine di aerei da combattimento di tutti gli squadroni dell’Aeronautica israeliana hanno partecipato ai raid. L’IDF ha attaccato più di 150 obiettivi del gruppo terroristico. Il bilancio attuale è di 100 morti e 400 feriti, tra le vittime anche bambini, donne e paramedici. Questo massiccio attacco sarebbe la risposta immediata di Israele ai razzi dal Libano che hanno colpito la bassa Galilea l’altro ieri, in risposta allo scoppio dei walkie talkie. Ciò che appare chiaro in questo nuovo botta e risposta è che è iniziata una nuova fase nella crisi in Medio Oriente. Dove entrambi gli schieramenti colpiscono più in profondità.

Attacchi in Libano/ FOTO ANSA

L’operazione israeliana che ha fatto scoppiare in Libano e Siria centinaia di walkie talkie in uso da Hezbollah, è stato senza alcun dubbio un colpo al cuore alla milizia.  Dove la strategia di Tel Aviv è quella di creare la paranoia dentro il movimento Hezbollah, dando la percezione di avere molti infiltrati dei servizi segreti israeliani dentro le milizie. Peccato che a morire siano stati anche parecchi civili, divenuti ciechi a causa dello scoppio degli apparecchi elettronici. «Per coloro che non l’hanno ancora capito, voglio chiarire la politica di Israele: non aspettiamo una minaccia, la anticipiamo. Ovunque, in ogni teatro, in qualsiasi momento». Sono state le ultime parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu mentre i caccia dello Stato ebraico martellano anche zone residenziali del Libano meridionale e della valle della Beqaa. A dimostrazione di come la politica di deterrenza israeliana si è tramutata da tempo, in una vera e propria strategia di assedio.