L’ex presidente della Camera dei deputati, Irene Pivetti, ha subito una condanna penale in primo grado dal tribunale di Milano a 4 anni di carcere per evasione fiscale e autoriciclaggio. Il caso, emerso dopo un’inchiesta che ha coinvolto diverse operazioni commerciali sospette, riguarda la finta vendita di tre Ferrari in Cina. Un’operazione con la quale la Pivetti avrebbe cercato di nascondere ingenti somme di denaro al fisco italiano.

Finta vendita per eludere il fisco

La vicenda giudiziaria ruota intorno a un’operazione commerciale fittizia. Ossia la vendita di 3 Ferrari in Cina che, secondo l’accusa, non avrebbe mai avuto luogo. Queste transazioni sarebbero state organizzate con l’intenzione di riciclare fondi di origine illecita. Irene Pivetti avrebbe collaborato con l’ex pilota automobilistico Leo Isolani, anch’egli coinvolto nel processo e condannato a una pena simile. Il valore complessivo delle operazioni ammontava a circa 10 milioni di euro che sarebbero rimasti ignoti alle autorità fiscali italiane. Il tribunale ha sposato la tesi della pubblica accusa in base alla quale Irene Pivetti ha agito per coprire i proventi illeciti attraverso questo tipo di compravendite fittizie.

Foto Ansa/Matteo Corner

Confiscati milioni di euro

Oltre alla pena detentiva, il tribunale ha disposto anche la confisca di beni per un valore di circa 3,4 milioni di euro. Pivetti è inoltre interdetta dai pubblici uffici per la durata della condanna. Durante tutto il processo, l’ex presidente della Camera ha sempre sostenuto la propria innocenza, dichiarandosi vittima di una persecuzione giudiziaria e affermando che l’intera operazione delle 3 Ferrari in Cina fosse legittima. Nel corso del processo la difesa ha cercato di dimostrare che le transazioni erano regolari, ma le prove presentate dall’accusa hanno convinto i giudici del contrario.

Irene Pivetti al Forum Ambrosetti di Cernobbio nel 1996. Foto Ansa

Pivetti farà appello

All’indomani della sentenza, Irene Pivetti ha rilasciato una dichiarazione in cui ribadisce la sua innocenza. “Questa è solo la fine del primo tempo” ha affermato, lasciando intendere che presenterà appello contro la decisione del tribunale. Il caso ha suscitato grande clamore mediatico, riportando l’attenzione pubblica sulla figura dell’ex presidente della Camera, che in passato aveva già affrontato altre controversie legali, tra cui un’inchiesta per una presunta frode legata alla fornitura di mascherine anti-Covid.

La condanna della Pivetti è solo l’ultima di una serie di vicende giudiziarie che hanno coinvolto personaggi di rilievo della politica italiana. Sebbene l’ex presidente della Camera avesse goduto di un certo prestigio politico nei suoi anni al vertice delle istituzioni, le sue attività successive hanno sollevato non poche critiche e sospetti. L’inchiesta sui beni non dichiarati e le vendite simulate in Cina ha mostrato come sia sempre più difficile per i tribunali smascherare operazioni sofisticate di evasione fiscale, che spesso coinvolgono individui con conoscenze approfondite delle maglie del sistema finanziario internazionale.

La condanna di Irene Pivetti segna un punto di svolta negativo nella sua carriera e nella sua vita pubblica, da anni offuscate. Se da una parte l’ex presidente della Camera continua a proclamarsi innocente, dall’altra la sentenza di primo grado sembra aver chiuso un capitolo oscuro delle sue attività imprenditoriali. Tuttavia, il futuro di questo caso dipenderà dagli sviluppi dei successivi gradi di giudizio, che potrebbero confermare o ribaltare il verdetto attuale.