Negli ultimi giorni, la stagione venatoria della caccia in Piemonte è stata bruscamente interrotta a seguito di un’azione legale portata avanti da tre importanti associazioni ambientaliste: OIPA, Leal e Pro Natura. Il Tar ha accolto il loro ricorso, sospendendo temporaneamente l’apertura della caccia in tutta la regione, una decisione che ha suscitato forti reazioni sia da parte degli ambientalisti sia del mondo venatorio.

Le motivazioni della sospensione

La sospensione della caccia è stata decretata dal Tar a causa di quello che è stato definito un caso di “eccezionale gravità e urgenza“. Le associazioni hanno presentato una documentazione dettagliata che evidenziava gli impatti negativi della caccia sugli ecosistemi locali, in particolare in aree già colpite da fenomeni di degrado ambientale. La fauna selvatica in Piemonte, secondo gli esperti, è già sotto pressione a causa dei cambiamenti climatici, della riduzione degli habitat naturali e di altre attività antropiche. Il tribunale ha quindi ritenuto opportuno sospendere temporaneamente la stagione di caccia per evitare ulteriori danni alla biodiversità regionale, in attesa di una valutazione più approfondita della situazione.

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Reazioni e proteste

La decisione del Tar ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, le associazioni ambientaliste e gli animalisti hanno accolto con entusiasmo la sospensione, definendola una vittoria per la tutela della natura e degli animali selvatici. Secondo i rappresentanti di OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), questa è una dimostrazione concreta che il sistema legale può intervenire a favore dell’ambiente quando si presentano prove solide e coerenti.

Dall’altro lato, il mondo venatorio e le associazioni di cacciatori hanno reagito con rabbia e frustrazione. Molti cacciatori ritengono che la sospensione sia ingiusta e penalizzante, soprattutto per coloro che si dedicano alla caccia di selezione. Che alcuni vedono come una pratica necessaria per il controllo di determinate specie, come i cinghiali, che causano danni alle colture.

Possibili implicazioni nazionali

La sospensione della caccia in Piemonte potrebbe non rimanere un caso isolato. Altre regioni italiane, in cui sono presenti situazioni analoghe, potrebbero essere influenzate da questa decisione e vedere simili ricorsi da parte di associazioni ambientaliste. In particolare, le aree più vulnerabili dal punto di vista ambientale potrebbero trovarsi a dover affrontare lo stesso tipo di restrizioni, soprattutto in un momento in cui la pressione sul patrimonio naturale del paese è in costante crescita.

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Questa decisione potrebbe aprire la strada a un maggiore coinvolgimento dei tribunali nelle questioni legate alla gestione ambientale e alla caccia, stimolando un dibattito più ampio su come equilibrare le esigenze della conservazione con quelle dell’attività venatoria.

La situazione futura della caccia

Al momento, la stagione di caccia in Piemonte rimane sospesa, ma è probabile che la questione non sia ancora conclusa. Le autorità regionali stanno valutando la possibilità di ricorrere contro la sentenza del Tar, mentre le associazioni ambientaliste chiedono che la sospensione diventi definitiva.

È evidente che la questione della caccia in Piemonte, così come in altre parti d’Italia, sta diventando sempre più complessa e polarizzante. Da un lato ci sono coloro che sostengono la necessità di mantenere la caccia come strumento di gestione faunistica e di controllo delle specie. Dall’altro chi sostiene che la priorità debba andare alla conservazione e alla protezione degli ecosistemi, specialmente in un momento di crisi climatica.