Berlinguer – La Grande Ambizione è la pellicola di apertura della Festa del Cinema di Roma 2024. Ancora una prova magistrale di Elio Germano che si cala nei panni dopo tanti difficili personaggi contemporanei anche della storica figura dell’amatissimo leader comunista italiano. Il film alla proiezione per la stampa di questa mattina è stato accolto da un lungo applauso finale e non poca commozione.

Berlinguer – La Grande Ambizione, per la regia di Andrea Segre vede Elio Germano, impersonare il racconto di uno spaccato della vita politica e privata del leader comunista italiano. Un film che tra finzione scenica e tantissimi filmati d’epoca – segno di una puntuale attività di ricerca, quasi archivistica – rendono il finale degli Anni ’70 nel nostro Paese, visti dal punto di vista dell’eredità politica e personale di Enrico Berlinguer.

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Elio Germano è Berlinguer: un racconto umano oltre l’amata icona

Il regista cerca di andare oltre la nota figura pubblica e superare l’orizzonte di un nuovo documentario su Enrico Berlinguer per approdare ad un vero e proprio film – dopo il più celebre dei predecessori Berlinguer, ti voglio bene – facendo i conti con una vera e propria, se non la più importate icona politica della tradizione comunista italiana. Le sue lotte, le sue convinzioni – non passa inosservata al citazione marxista più celebre sui bisogni/possibilità – ma anche i momenti più difficili degli anni più turbolenti della politica italiana, come il periodo del compromesso storico e l’affaire Moro, come le difficoltà interne al PCI.

Uno spaccato che rende l’Italia di quegli anni, dall’attentato scampato a Sofia nel 1973, al più famoso strappo rapporto con l’URSS e le distanze con gli altri paesi satellite del blocco, fino ai giorni della formazione del governo di unità nazionale, il rapimento e la morte del leader DC, il tutto visto da Enrico Berlinguer e da Botteghe Oscure.

La grande ambizione dell’eredità

Inevitabili gli elogi per Elio Germano, capace di dimenticare se stesso a favore del personaggio, ancora una volta non solo fisicamente vero somigliante: i discorsi, le movenze, passando per le espressioni del politico sardo mostrano uno studio caratteriale intenso e perfettamente riuscito. Specie nella parte privata, che non mostra distonie con le immagine note all’immaginario collettivo. Commovente infine l’ultima lettera alla moglie poco prima del racconto del funerale oceanico nel 1984.
Una riflessione sul passato che non si consuma nel presente per i temi ancora rilevanti nella società italiana, come sul significato vero della leadership specie in momenti storici complessi. Sul fondo il ruolo del cinema nella costruzione della memoria collettiva.

Cast e Sinossi: Berlinguer, La Grande Ambizione

Nel cast del film, il leader politico scomparso quarant’anni fa è interpretato da Elio Germano. Al suo fianco,
in ordine alfabetico: Stefano Abbati (Umberto Terracini), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Paolo Calabresi
(Ugo Pecchioli), Roberto Citran (Aldo Moro), Pierluigi Corallo (Antonio Tatò), Nikolay Danchev (Leonid
Brežnev), Svetoslav Dobrev (Todor Živkov), Luca Lazzareschi (Alessandro Natta), Lucio Patanè (Gianni
Cervetti), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Elena Radonicich (Letizia
Laurenti), Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti), Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli).

Photo Credits Annsa scene film

Scritto da Andrea Segre e Marco Pettenello, è una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria). Il film uscirà nelle sale giovedì 31 ottobre distribuito da Lucky Red.

Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario
negli Anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione
settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della Guerra Fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.