Il Governo ha varato il 21 ottobre un nuovo decreto legge che identifica una lista di 19 Paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti. I 19 Stati sicuri sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde. Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana. Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro. Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
Il concetto di ‘Paese sicuro’ si basa su una serie di criteri che includono la stabilità politica, il rispetto dei diritti umani, e l’assenza di conflitti armati o persecuzioni. Per i migranti che giungono in Italia da questi Paesi il rimpatrio diverrà una procedura automatica. A meno che non emergano circostanze eccezionali che mettano a rischio l’incolumità delle persone.
Migranti, una politica complicata
In buona sostanza l’Italia dice al migrante che giunge illegalmente: ‘Tu arrivi qui da un Paese che secondo noi è sicuro, dunque ti rispediamo da dove sei venuto‘. Una politica di questo genere passerà il vaglio della legislazione europea? Ancora non è chiaro. Finora il progetto di rinchiudere in Cpr in Albania i migranti giunti sulle nostre coste non ha superato neppure il vaglio della legge italiana. Come è noto i magistrati hanno decretato il rientro in Italia del primo gruppo di migranti trasferiti a Gjader, in Albania, la scorsa settimana.
Impatti sull’accoglienza
Ora questo nuovo decreto dovrebbe consentire all’Italia di snellire le procedure burocratiche legate alla gestione dei richiedenti asilo. L’obiettivo è di ridurre il carico sui centri di accoglienza e sui tribunali italiani. Che attualmente affrontano una mole crescente di ricorsi presentati dai migranti contro le espulsioni. Il Governo spera che, con l’identificazione di Paesi sicuri, si possano ridurre i tempi di permanenza dei migranti sul suolo italiano in attesa di un verdetto. “Con questo decreto“, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, “puntiamo a evitare interpretazioni divergenti da parte dei giudici (che hanno portato alla polemica sul trasferimento in Albania, ndr.). E a rendere più rapida l’espulsione di chi non ha diritto a rimanere in Italia“.
Critiche e opposizioni
Il decreto migranti ha suscitato forti critiche da parte di diverse organizzazioni non governative e di parte dell’opposizione politica. Secondo molti, la definizione di Paese sicuro potrebbe risultare arbitraria e non riflettere appieno la realtà dei diritti umani in alcuni degli Stati inclusi nella lista.
Le preoccupazioni principali riguardano la possibilità che migranti provenienti da Paesi dichiarati sicuri possano essere rimpatriati in contesti pericolosi. Senza un’adeguata valutazione delle loro specifiche condizioni individuali. In particolare, alcune ONG hanno sottolineato che il concetto di “sicurezza” non è univoco e che vi sono diverse situazioni di persecuzione o violenza che possono non essere riconosciute ufficialmente, ma che mettono comunque a rischio le vite dei migranti.
L’Unione europea e i migranti
La mossa del Governo italiano si colloca all’interno di un quadro più ampio di politiche europee sulla migrazione. Bruxelles ha più volte sottolineato l’importanza di una gestione condivisa dei flussi migratori, con una distribuzione equa dei migranti tra i Paesi membri. Tuttavia, l’Italia ha spesso espresso insoddisfazione per l’assenza di un sostegno concreto da parte degli altri Stati dell’Unione, soprattutto in termini di ricollocamento dei richiedenti asilo. La Commissione europea, inoltre, ha già ricordato che le politiche nazionali devono essere allineate ai trattati internazionali e al rispetto dei principi fondamentali della Ue. Compreso il diritto d’asilo.