Bille August riporta sul piccolo schermo la storia travolgente del Conte di Montecristo. Il personaggio scritto da Alexandre Dumas ‘rivive’ attraverso l’interpretazione di Sam Claflin.
Alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, la presentazione in anteprima della serie in 8 episodi che andrà in onda su Rai Uno. VelvetMAG, presente alla Conferenza Stampa ufficiale, ha raccolto le voci di alcuni membri del ricco cast che ha preso parte alla rivisitazione del Conte di Montecristo proposta da Bille August per il piccolo schermo. Tra gli altri, presenti in sala anche il protagonista Sam Claflin (Edmond), Jeremy Irons (Abate Faria), Michele Riondino (Jacopo) e Nicolas Maupas (Albert). Tra gli interpreti, oltre ai già citati, anche Mikkel Boe Følsgaard, Ana Girardot, Blake Ritson, Gabriella Pession, Karla-Simone Spence, Lino Guanciale, Harry Taurasi, Poppy Corby Tuech, Amaryllis August e Jason Barnett. Un cast colossale che riporta in scena la storia di Edmond Dantès, delle ingiustizie subite e della sua vendetta.
Bille August
Cosa c’è di universale in questo leggendario romanzo, che porta il desiderio di ‘ri-raccontare’ la storia?
Per me Il Conte di Montecristo è la migliore storia mai raccontata sulla vendetta. La cosa interessante è il modo sofisticato con il quale Edmond pianifica la sua vendetta. Vuole farlo in un modo che sia simile al danno che è stato perpetrato nei suoi confronti. E ciò che rende questa storia particolarmente affascinante è che, con la sua vendetta, Edmond perde anche la sua capacità di amare. È la complessità di questa storia che mi porta a raccontarla nuovamente. Quello che volevamo evitare era di fare il classico film in costume, ma piuttosto andare infondo ai personaggi e comprendere la loro personalità, che è la vera forza motrice della storia e che permette allo spettatore di rimanere coinvolto.
Sam Claflin
In che modo ti sei calato nella parte?
La cosa interessante di questa produzione è che abbiamo avuto otto ore per sezionare ed entrare in tutti i dettagli di ogni personaggio. Non è solo la storia di Edmond, ma è la storia di tutti i personaggi che lo circondano e che costruiscono il suo mondo. Per chi legge il romanzo c’è la possibilità di essere assorbito completamente nel mondo del Conte di Montecristo ed è stata una gioia immensa, ma anche una sfida calarsi nei panni di un personaggio così complesso. Ma i personaggi migliori da interpretare sono quelli difficili da capire a fondo.
Come hai interagito con il libro?
La fonte è una sorgente sempre utile, però non deve diventare una Bibbia, deve essere un’indicazione. Perché quello che noi raccontiamo in questa versione de Il Conte di Montecristo è la visione del regista e della sua interpretazione visiva. Io come attore leggo le battute e le imparo, ma soprattutto cerco di capire perché quei testi teatrali e quelle sceneggiature sono state scritte.
Jeremy Irons
Come ha vissuto il suo ruolo all’interno della serie?
Io sono in una piccola parte del film, ma penso che il mio compito era quello di conoscere Edmond, incoraggiarlo, dargli speranza e trasmettergli la saggezza che lui ha acquisito attraverso la sua vita. Per renderlo contemporaneo ho cercato di lavorare sulle vere interazioni e le vere emozioni.
Come descriverebbe il tema della vendetta?
La vendetta è una perdita di tempo che sprechiamo nella nostra vita. Penso che passiamo fin troppo tempo a preoccuparci di quello che non abbiamo, o come riprenderci quello che abbiamo perso. La storia de Il Conte di Montecristo ci dice quanto è inutile tutto ciò, dobbiamo perdonare e andare avanti.
Michele Riondino
Quanto è attuale oggi il tema dell’ingiustizia sociale?
Il tema della rivincita e della vendetta è un tema attuale perché per elaborare il senso della vendetta si deve necessariamente scendere nei bassifondi dell’animo umano. E questo è un tema universale e che appartiene alla nostra contemporaneità. Il mio personaggio è quasi un’emanazione di Edmond, perché in Jacopo c’è sia il braccio che la mente, quando la mente è chiamata a ‘giustificare’ le azioni che il Conte vuole fare per mettere in atto la sua vendetta. Ed è un modo, secondo me, anche per affrontare sé stessi.
Nicolas Mapuas
Come è stato entrare nei panni del tuo personaggio?
Il personaggio di Albert è un personaggio molto chiaro per certi versi, non è un personaggio stratificato, talmente poco stratificato che quando vive un contrasto lo subisce. Non è come il Conte di Montecristo, non riesce a ragionare o giocare d’astuzia. È una persona estremamente leale ed è anche un po’ lo specchio della società del tempo, ovvero il ritorno alla monarchia dopo la rivoluzione. C’è un contrasto tra l’aristocrazia e poi quello che in realtà è l’essere umano. Il lavoro su Albert è stato davvero bello per me, perché è stato bello portare in scena la credenza nei propri valori e avere forza in quello che si pensa.