Salgono a tre, due oggi e il primo ieri, gli atleti in gara per Tokio2020, risultati positivi al Covid 19. A renderlo noto il comitato organizzatore dei Giochi. La nuova comunicazione alla stampa segue quella sul primo caso di sabato 17 luglio. Naturalmente non si conosce la nazionalità degli sportivi contagiati: due sarebbero all’interno del villaggio olimpico, il terzo no. Sono poi in tutto 15 gli addetti ai lavori positivi, tra cui anche il primo membro del Comitato olimpico internazionale(Cio), che, come ha rivelato il Corriere della Sera, è Ryu Seung-min, presidente della Federazione tennistavolo della Corea del Sud. Come previsto dal protocollo è risultato negativo a due tamponi prima della partenza, e nonostante il vaccino, è stato fermato per la positività riscontrata ai controlli previsti all’aeroporto di Narita. E’ stato subito isolato.
Il protocollo rigidissimo e l’assenza di pubblico non fermano l’incubo
I test anti Covid sugli atleti e gli addetti nella bolla sono quotidiani. Come spiega il n.1 del CIO Thomas Bach, “sono Giochi sicuri, le misure anti Covid stanno funzionando“. Il monitoraggio a tappeto ha preso il via il primo luglio, ma non comprende ancora la totalità delle delegazioni che fino all’8 agosto saranno impegnate nei Giochi. Oltre alla presenza di vari ritiri sparsi in tutto il Giappone, c’è il fattore della lunghezza temporale della manifestazione. Le Olimpiadi prenderanno il via con la cerimonia di inaugurazione il prossimo 23 luglio per concludersi come detto due settimane più tardi.
I timori dei Giapponesi
Tutte queste notizie insieme non tranquillizzano la popolazione del paese ospitante, fortemente contraria alla competizione alla vigilia per paura del contagio e per i timori che la bolla che racchiude la manifestazione sia assai permeabile. Il Giappone ha paura per la virulenza della variante Delta perché la campagna vaccinale è assai in ritardo nel paese del Sol Levante.
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