Andy Warhol, l’artista che riproduce il mondo a colori vivaci
Il padre della Pop Art tra arte, cinema, musica, glamour e tanta pubblicità nel giorno del suo compleanno oggi 6 agosto
“Lascio che la camera funzioni fino a che la pellicola finisce, così posso guardare le persone per come sono veramente“. Sembra quasi una dichiarazione da artista neorealista e non da Andy Warhol, il padre della Pop Art. La frase si riferisce ai film girati dal 1963 al 1965, quando ha in mano la sua prima cinepresa Bolex 16 mm e comincia a filmare azioni ripetute nel tempo, da un unico punto di vista e rallentate. A quel tempo Andrew Warhol Jr. era già famoso e dopo la sua morte sarebbe diventato, secondo lo storico dell’arte Thompson, il “secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso”.
E’ difficilissimo scegliere un punto di vista per raccontarne la produzione artistica sterminata: è stato pittore, grafico, illustratore, scultore, sceneggiatore, produttore cinematografico e televisivo, regista, direttore della fotografia e attore. Tutto questo senza contare il suo ruolo di deus ex machina della Silver Factory. All’apparenza è solo un ampio locale al quarto piano di un’ex fabbrica di cappelli sulla 47ª strada, di fatto era una open house, un pensatoio artistico diremmo oggi, dove lui è il “capo“. Ci mette poco ad essere l’incubatore della poetica e dell’ideologia della pop art come del suo linguaggio fondato sull’accettazione di qualsiasi comportamento, senza giudizio. Qui sono nati artisticamente o semplicemente passati per un breve periodo tanti altri artisti famosi come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e David Bowie.
La vita da americano di seconda generazione e l’attentato
Warhol nasce a Pittsburgh, siamo in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928. Il padre Ondrej Warhola adatta il suo nome in Andrew Warhola all’arrivo negli Stati Uniti con la moglie Júlia Justína Zavacká da un piccolo paese slovacco. Andrew jr studia arte pubblicitaria alla Carnegie Mellon University dove si laurea nel 1949 e si trasferisce a New York dove lavora Vogue e Glamour.
L’episodio che scandisce e cambia la vita di Warhol avviene il 3 giugno 1968: Valerie Solanas, una femminista radicale che conosce bene perché frequenta la Factory, spara a lui e al suo compagno (è omosessuale e cattolico, devoto e praticante) Mario Amaya. Sopravvivono all’attentato nonostante le ferite preoccupanti e riducono al minimo le uscite pubbliche. Anche perché il clima in America non è più lo stesso. Il 6 giugno, solo 3 giorni dopo, infatti uccidono Bob Kennedy.
Warhol muore a 58 anni il 22 febbraio 1987, a causa di un intervento chirurgico alla cistifellea. Ha da poco terminato Last Supper, lavoro esposto a Milano e ispirato all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Negli ultimi anni ha scelto molti soggetti artistici a cui rendere omaggio, come Paolo Uccello o Piero della Francesca.
L’arte di Andy Warhol
La produzione è sterminata per il semplice metodo produttivo alla base della stessa: la serigrafia e quindi la ripetizione, a volte con variazioni cromatiche (spesso vivaci). Le opere più famose adornano (seppure in copia) le case di moltissime persone per il semplice fatto di essere un tributo-omaggio ad alcune star dell’epoca: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis Presley, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Liza Minnelli. Senza dimenticare le case reali, su tutte Elisabetta II come e Lady D o Grace Kelly. Per i VIP è anche una conferma della propria celebrità essere scelte come soggetto. Nel 1972 ha ritratto Gianni e Marella Agnelli, che sono stati a lungo quasi i ‘reali’ d’Italia.
Altro soggetto prevalente sono stati i grandi marchi commerciali (dalla Tomato Soup alla Coca-Cola), incidenti stradali come le sedie elettriche riprodotte su vasta scala. Era una provocazione bella e buona portare il supermercato in un museo. Sono prodotti di massa da riconoscere come atto di democrazia sociale. Ha sempre creduto anche nell’indipendenza economica dell’artista, da raggiungere attraverso tecniche di marketing e promozione personale.
La musica, la pubblicità e il poter del testimonial
Warhol ha sperimentato anche altri campi e forme di comunicazione, oltre all’arte e al cinema. Ha sostenuto alcuni gruppi musicali, tra cui i Velvet Underground di Lou Reed. E’ sua la celebre banana in copertina dell’album d’esordio The Velvet Underground & Nico.
Non ha mai smesso di pensare e di essere un pubblicitario tanto che il 23 luglio del 1985 è il testimonial del lancio del nuovo Commodore, come di Vogue America. Durante la presentazione del computer realizza la serigrafia in diretta sul pc. Crea l’evento magnificando la sua arte.
Le collaborazioni italiane di Andy Warhol
Tra i tanti musicisti e artisti spiccano anche due italiane. Nel 1975 Warhol vola a Roma per incontrare Patty Pravo che vuole come protagonista di un suo film. La cantante rifiuta. Diverso invece il sodalizio con Loredana Bertè. Siamo nel 1981 con l’album Made in Italy registrato dalla cantante con il funk group americano Platinum Hook. Il video di Movie è diretto da Wharol. I due si sono incontrati naturalmente nella Factory dove la Bertè è soprannominata “Pasta Queen“.
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