E’ capitato spesso nella storia dello sport che alcuni atleti chiedessero asilo per sfuggire alle persecuzioni dello Stato da cui provenivano. Ieri la Nazionale di Calcio femminile dell’Afghanistan composta da 32 atlete – accompagnata da tutti i loro famigliari, per un totale di 115 persone – hanno trovato rifugio in Pakistan. E’ solo l’ultimo caso in ordine di tempo di atleti che fuggono da guerre o persecuzioni. Tutti ricordiamo il clamore destato dall’olimpionica bielorussa Krystsina Tsimanouskaya, oppostasi ad un tentativo di rimpatrio forzato proprio dai Giochi di Tokyo. Mentre sempre dal tormentato Afghanistan avevamo assistito meno di 15 giorni fa al viaggio rocambolesco di Hossain Rasouli e Zakia Khudadadi. I due paralimpici afghani hanno lasciato Kabul aiutati da ong e dai militari australiani, per disputare la loro Olimpiade.

Come accaduto a Nadia Nadim (nella foto) la giocatrice di origine afghana, naturalizzata danese che nel 2018 Forbes ha inserito tra le sportive più influenti al mondo. E’ sopravvissuta al sequestro e all’esecuzione del padre da parte dei talebani. Poi è scappata dal paese natale per difendere il suo diritto alla vita e a praticare sport.

L’Afghanistan e il divieto “tutto femminile” di praticare sport

D’altro canto che alle donne sarebbe stato vietato praticare qualunque tipo di sport era apparso purtroppo chiaro. Fin dalle prime dichiarazioni del nuovo governo talebano in Afghanistan, di cui abbiamo scritto lo scorso 8 settembre su VelvetMAG.
L’intera Nazionale di calcio femminile dell’Afghanistan ha trovato rifugio in Pakistan con i familiari arrivandoci attraverso il confine di Torkham.  Il precedente governo ha rilasciato loro i visti umanitari d’emergenza per lasciare il paese a seguito della presa di potere dei talebani.

La maggior parte delle atlete era riuscita grazie a questo a fuggire nell’ultima settimana di agosto, nell’esodo che ha visto tanti intellettuali, artisti e donne dello sport fuggire dal paese. E’ stato il governo australiano a sostenere lo sport femminile in Afghanistan attraverso le giocatrici della Nazionale maggiore, mentre la rappresentativa femminile giovanile – priva di regolari documenti e passaporti – non ha potuto lasciare in tempo l’Afghanistan. Fino a ieri per sfuggire ai talebani si sono nascoste grazie al supporto della Ong inglese Football for Peace. Ad accoglierle il governo e la Federazione calcistica pakistana di Ashfaq Hussain Shah – non è ancora riconosciuta dalla Fifa. Proprio il ministro federale pakistano per l’informazione, Fawad Chaudhry, ha dato il benvenuto alla squadra di calcio femminile dell’Afghanistan via Twitter, precisando come “le giocatrici erano in possesso di passaporti afghani validi“.

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