Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne: una lotta unica e un grido unanime
Quando si tratta di un tema così delicato le parole dette, i gesti di solidarietà fatti, le azioni di sensibilizzazione non sono mai troppi
Oggi 25 culmina, con la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, il tema che accompagna e scandisce l’intero mese di novembre. Tante le iniziative, le campagne sociali, le mostre e gli eventi che nascono per celebrare una ricorrenza che segna ancora una piaga forte e viva a livello globale. Come strumento di informazione e comunicazione, noi di VelvetMAG abbiamo provato a dare il nostro contributo a questa lotta, cercando di dare luce, durante il corso di tutto il mese, a diverse iniziative che si sono sviluppate per sostenere questa battaglia; che, ricordiamo, non riguarda solo il genere femminile, ma un’intera società. Una ferita viva, quella della violenza di genere, che ha le sue origini nella concezione patriarcale e che pone il ‘sesso debole’ in un costante stato d’inferiorità.
Le origini della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne
La Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne nasce in memoria di un evento accaduto nel 1960; a Santo Domingo tre sorelle, Patria, Minerva e María Teresa Mirabal furono assassinate dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, mentre si stavano recando a far visita ai loro mariti in carcere. Un’azione brutale che si cercò di far passare come incidente. Le tre donne, attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, sono passate alla storia Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura; lottando, in prima linea per i diritti di tutte le donne. Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche e da quel momento il 25 novembre fu riconosciuto come data simbolo. Nel 1999 l’Onu ha dato alla ricorrenza valore istituzionale.
Tra i documenti più importanti, formulati a livello internazionale, vi è sicuramente la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993; in esso si può dire che per la prima volta, a livello ufficiale, compare una definizione ampia in merito alla violenza contro le donne. “Qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata“. Ma, nonostante i passi avanti fatti negli anni per riconoscere questa piaga sociale, ancora molto resta da fare.
I dati sulla violenza dal Report Vite Violate
A fornire un quadro, piuttosto, completo sulla situazione attuale in tema di violenza contro le donne, il Report Vite Violate; diffuso sul sito del Ministero dell’Interno e realizzato dal Servizio Analisi Criminale. Un documento che evidenzia come l’anno della pandemia abbia contribuito ad aggravare un fenomeno già estremamente drammatico. Il Report affronta il tema della violenza di genere fornendo dati corposi su diversi aspetti e forniscono un quadro tragico della condizione attuale.
Si parte dai cosiddetti Reati Spia, ovvero dai crimini sessisti che sono suddivisi in: atti persecutori, violenza contro familiari e conviventi e violenze sessuali. A marzo del 2021 i casi di maltrattamenti familiari sono pari a 1.793, le violenze sessuali raggiungono il picco nel maggio del 2021 con 400 casi registrati. Passando, invece, ai dati che riguardano i casi di femminicidio, quello che emerge è un andamento pressappoco costante; inoltre, come si legge nel Report: “a fronte della diminuzione degli omicidi in ambito familiare/affettivo, l’incidenza delle vittime donne aumenta dal 61% del 2019 al 68% del 2020“. Sono 48 le donne uccise nel primo semestre del 2021. A restituire un quadro ancora più agghiacciante sono i moventi che si trovano alla base dei delitti; “il 44% delle donne uccise per liti/futili motivi“.
Ogni aggressione è violenza
In un’ultima istanza il Report Vite Violate dedica una sessione ad un crimine non ancora riconosciuto totalmente come tale, ma che rientra a pieno titolo nella violenza contro le donne; stiamo parlando del catcalling. “Si tratta di molestie a sfondo sessuale, rivolta a giovani donne, spesso ragazze, da parte di passanti di sesso maschile di ogni età”. Quei commenti, quei fischi, quelle allusioni, quei complimenti che non sono mai complimenti; gesti che le donne, le ragazze e le adolescenti sono costrette a subire. Una reale forma di violenza, in grado di scatenare nelle vittime paura, nelle ‘migliori’ delle ipotesi, tendenza a cambiare il proprio stile di vita e traumi profondi nelle peggiori.
Perché ogni attacco, ogni aggressione (seppur verbale), ogni atteggiamento d’insistenza e prepotenza di un manifesto desiderio di prevaricazione può essere definito in un unico modo: violenza. In Italia questi reati non rientrano ancora nella fattispecie e molte donne sono costrette a subire ogni giorno. Per questo è importante che ci siano iniziative volte a sensibilizzare verso ogni forma d’abuso; così come ci hanno rivelato i membri dell’associazione DonnexStrada, che accompagnano con delle dirette Instagram le donne sole in strada.
O così come l’Istituto Europeo di Design che per denunciare ogni forma di violenza contro le donne ha posizionato una panchina rossa in ognuna delle sedi italiane del Gruppo. “Diciamo no alla violenza. Rompiamo il silenzio“; questo claim con i due numeri d’emergenza, il 112 e il 1522, accompagnano l’iniziativa promossa dallo IED. Perché tutti possiamo fare qualcosa e ciascuno è fondamentale per lanciare un grido unanime, in una battaglia che va combattuta ogni giorno per essere vinta.
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