Ribadisce stima e affetto verso Silvio Berlusconi, ma sul Quirinale lo avverte: “Se non verifica bene i numeri, rischia di fare la fine di Prodi“. Giovanni Toti, ex consigliere politico berlusconiano, oggi Governatore della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, non le manda a dire. E invita l’auto-candidato al Colle a una riflessione in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. “Ci aspetta un voto balcanizzato e tribale“, dice Toti in una intervista al Secolo XIX.
Quirinale sì, ma “continuità al Governo“
“Per affetto e storia Berlusconi può contare sul mio appoggio. Ma deve verificare bene prima di andare in Parlamento con il rischio di scivolare come successe a Prodi“, aggiunge Toti. Per il Presidente della Liguria il voto per il Quirinale sarà uno spartiacque della politica italiana. “Stato della pandemia, misure del governo, necessità di proseguire la legislatura, continuità sul PNRR. Tutti temi che si incrociano sull’elezione del presidente della Repubblica” dice.
Il Governatore è poi chiaro sul ruolo del premier Mario Draghi, considerato più che papabile per il Colle. “Ha tutte le qualità per essere il presidente della Repubblica, e ho trovato fuori luogo alcune reazioni indispettite quando ha ricordato alla politica e ai partiti alcuni loro doveri. C’è chi l’ha interpretata come la messa a disposizione di se stesso per il Colle. Non so se intendeva questo, ma non ci troverei nulla di strano.”
“Politica commissariata, ora reagisca“
“È una possibile scelta di grande qualità” sottolinea ancora Toti, pensando al Quirinale. “Dopodiché non basta la qualità ma ci dev’essere la convergenza di tanti partiti e la messa in sicurezza di altre istituzioni, come Palazzo Chigi. Questo governo è una sorta di commissariamento della politica. Ora mi aspetto una prova di maturità dai partiti. Si elegga un presidente condiviso come arbitro o si utilizzi una risorsa come Draghi, individuando un nuovo assetto di governo“.
PD, candidato condiviso al Quirinale
L’idea di accantonare prima possibile la candidatura di Silvio Berlusconi arriva invece dal Centrosinistra. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, fa sapere che se il Centrodestra non rimuove in qualche modo l’irricevibile nome del Cavaliere per il Quirinale, non si potrà lavorare seriamente a un nome condiviso. Ovvero, com’è nei progetti di Letta, appoggiato dalla maggioranza più ampia possibile, anche più larga di quella di governo. In caso contrario l’esecutivo cadrebbe. Con due interviste in perfetta concordia, del segretario e del suo numero due Giuseppe Provenzano, i Dem ribadiscono la loro linea, in vista della riunione del Pd, il 13 gennaio. Il primo voto per il nuovo Capo dello Stato potrebbe tenersi il 24 gennaio, pomeriggio, si ragiona in ambienti parlamentari.
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