Niente racconta degli usi e costumi di un popolo quanto la televisione. Le sue immagini raccontano la forza della nostra immaginazione, i nostri sogni, i nostri valori e a volte i nostri momenti più bui. Partendo da una televisione più teatrale e formativa, che puntava ad acculturare e intrattenere le masse degli Anni 50, siamo giunti oggi alla tv che trasmette essenzialmente programmi di gossip, reality e talk show. Questi format oggi hanno finito per sostituire quasi interamente lo spettacolo televisivo, dove al centro della scena non è più il talento, ma la “vita reale”. O almeno il racconto, dato come reale, della stessa. E’ una disfatta o una conquista per la televisione?
I primi decenni: la televisione della forma e dello spettacolo
La televisione degli Anni ’50-’70 raccontava l’Italia del boom economico. Quella del secondo dopoguerra che voleva rialzarsi e buttarsi alle spalle gli orrori vissuti. Un Paese che aveva bisogno di acquisire competitività e prestigio, e sentirsi finalmente all’altezza delle grandi potenze europee, anche e soprattutto quelle che avevano vinto. La televisione doveva incarnare quel sogno di grandezza e di voglia di ripartenza nonostante le innumerevoli disperate condizioni in cui versavano milioni di persone lungo lo Stivale.
Vi era la necessità di educare le masse, allora con bassi tassi di alfabetizzazione, e di cementare l’unità sociale e politica della Nazione. La forma del linguaggio doveva essere impeccabile ed era importante in scena possedere un’eleganza nei modi e di costumi. La televisione doveva essere d’esempio. Era nel rispetto di questi principi che “le signorine buonasera” ad esempio annunciavano i programmi Rai. Un giovanissimo Mike Bongiorno portava avanti il fortunato programma Lascia o Raddoppia senza dimenticare mai l’ironia. Ballo, canto e show, si fondevano poi in quegli anni nel grande mito del varietà, insieme agli innumerevoli nuovi format televisivi che venivano creati dagli autori, coprendo diversi generi. La Domenica Sportiva, Campanile Sera, Canzonissima, Un due tre, solo per citarne alcuni.
Il mondo raffigurato dalla Tv era percepito dalle masse come la rappresentazione dell’intero Paese, vi era dunque inoltre un’importante responsabilità riguardo i valori ed i messaggi che questa comunicava. Gli errori tecnici erano fonte il giorno dopo di grande imbarazzo, la mancata approvazione del pubblico un fallimento e lo scandalo un’arma a doppio taglio da dosare durante lo spettacolo con parsimonia. Pena la sospensione del programma televisivo.
Senza spettacolo la TV di oggi non fa più sognare
Oggi il linguaggio televisivo è totalmente cambiato. Sono proprio i citati programmi di gossip, reality show e talk show, ad aver sostituito quasi interamente lo spettacolo televisivo. Non è più solo il talento ad essere al centro della scena, ma la vita reale. O almeno la versione che viene messa in onda. Modi, costumi e forma del linguaggio inoltre non sono più pretestuosi, ma imitano dinamiche ed espressioni tipiche della vita quotidiana. Il privato di un personaggio è maggiormente in mostra, e se prima scandali e litigi erano fonti di imbarazzo, oggi sono parte integrante essenziale di numerosi show. La televisione di oggi punta all’informazione più che all’educazione, al gossip più che all’intrattenimento, e a stuzzicare e stimolare la curiosità più che l’immaginazione.
Accantonare lo spettacolo però ha significato rinunciare progressivamente alla teatralità, alla comicità, e ai corpi di ballo. Rinunciando a queste maestranze del piccolo schermo, come a “fabbricare” nuovi talenti in questi campi. Inoltre senza spettacolo la TV inevitabilmente perde quel ruolo ricreativo di fuga dalla realtà. Quel potere di aprire la mente a nuovi scenari di immaginazione e a nuovi spunti di riflessione su come la realtà potrebbe essere e non solo su come effettivamente è. Vitale per uscire dai momenti di crisi. Dopotutto Fellini sosteneva che “l’unico vero realista sia il visionario”.
La televisione di oggi ha perso quell’impulso creativo e un disegno visionario della realtà. Negli ultimi dieci anni difatti sono pochissimi i nuovi format televisivi ideati, e i canali tradizionali incollano meno del 40% della popolazione davanti lo schermo nella fascia del prime time. Sintomo questo che le persone cercano altrove quella fuga dalla realtà, ad esempio nelle nuove piattaforme digitali e di streaming che registrano al contrario un aumento importante. L’esponenziale aumento della concorrenza renderà sempre più ardua la sfida sui contenuti, la televisione tradizionale deve battere al più presto un colpo.
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