Ucraina, Di Maio in missione contro la guerra: l’Italia cerca pace e gas
Ma già oggi il cancelliere tedesco è a Kiev e domani a Mosca
Dopo la Francia col Presidente Emmanuel Macron e la Germania, in queste ore, con il cancelliere Olaf Scholz, anche l’Italia tenterà una missione diplomatica in Ucraina e in Russia col ministro Luigi Di Maio.
L’Italia chiede pace e gas
Il titolare della Farnesina partirà domani 15 febbraio per Kiev, poi si recherà a Mosca. In realtà, già all’inizio di febbraio il premier Mario Draghi aveva avuto un colloquio telefonico col Presidente russo, Vladimir Putin. Al centro delle discussioni che già Draghi, e da domani Di Maio, il Governo italiano sta portando avanti, ci sono le iniziative per scongiurare una guerra fra Russia e Ucraina ma anche trattative, molto più profane, per assicurare al nostro Paese adeguate forniture di materie prime in caso di conflitto. E di gas naturale in particolare.
Ucraina e ingresso nella Nato
Con 130mila militari russi schierati ai suoi confini, a nord, a est e a sud, l’Ucraina si prepara al peggio. I militari stanno coinvolgendo anche anziani, donne, bambini e ragazzi negli addestramenti all’uso delle armi per la popolazione civile. La diplomazia, invece, fa capire che le istituzioni potrebbero congelare l’ingresso di Kiev nella Nato. Lo rivela, in un’intervista mattutina alla Bbc, l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito, Vadym Prystaiko. L’adesione all’Alleanza atlantica del mondo occidentale, a guida statunitense, è da tempo nei desiderata ucraini. E, inevitabilmente, Mosca la contrasta fortemente. Il suo ‘congelamento’ è una delle richieste più importanti che l russi fanno agli ucraini e alla Nato per sbloccare lo stallo nei dialoghi fra le parti e impostare una de-escalation della crisi.
Scholz, la spola del cancelliere
L’inedita apertura di Kiev sullo stop all’ingresso nella Nato rimane da valutare, anche perché, dopo l’intervista della Bbc all’ambasciatore a Londra dall’Ucraina è arrivata una secca smentita. Di certo, però, è una possibilità cui si accenna nel giorno della visita del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, a Kiev (domani sarà a Mosca). Secondo alcuni media tedeschi questa era proprio la proposta di Scholz per il presidente ucraino Zelenski, sebbene fonti di Berlino si siano poi affrettate a smentire. Al momento, comunque, l’Ucraina non rispetta i requisiti per l’accesso all’alleanza che, oltre all’approvazione unanime degli altri membri, ha quali precondizioni da assolvere per il paese richiedente, una “democrazia funzionante” e l’assenza di “dispute territoriali esterne irrisolte“. Formulazioni sufficientemente elastiche affinché si possano interpretare in più direzioni.
Germania, ruolo chiave nella crisi
Alla vigilia della sua partenza, Scholz ha detto che qualsiasi attacco della Russia avrebbe portato a “sanzioni severe che abbiamo preparato con cura e che possiamo mettere in atto in qualsiasi momento”. Il successore di Angela Merkel ha poi descritto la sua missione a Kiev come “un tentativo di garantire la pace all’Europa“. Durante l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Scholz dovrebbe discutere di come la Germania possa aiutare l’economia ucraina. “Ci aspettiamo da Mosca segnali urgenti di una de-escalation – è l’ultimo tweet di Scholz – Un’ulteriore aggressione militare avrebbe conseguenze molto pesanti per la Russia. Su questo sono assolutamente d’accordo con i nostri alleati“.
Mosca, la ‘guerra ibrida’ in Ucraina
Le armi per fortuna al momento non sparano. Ma seminano comunque il panico, sabotano senza bisogno di invadere: è la guerra ibrida della Russia. Fatta di pressione economica e militare, cyberattacchi e la tattica dei falsi allarmi bomba per logorare i nervi degli ucraini. L’obiettivo russo, secondo il Wall Street Journal, che cita fonti di Kiev, sarebbe quello di indebolire progressivamente il Paese, provocando malcontento e proteste simili a quelle scoppiate nel Donbass nel 2014.
I falsi allarmi bomba
Tutto ciò per giustificare un intervento militare. Solo durante lo scorso mese di gennaio, la polizia ucraina ha ricevuto quasi mille messaggi anonimi, soprattutto via email, con falsi allarmi su ordigni piazzati in circa 10.000 luoghi, dalle scuole alle infrastrutture essenziali. Ogni volta, è una quotidianità che si spezza, ipotecando la vita dei cittadini comuni. Stretta tra paura e voglia di andare avanti, Kiev prova comunque a gettare acqua sul fuoco, criticando il “panico” creato tra la popolazione e nei mercati dalle decisioni di molti alleati occidentali di richiamare i propri cittadini e il personale non essenziale delle ambasciate.
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