L’isolamento della Russia di Putin: l’inizio della guerra energetica globale
Le prossime mosse del Cremlino, il pericolo della Cina, gli obbiettivi della diplomazia occidentale
L’Occidente si compatta attorno al popolo Ucraino, che continua a portare avanti un’eroica resistenza. Ogni giorno che Kiev non cade in mano russa è una speranza in più per la sopravvivenza della democrazia in ucraina e per la diplomazia di agire.
Nelle prime ore successive all’attacco la risposta del mondo occidentale sembrava muoversi a rilento ed essere frammentata. Oggi non ci sono dubbi circa la sua fermezza e la sua compattezza contro l’offensiva russa. Putin nel frattempo alza la voce paventando un attacco nucleare poco prima dell’incontro della delegazione russa con quella ucraina. Cosa rischia però Putin? Quali carte può ancora giocarsi? Che scenari si aprono per l’occidente? A che punto siamo dell’offensiva russa?
Il negoziato tra l’Ucraina e la Russia: gli scenari
Non possiamo sapere con certezza che tipo di risposta Putin si aspettasse dall’Occidente. Aveva previsto una tale compattezza? Davvero credeva di espugnare Kiev in poche ore? Di certo tutti gli esperti non avrebbero mai scommesso su una resistenza tanto miracolosa. Ad oggi è chiaro che qualsiasi sarà l’esito della guerra, il popolo ucraino non accetterà mai l’occupazione russa e un eventuale vittoria del Cremlino non porrà comunque fine all’opposizione del suo popolo. Il tentativo di Putin di annettere la “sorella” minore è dunque totalmente fallito e si è rivelato culturalmente infondato. In queste ultime ore ai confini con la Bielorussia si è tenuto il primo incontro tra le delegazioni ucraine e russe a seguito del conflitto armato. Zelensky chiede un’annessione immediata all’UE facendo intendere forse la sua rinuncia nel medio-periodo all’adesione alla NATO.
Ma “l’urgenza” frena Borell “è ora di arginare l’attacco russo”. La diplomazia deve ritornare a dialogare al posto delle bombe per risparmiare vite. Zelensky ha comunicato di voler raggiungere un accordo di pace e non di resa, ribadendo l’importanza della propria integrità territoriale da parte del governo ucraino. Al tavolo delle trattative dunque è chiaro che si discuterà a lungo circa la sorte della regione del Donbass. Territorio che il popolo ucraino difende da ben 8 anni e per cui ha pagato il prezzo di 14 mila vittime. Putin dal canto suo cercherà di ottenere il massimo risultato possibile dalle trattative. Soprattutto per conservare la propria immagine di capo politico forte e decisivo nello scacchiere internazionale. Un’immagine deterioratasi a causa di una guerra lampo e “chirurgica” fino ad ora fallita. Putin sembra aver definitivamente perso la sua influenza e di certo la sua affidabilità politica in Europa. Innalzando inevitabilmente una nuova cortina di ferro nei rapporti economici con l’Occidente. Quali carte gli restano ancora da giocare?
Putin: la questione dell’isolamento della Russia
Senza l’appoggio dei mercati occidentali, con la parziale cancellazione di alcune banche russe dalla piattaforma Swift, la diversificazione nell’approvvigionamento energetico che ne conseguirà da parte dell’UE nel medio termine, le carte in mano a Putin diminuiranno notevolmente. Il rublo sta già calando a picco e il braccio di ferro riguardo la vendita del gas russo sta diventando un abbraccio fatale anche per Putin stesso. Grazie a quei flussi di denaro infatti la resistenza dell’economia russa può garantirsi altro tempo e per il momento attutire il colpo delle sanzioni occidentali. Ma la vendita del gas all’UE e le riserve di denaro di Putin non basteranno a lungo. La Russia sempre più isolata rischia di finire presto in pasto alla Cina. Innescando una dipendenza economica molto pericolosa per l’Occidente, ma a lungo andare sconveniente anche per Putin stesso.
Per restituire al rublo una stabilità, la Cina potrebbe decidere di fungere nei mercati finanziari da prestatore di ultima istanza. Il gas russo potrebbe così vedere in Pechino il suo sbocco principale e trovare nel mercato cinese nuova linfa per il suo sostentamento economico. Uno scenario preoccupante per i governi occidentali, ma neanche così favorevole al Cremlino. La Russia difatti non possiede un sistema economico e un potere contrattuale all’altezza dell’UE intera e degli USA per intessere dei rapporti di “sana” reciprocità con il potente Dragone. Mosca interrompendo la sua storica ambivalenza nei rapporti economici con l’Est e l’Ovest rischia a lungo andare di consegnarsi inevitabilmente alle logiche dell’imperialismo cinese. L’asse filo-orientale non è dunque senza pericoli per Putin. L’ambivalenza tra Occidente e Oriente è stata sempre una strategia cruciale per l’indipendenza del Cremlino. Una leva politica su cui l’Occidente può e deve saper puntare.
Una guerra energetica globale: ogni mossa è fatale
Piegare Putin e non lasciare che conquisti l’Ucraina è oggi il dovere morale dell’Occidente. Nel farlo bisogna allo stesso tempo prestare molta attenzione alla reazione di un dittatore messo all’angolo. Putin sta giocando una battaglia con sembianze sempre più personali. Quanto più personale si dimostra quest’attacco tanto più l’Occidente sta prendendo coscienza di avere davanti un uomo solo ormai fuori controllo. La vittoria consisterebbe al più presto nel conseguimento del cessate il fuoco e il raggiungimento di un accordo ragionevole per entrambe le parti. La battaglia di Kiev è solo il drammatico inizio di una guerra energetica globale, come del tentativo di Russia e Cina di capovolgere l’ordine mondiale. E’ il tempo in cui è necessaria la lucidità per scongiurare un possibile conflitto su larga scala e riorganizzare le strategie politico-economiche del futuro. Per salvare Kiev il fattore tempo è essenziale, Putin potrebbe in qualsiasi momento incrementare la furia dei suoi attacchi nei confronti del popolo Ucraino.
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