Il tennis ha un nuovo re: il moscovita Daniil Medvedev. Probabilmente uno dei pochi, se non l’unico “zar” russo, che in questo momento piace al mondo. L’ufficialità arriva a 24 ore dalla decisione della Federazione Internazionale di Judo di sospendere Vladimir Putin. Il ruolo di presidente onorario dell’organismo di governo di questa disciplina gli era stato conferito in virtù della sua grande grande passione per questo sport. E ieri alla vigilia dell’ufficializzazione della classifica, che lo vede in vetta, si è affidato ai social il nuovo n.1 del ranking per lanciare il suo messaggio di pace in un momento così delicato per gli atleti e lo sport russo nel mondo.
Medvedev e il suo messaggio di pace
“Questa storia riguardava solo me, i miei sogni d’infanzia. E oggi voglio parlare a nome di ogni bambino del mondo. Tutti hanno dei sogni, la loro vita è appena iniziata, tante belle esperienze a venire: i primi amici, le prime grandi emozioni. Tutto ciò che sentono e vedono è per la prima volta nella loro vita. Per questo voglio chiedere la pace nel mondo, la pace tra i paesi. I bambini nascono con una fiducia interiore nel mondo, credono così tanto in tutto: nelle persone, nell’amore, nella sicurezza e nella giustizia, nelle loro possibilità nella vita. Stiamo insieme e mostriamo loro che è vero, perché ogni bambino non dovrebbe smettere di sognare.
#kiddontstopdreaming
Da Djokovic a Medvedev
Oggi il tennis ha un nuovo re, o zar come lo avevamo definito lo scorso anno quando porto a casa il suo primo e unico slam al momento: lo US Open. Matematicamente se ne è avuta certezza giovedì scorso quando Novak Djokovic ha ceduto nei quarti a Dubai con la sua bestia nera arrivata a complicare questo 2022 terribile – a causa solo sua – direttamente dalle qualificazioni: Jiri Vesely, n.123 ATP che ancora una volta lo ha sconfitto a sorpresa, come fece a Monte Carlo nel 2016. Incredibile il precedente di 2 a 0 in suo favore del ceco, a cui Medvedev deve non poco, se non altro per aver accorciato i tempi. Dunque il serbo, protagonista di un avvio di stagione sportivamente impredicibile, ha ceduto lo scettro, e solo oggi la notizia è ufficiale con la pubblicazione della classifica che vedete qui sotto da parte dell’ATP.
Un nuovo re dopo 18 anni di Fab Four
Una vera notizia se si pensa che negli ultimi 18 anni sono stati solo quattro capaci – in rigoroso ordine di apparizione, e a modesta opinione di chi scrive, capace di cambiare questo amato sport – di occupare quel posto: Roger Federer, Rafael Nadal, Andy Murray e appunto Novak Djokovic. Nell’unica battaglia a cui ci piace assistere, quella per primeggiare con lealtà nello sport. Una responsabilità epocale quella di Daniil Medvedev: succedere al mitico quartetto – il cosiddetto Fab Four, in onore dei quattro ragazzi di Liverpool che hanno riscritto la storia della musica.
Per trovare un nome che non fosse uno dei citati “magnifici quattro” bisogna risalire a prima dell’era Federer (un’epoca centrale dell’era Open a a mio insindacabile giudizio!): quando il n.1 era Andy Roddick. Ma in fondo il russo lo ha spiegato bene: che quando tutto questo è cominciato, nel 2004 di anni ne aveva appena 8, e coltivava proprio quel sogno da bambino che chiede di proteggere con la pace a nome di tutti gli altri al mondo oggi. Ricordando ancora una volta che il tennis è fatto di talento, fatica e sogni.
La Russia: la nazione che domina in pace nel tennis
Naturalmente la ‘caduta’ di Djokovic – dopo ben 361 settimane al vertice del ranking ATP, che è un record impressionante – è principalmente autoprodotta. Perché ormai di giocare può sempre meno per i divieti relativi alla mancata vaccinazione e la reputazione è in decalage piuttosto veloce. La sua scelta di non difendere seguendo le regole i 2000 punti degli Australian Open 2021, è chiara oggi nelle conseguenze.
Lunedì avremo un nuovo #1 al mondo dopo i fab 4.
Ci sono voluti 18 anni, due papi contemporaneamente, una pandemia e la terza guerra mondiale ma alla fine ce l’abbiamo fatta— DialetticaDelTennis (@LaDialettica) February 24, 2022
Ingigantita dall’infinita mentalità vincente di Rafa Nadal che è tornato dopo un’operazione, la positività al Covid, a 35 anni, a testa bassa e ha vinto il 21 titolo dello Slam, spasmodicamente inseguito dal serbo. Con una striscia di 15 partite vinte dall’ultimo rientro e il sombrero conquistato ieri ad Acapulco – titolo n.91 – ha messo in chiaro a gran voce, tornando al n.4 del ranking, come fino a che il fisico lo sorreggerà al Roland Garros ha intenzione di dire la sua. D’altronde nel 2022 ha segnato il miglior inizio d’anno di sempre! Fisico che invece ha fermato proprio nel torneo messicano il nostro Berrettini per ancora lo stesso infortunio agli addominali e che in classifica ha ceduto il suo best ranking – il 6° – ad un altro russo terribile: Andrej Rublëv. Che a sua volta ha vinto a Dubai, dopo aver conquistato Marsiglia.
Medvedev e l’altissimo record
Un altro moscovita, una coppia che funziona visto che hanno già conquistato una Coppa Davis. Ma torniamo al re in carica. Il terzo tennista russo a raggiungere la vetta della classifica mondiale dopo Yevgeny Kafelnikov nel 1999 e Marat Safin nel 2000-2001. Tutti plurivincitori di Slam. Guardando alla calendario e all’infernale meccanismo dei punti dovuto al congelamento dei punti Covid, Medvedev riuscirà a conservare il titolo di sicuro per due settimane. Ma dopo quattro finali di major ha voglia di arricchire la sua bacheca come è giusto che un re faccia. Soprattutto lui che vanta già un primato da n.1: il più alto di sempre, con 198 centimetri.
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