Spese militari al 2% del Pil, è rottura fra Draghi e Conte: maggioranza in crisi
Domani 31 marzo il possibile voto di fiducia sul decreto legge Ucraina. M5S non farà cadere il Governo ma la situazione è molto tesa
L’aumento delle spese militari in Italia in base ai patti NATO, e con la guerra in Ucraina davanti agli occhi, rischia di mandare in crisi profonda la maggioranza parlamentare. Salito al Colle da Mattarella, dopo un burrascoso incontro col presidente del M5S, Giuseppe Conte, il premier Draghi ha deciso di tirare dritto.
Spese militari, la posizione di Draghi
Il Presidente della Repubblica ha sostenuto l’iniziativa del premier Mario Draghi, che non intende mettere in discussione l’impegno al riarmo dell’Italia fino al 2% del Prodotto interno lordo (Pil), come stabilito dai patti NATO del 2014, che assegnavano 10 anni di tempo per raggiungere questo obiettivo. Quasi impossibile raggiungerlo nel 2024, ma la decisone è presa.
Tuttavia Conte, forte della rielezione plebiscitaria online, col 94% dei suffragi, da parte dei militanti pentastellati, chiede di non seguire questa strada. Adesso il nostro Paese spende l’1,4% del Pil per le armi e i sistemi di difesa militari? Non basta: per Mario Draghi non ci si può sottrarre agli impegni con la NATO. Altrimenti, argomenta il presidente del Consiglio, verrà meno l’accordo che tiene in piedi la maggioranza politica di unità nazionale. Appare ormai sfumata la possibilità di un’intesa tra i partiti sull’aumento delle risorse per la difesa. Il Governo Draghi si prepara dunque a blindare con il voto di fiducia il decreto legge Ucraina, al voto probabilmente il 31 marzo nell’Aula del Senato.
Cosa ha detto Papa Francesco
Una settimana fa, il 23 marzo, la questione del riarmo dell’Italia è riemersa in Parlamento, durante un’informativa di Draghi alla Camera in vista del Consiglio europeo del giorno successivo. E proprio il 24 marzo – a un mese esatto dall’invasione russa dell’Ucraina mentre i leader dell’Occidente erano riuniti a Bruxelles – Papa Francesco ha criticato aspramente la decisione italiana (e di tutta la NATO) di alzare di decine di miliardi le spese militari. Una “risposta sbagliata” alla guerra in Ucraina, ha detto il Pontefice. Di più: “Una pazzia, mi sono vergognato“. Dichiarazioni a loro modo storiche, che hanno segnato uno spartiacque rispetto all’atteggiamento a cui Francesco chiama i credenti e i capi di Governo e i leader politici di fronte alla guerra in Ucraina.
Spese militari, la posizione di Conte
E che, inesorabilmente, non potevano non avere conseguenze politiche al di qua del Tevere. Si può, in parte, spiegare anche così la presa di posizione del leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, che si è irrigidito all’idea di avallare senza colpo ferire l’aumento al 2% delle spese militari in continuità con i patti pregressi. Da lui stesso, per altro, ribaditi in passato, quando è stato premier di due governi, fra il 2018 e il 2021. “Veniamo da due anni di pandemia e il Paese è schiacciato da una forte crisi” ha detto Conte ad Avvenire, il 29 marzo. “Ci sono cittadini che devono scegliere se fare la spesa o pagare il gas e la luce. Ha ragione Papa Francesco, rischiamo di togliere ancora una volta fondi a chi manca del necessario. Per questo il nostro è un no fermo al riarmo. Il M5S si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari.”
Cosa è successo fra Draghi e Conte
Nelle commissioni Esteri e Difesa del Senato è andata in scena la lacerazione politica della maggioranza. Il Governo ha accolto un ordine del giorno di Fratelli d’Italia – il partito di opposizione – per il riarmo al 2% del Pil. I senatori pentastellati hanno parlato di fatto “inaccettabile“. Conte ha parlato con Draghi in un incontro molto teso, nel pomeriggio del 29 marzo. Al termine del quale presidente del Movimento ha chiarito che una crisi di Governo non è all’orizzonte. Ma anche che “abbiamo diritto ad essere ascoltati“. Quindi la salita al Colle di Draghi per trovare sponda da Mattarella.
Spese militari: quante sono in Italia
Difficile che il M5S neghi la fiducia al Governo sul dl Ucraina. Significherebbe a fine dell’esperienza Draghi con l’Italia in pandemia e la guerra in Europa. Ma il leader dei pentastellati avverte: sull’aumento delle spese militari “non ci siano fughe in avanti nel Documento di programmazione economica (Def).” A dare il senso della determinazione con cui Palazzo Chigi sta affrontando questo passaggio così delicato c’è la decisione di divulgare i dati sul bilancio della Difesa sotto i due governi Conte. Le spese militari italiane nel 2018 (primo anno Governo Conte I) erano di circa 21 miliardi all’anno. Nel 2021 (ultimo anno governo Conte II) erano di 24,6 miliardi. “Un aumento del 17%“. Numeri messi a paragone con l’incremento del 5,6% tra il 2021 e il 2022 (attuale esecutivo). Oggi l’obiettivo del Governo Draghi è di portare le spese militari dell’Italia a 60 miliardi in 15 anni.
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