67 anni oggi di cui almeno cinquanta dedicati alla moda, discese agli inferi e rapide risalite, questa è la storia di Madame Donatella Versace. La chioma biondo platino, il look dark e i tacchi altissimi sono il marchio di fabbrica per la stilista tra le più iconiche al mondo.
Donatella è la quintessenza dell’estetica Anni Novanta, rappresenta pienamente la passione per il lusso e per il bello.
Le origini di Donatella Versace
Donatella Francesca Versace, questo il suo nome completo, nasce il 2 maggio 1955 a Reggio Calabria da un uomo d’affari e una sarta dell’aristocrazia locale. È la più giovane di quattro figli, Tina 8 (che morirà di tetano a 12 anni), Santo e Giovanni, detto Gianni. Dalla Calabria a Hollywood, dai primi incarichi a fianco del fratello Gianni fino alla direzione creativa del marchio della Medusa per arrivare alla vendita della maison. Una donna che ha saputo salvare se stessa e ha confermato il successo globale del suo marchio. Tutto ciò facendo certamente scelte coraggiose, ma che si sono sempre rivelate vincenti.
Il rapporto con il fratello Gianni
Donatella fin da piccola ha un profondo legame con il fratello Gianni. Lui utilizzava la sorella come modella per le sue creazioni e la rendeva protagonista della sua creatività. E così succedeva che l’allora dodicenne Donatella camminasse per le strade di Reggio Calabria con indosso minigonne colorate e alti cuissardes, indossando le creazioni del fratello. Da lì a poco Gianni spicca il salto per Milano e si fa strada nel mondo della moda, disegnando le prime collezioni e inaugurando feconde collaborazioni. Insieme al fratello Santo da vita al marchio debuttando con una sfilata memorabile a Palazzo della Permanente nel 1978. Impossibile resistere a un richiamo così forte per Donatella che, dopo aver conseguito la laurea in Lingue e letteratura straniere a Firenze, raggiunge Gianni a Milano per aiutarlo.
Fin dagli esordi Donatella Versace diviene la più preziosa collaboratrice del fratello
Il marchio della Medusa, scelto come simbolo della maison perché sottolineava con orgoglio le origini meridionali della famiglia e, al contempo, si rifaceva al mito del carattere seduttivo della Gorgone che non lasciava scampo a chi la guardava, comincia a imporsi nella moda e i fratelli Versace si apprestarono a conquistare il mondo puntando su un’immagine forte, costruita anche attraverso la cura precisa delle pubbliche relazioni di cui Donatella aveva la responsabilità.
Per le campagne pubblicitarie Donatella Versace chiama i più grandi fotografi al mondo
Donatella Versace gli amori tormentati ed i figli
Nel frattempo Donatella si sposa con il modello americano Paul Beck con il quale ha due figli Allegra e Daniel. La stilista assume la direzione creativa di Versace Young e di Versus, la linea a target più giovane del gruppo. Sono gli anni segnati dal rapporto indissolubile tra i due fratelli. Quando la mattina del 15 luglio 1997 Gianni Versace muore assassinato sui gradini di Casa Casuarina a Miami Beach, il mondo di Donatella va in frantumi. La stilista tenta di emergere e cerca di risollevare le sorti di una maison che non erano più magnifiche e progressive, ma viravano decisamente al tragico.
La dipendenza dalla droga
A un anno dalla scomparsa di Gianni, nel luglio del 1998 Donatella presenta la sua prima collezione per Versace. In un’intervista a Ssence ha confidato che a quel brutto periodo è legata anche la dipendenza da cocaina, di cui è rimasta schiava per quasi vent’anni. Un periodo difficile per Donatella Versace, che ne esce anche grazie all’amico Elton John, che la porta in un centro di disintossicazione in Arizona.
Tra le sue creazioni più iconiche è impossibile dimenticare il jungle dress
Un abito indossato nel 2000 da Jennifer Lopez per i Grammy Awards, talmente googlato in rete da sancire la nascita di Google image. Donatella disegna altre creazioni spettacolari per accompagnare le performance delle sue star preferite. Madonna e Prince, che lei considera da sempre inarrivabili, ma anche Elton John, Rihanna, Beyoncé, Bruno Mars e Lady Gaga, che non solo le dedica un’intera canzone, Donatella (nell’album Artpop del 2013), ma che negli anni indossa gli abiti dell’archivio storico di Gianni, evento mai successo prima.
“Ci hanno provato tutti ad ostacolarmi, soprattutto agli inizi: ‘Sei una donna, occupati di fare i tuoi vestitini, poi noi decidiamo se vanno bene o no’: a dirlo erano uomini con la cravatta e il completo grigio, laureati in Economia, che pensavano di sapere cosa avrebbe funzionato senza mai essere usciti di casa.” Donatella Versace si racconta in una recente intervista pubblicata da Vogue Italia. “Una laurea l’ho presa anche io, eh, ma la moda non si può insegnare, devi essere tu a guardarti intorno, uscire, capire. E ho pensato, dopo molti anni, che se Gianni mi consultava per tutte le sue decisioni più importanti, forse non ero così incompetente come volevano farmi credere”.
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